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Primi risultati 7° censimento generale dell'agricoltura

In 38 anni, scomparse quasi due aziende agricole su tre

L'Istat ha diffuso ieri, 28 giugno 2022, i primi risultati del 7° censimento generale dell'agricoltura 2021, con riferimento all'annata agraria 2019/20, svolto tra gennaio e luglio, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia. Si tratta dell'ultimo censimento a cadenza decennale che chiude così la lunga storia dei censimenti generali, sostituiti dai censimenti permanenti e campionari. Ad aprile 2022, dopo le fasi di analisi e revisione, i dati sono stati inviati a Eurostat nel rispetto del Regolamento (CE) n. 2018/1091.

Il questionario di rilevazione (indirizzato a quasi 1,7 milioni di unità in base a una lista che ha utilizzato le fonti amministrative disponibili) ha proposto quesiti armonizzati a livello Ue, oltre a domande di approfondimento su aspetti come l'innovazione e gli effetti della pandemia, di cui si presentano le prime evidenze. Per una corretta lettura dei risultati va tenuto presente che la base dati, finora sviluppata, classifica le aziende agricole secondo la localizzazione del centro aziendale o della sede legale dell'azienda. I dati territoriali secondo la localizzazione del terreno agricolo saranno invece diffusi entro la fine del 2022. 

"Si è trattato di un'operazione estremamente difficile, in un momento particolarmente delicato, ma il dato confortante è che c'è stata una grossa partecipazione, con una copertura molto elevata: 83% - ha commentato Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat - I primi risultati che emergono mettono in evidenza una diminuzione di circa il 30% del numero di aziende e un aumento di circa il 20% della superficie media di ognuna. Un altro dato estremamente interessante è l'elevata quota di aziende condotte da donne: si raggiunge un valore nell'ordine del 30%".

"I risultati del censimento sono rilevanti per poter realizzare confronti nel tempo, per cogliere il cambiamento e osservare con il passare degli anni gli elementi di criticità nel sistema agricolo del nostro Paese - ha proseguito Blangiardo - Di fatto, solo una minima parte delle aziende agricole ha subito pesantemente gli effetti della pandemia; le altre sono riuscite a reagire e a sopravvivere in maniera efficiente. Questa la fotografia illustrata dai primi dati del settimo censimento generale dell'agricoltura, dalla quale partire per osservare le successive evoluzioni e favorire ulteriori cambiamenti in positivo".


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Sensibile calo del numero di aziende agricole, più stabili le superfici
A ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole. Nell'arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 (anno di riferimento del 3° censimento dell'agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020) sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Nel dettaglio, il numero indice del numero di aziende agricole (con base 1982=100), pari a 36,2, indica una flessione del 63,8%. La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent'anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni.

Come conseguenza della diminuzione più veloce del numero di aziende agricole rispetto alle superfici, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di SAU (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di SAT (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda). Se si limita il confronto agli ultimi due censimenti generali, riferiti al 2010 e al 2020, il numero di aziende è sceso poco oltre il 30% (-487mila), a cui si è associato un calo meno drastico della SAU, (-2,5%) e della SAT (-3,6%).


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La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro nell'intera Penisola. Infatti, tra il 2010 e il 2020, il numero di aziende agricole scende in tutte le regioni. Il calo più deciso si registra in Campania (-42,0%). Nel decennio, la riduzione del numero di aziende è maggiore nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%) mentre nelle altre ripartizioni geografiche si attesta sotto la media nazionale.

La dinamica delle superfici agricole utilizzate è molto più variegata. A fronte di una flessione del 2,5% in media nazionale, la SAU cresce in otto regioni (Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Puglia, Sardegna), mentre tra quelle dove si registra una riduzione, oltre alle due province autonome spiccano la Toscana (-15,2%) e la Basilicata (-11,1%). Nel complesso, le superfici si riducono meno nel Nord-est (-1,7%) e nel Nord-ovest (-2%) e risultano in lieve crescita nelle Isole (+1,4%).


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Fruttiferi e agrumi
I fruttiferi, che includono frutta fresca, a guscio o a bacche, sono coltivati in 154mila aziende (-34,8%), per una superficie di oltre 392mila ettari (-7,5%).

La coltivazione più diffusa tra la frutta fresca è il melo, con una superficie di oltre 55.000 ettari e 38.000 aziende; per tale coltivazione, le Province Autonome di Trento e Bolzano detengono complessivamente il 28% delle aziende e il 52,5% della superficie.

Fruttiferi: estensione della Sau e numero di aziende (2020)

Il nocciolo è la frutta a guscio più diffusa, con il Piemonte in testa per il maggior numero di aziende (oltre 8.000) e il Lazio per la superficie maggiore (oltre 27.000 ettari). Gli agrumi mostrano una netta concentrazione in Sicilia, dove la superficie dedicata rappresenta il 55% del totale nazionale (circa 61.000 su 112mila ettari totali).

Meno donne tra la manodopera, ma cresce il peso femminile a livello manageriale
La presenza femminile nelle aziende agricole, nel complesso, diminuisce rispetto a dieci anni prima. Nel 2020 le donne sono il 30% circa del totale delle persone occupate contro il 36,8% del 2010. Tuttavia, l'impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile aumenta di più rispetto a quello maschile (+30,0% contro +13,9%) in particolare, tra la manodopera familiare (+54,7%) rispetto a quella non familiare; in quest'ultimo caso la variazione per le donne è negativa (-6,5%).


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All'interno delle aziende agricole si è, invece, consolidata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale, fenomeno rilevato anche da altre indagini nel corso del decennio. I capi azienda sono donne nel 31,5% dei casi (30,7% nel 2010).

Per maggiori informazioni: www.istat.it