Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
A colloquio con Irene Donati e Marco Mastroleo, referenti della task force Zespri

Morìa del kiwi: ricercatori al lavoro per salvaguardare la produzione

"Alla base della cosiddetta Task Force (vedi precedente articolo del 2/03/2023) creata da Zespri c'è stata una constatazione: la moria del kiwi mostra uno sviluppo differente in base alla tipologia di suolo su cui è posizionato l'impianto". Così ci spiega Marco Mastroleo (tecnico del settore innovazione per la produttività), uno dei referenti per il gruppo di lavoro sulla fisiopatia che sta colpendo gli actinidieti italiani già da alcuni anni.

La Task Force per far fronte alla "morìa" del kiwi è stata creata da Zespri nel 2020, coordinando un gruppo composto da vari Team Zespri, i tecnici di Agrintesa, Apofruit, OP Kiwisole e Salvi, con la partecipazione di esperti esterni (enti di ricerca e università).

"Siamo partiti perciò dallo studio del suolo. Da una prima disamina, è apparso che le aziende della regione Lazio maggiormente colpite dal fenomeno della moria, fossero ubicate su suoli vulcanici, da sempre reputati i più fertili e produttivi in assoluto, e che invece hanno manifestato caratteristiche quali forti pendenze, idrologia particolare e comportamento limoso del suolo, rendendo più difficile la gestione agronomica, ponendo problemi di fertilità chimica, meccanica e biologica".

"Per questo studio, abbiamo coinvolto l'agenzia territoriale per lo sviluppo e l'innovazione agricola Arsial, che ci ha fornito la carta dei suoli della regione Lazio, ed abbiamo richiesto la collaborazione della pedologa Carla Scotti (I.TER,/pedologia.net). E' emerso che l'area interessata dalla coltivazione dei kiwi in Lazio è suddivisa in 4 macroambienti: vulcanico, bonifica, travertino e sabbioso . E' stato effettuato dapprima uno screening teorico e poi uno di campo insieme ai tecnici delle Op coinvolte, con i quali sono state organizzate diverse visite in varie aziende individuate negli ambienti interessanti. Da questo lavoro, durato un anno e mezzo, è scaturito un Booklet, ossia delle linee guida per i produttori del kiwi giallo SunGold, in cui sono contenuti osservazioni, constatazioni, e consigli sulla gestione degli impianti nei 4 macroambienti individuati".

"Il lavoro condotto in questa prima fase ci ha permesso di mettere a punto metodi di gestione agronomica specifici per i vari macroambienti. Per i prossimi 3 anni, è stata creata una rete di monitoraggio per comprendere quanto siano validi i nostri protocolli. Seguiremo una serie di parametri chiave nei vari siti individuati, e li confronteremo nel tempo. Fra l'altro, sono stati allestisti vari siti dimostrativi a servizio di tecnici e produttori, per poter mostrare loro quanto le tecniche colturali siano importanti", spiega a sua volta Irene Donati (responsabile innovazione per la protezione delle colture di Zespri) .

"Questo progetto funge da base di partenza per altri progetti di ricerca a esso correlato, di natura microbiologica, per la diagnosi precoce e tanti altri. Zespri, infatti, sta compiendo ingenti investimenti in termini di lavoro, ricerca e approfondimento da porre al servizio dei propri consorziati, con l'obiettivo di preservarne la produzione".

"Al di là della moria del kiwi - prosegue Mastroleo - mettere in campo le buone pratiche di gestione agronomica è una buona abitudine per produrre frutti di migliore qualità ed a tutela della quantità. Una cattiva gestione del suolo, insieme a un'irrigazione mal gestita, sommate ai fattori ambientali, comportano ovviamente squilibri fisiologici per le piante. Noi stiamo provando a fornire a tecnici e a produttori input corretti per aiutarli nella gestione dei problemi".

In conclusione, Irene Donati dichiara: "Noi stiamo provando a operare sui fattori ambientali per fornire una serie di strumenti per prevenire o evitare il problema. L'uomo però deve imparare a gestire questi fattori, e deve tutelare il suolo".