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I risultati di uno studio universitario

Il rame nella difesa delle colture agrarie: novità in arrivo

"Sono ormai trascorsi già otto anni dal giorno in cui fui contattato da alcuni agricoltori che applicano le tecniche della produzione biologica. Erano molto preoccupati dalle notizie in arrivo dal mondo delle istituzioni nazionali ed europee: il rame, il più importante strumento di difesa fitosanitaria a loro disposizione, era sotto accusa, considerato come una vera e propria minaccia per l'ambiente e la biodiversità dei suoli". Così inizia la nostra conversazione sul rame con Daniele Malferrari, docente del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Modena Reggio, nel corso della quale sono emerse alcune argomentazioni di grande intessere per il mondo della difesa su base rameica.

"Premetto che sono un geologo con una formazione scientifica - esordisce Malferrari (in foto a lato) - rivolta principalmente al mondo dei minerali ed allo studio delle loro proprietà, ed è proprio del repertorio delle mie conoscenze scientifiche che è scaturito un percorso di ricerche sperimentali che, dopo alcuni anni, mi ha consentito di formulare una risposta affermativa alla principale richiesta che mi era stata sottoposta: con il nuovo formulato rameico da noi messo a punto è possibile ridurre fino al 50% le dosi normalmente impiegate nei calendari di difesa a parità di efficacia nel contrasto delle più temute avversità di origine fungina". 

"Per portare avanti le ricerche è stato indispensabile poter contare sull'esperienza di tecnici attivi da anni nel settore della fitoiatria (come detto, non sono un agronomo), in particolare dell'esperto Stefano Poppi che, in sinergia con altri colleghi, mi hanno affiancato sino alla loro conclusione (2017), quando decidemmo, congiuntamente all'Ateneo, di tutelare le nostre scoperte con il deposito di un brevetto con estensione europea.

Come sappiamo, ridurre i dosaggi del rame per ettaro/anno è quanto imposto alle aziende a livello normativo europeo, con le ulteriori recenti riduzioni dai 6 kg/ha/anno ai 28 kg su sette anni pari a una media di 4 kg/anno". 

E continua: "Presso i nostri laboratori sono state testate diverse combinazioni di sali rameici e di minerali appartenenti alla classe dei silicati. Durante la fase di preparazione, il rame in soluzione interagisce con i minerali, in particolare con diverse specie appartenenti alla sottoclasse dei tectosilicati". 

Foto 1) A sinistra il formulato depositato su foglia di vite; a destra una immagine della stessa foglia ingrandita 500 volte al microscopio elettronico. È ben visibile il film delle particelle minerali presenti sulla superficie fogliare

Sono state condotte diverse sperimentazioni in campo, particolarmente su vigneti (Foto 1), dove è stato possibile ridurre il rame fino al 50% (cautelativamente, ma sono stati ottenuti ottimi risultati anche con riduzioni del 70%) in peso rispetto ai protocolli aziendali a parità di risultati nella prevenzione della più temuta avversità fungina: la peronospora (Plasmopara viticola). 

Inoltre, nel corso delle varie sperimentazioni condotte presso diverse aziende agricole del nord e centro Italia sono emerse altre potenzialità insite nel nuovo formulato. In particolare sono risultate ben evidenti le proprietà termo-regolatrici dei minerali progressivamente accumulati sulla vegetazione (foto 2).

Foto 2) A sinistra, un filare trattato col formulato innovativo; a destra, un filare trattato con sali rameici convenzionali

In chiusura di intervista, il professor Malferrari richiama la nostra attenzione su questa importante proprietà collaterale, ossia prevenire l'eccessivo riscaldamento delle superfici trattate rendendolo, di fatto, un prodotto "polivalente", questo grazie alla presenza non solo di minerali in grado di interagire con il rame, ma anche di riflettere la luce.

"Sono certamente queste le peculiarità tecnologiche che hanno reso molto interessante il prodotto quando, nel 2018, il brevetto è stato ceduto a un'importante Società dell'agrochimica Italiana con l'auspicio che - nel più breve tempo possibile - sia immesso sul mercato. Pertanto ora sono le Istituzioni pubbliche (Ministero della Salute) a concedere, nel rispetto dell'iter previsto per le registrazioni degli agrofarmaci, le autorizzazioni richieste per la compilazione dell'etichetta del prodotto; noi ricercatori la nostra parte l'abbiamo svolta con passione e dedizione, ben consapevoli ora di aver reso possibile un buon passo avanti nella difesa del rame in agricoltura". 

Per maggiori informazioni
Daniele Malferrari
https://personale.unimore.it/rubrica/dettaglio/dmalf 
daniele.malferrari@unimore.it 

Stefano Poppi
stefano.poppi.52@gmail.com