NOTA POST-PUBBLICAZIONE - Come giustamente sottolineato dal nostro attento lettore Sergio Vitolo: "La Cherimoya, italianizzata in Cirimoia, (Annona cherimola), è coltivata lungo la fascia costiera della provincia di Reggio Calabria e lungo il versante orientale di Messina. Non si conosce l'epoca di introduzione della coltura, ma è documentata certamente dai primi dell'800. (Annali della Camera di Commercio di Messina). La disinformazione degli operatori spagnoli credo che derivi dalla limitata quantità della produzione italiana e dalla sua distribuzione prevalente nei mercati locali". Ringraziamo per la puntualizzazione, sottolineando come la comunicazione sia sempre l'unico strumento per divulgare nel resto del mondo anche le produzioni italiane minori e di nicchia.
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La Spagna è il più grande produttore mondiale di cherimoya. L'area di produzione si trova principalmente nella regione dell'Andalusia, e più precisamente nella provincia di Granada, che rappresenta il 95% della superficie totale dedicata alla coltivazione di questo frutto subtropicale, l'unico nella regione autonoma ad aver ottenuto una denominazione d’origine: la DOP Chirimoya de la Costa Tropical de Granada-Málaga.
"La scorsa stagione è stata eccezionale. La domanda e il consumo di cherimoya sono stati molto soddisfacenti, nonostante la pandemia. Quest'anno i produttori si lamentano che la campagna non stia andando molto bene, ma in realtà è in linea con quelle passate, che sono quelle con cui dovremmo confrontarla", dice José Antonio Vallejo, direttore di Agro Jete.
"In termini di produzione, quest'anno la siccità ha avuto delle conseguenze sulle aziende di Malaga, dove il bacino idrico di La Viñuela è al 16% della sua capacità, e della zona di Granada, da La Herradura ad Almuñecar. Da Salobreña a Motril, abbiamo l'acqua proveniente dalla Sierra Nevada e quella delle dighe di Béznar e Rules, mentre la zona di Granada ha bacini molto scarsi, senza dighe dove poter immagazzinare l'acqua, oltre al fatto che quest'anno non è praticamente piovuto. Infatti, in alcune zone, gli alberi sono stati irrigati ogni 80 giorni", dice José Antonio.
"Se nel resto dell’inverno la situazione non migliorerà, nella prossima stagione le aree di Almuñécar, La Herradura, Jete e Otívar si troveranno ad affrontare grandi difficoltà".
"Fortunatamente, quasi tutte le piantagioni della Agro Jete si trovano tra Salobreña e Motril, dove viene garantito l’approvvigionamento idrico. Coltiviamo circa 80 ettari di cherimoya, e quest'anno prevediamo di produrre 1.500 tonnellate. Di queste, 500 tonnellate sono biologiche, della varietà Fino de Jete, che forniamo sia in Spagna che nel resto d'Europa da settembre fino al 15 maggio", afferma il segretario generale del Consiglio di regolamentazione e tutela della DOP.
"Il 75% delle nostre vendite è destinato al mercato domestico e il 25% lo esportiamo. Spediamo le nostre cherimoya in Danimarca, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e Portogallo, e anche in Marocco, dove collaboriamo con supermercati premium. Proprio questa mattina (si legga 28 gennaio 2022, ndt), otto pallet di cherimoya, acquistati da noi a 3,30 euro/kg, sono stati caricati per essere spediti in Marocco".
"In Spagna non lavoriamo con le grandi catene di supermercati, ma ci concentriamo su gruppi di consumatori, distributori di frutta specializzati e piccole catene. Alla Agro Jete siamo concentrati sulla qualità e, per averla, bisogna venire da noi", afferma José Antonio. "In ogni caso, i coltivatori di cherimoya di Granada e Malaga dovrebbero essere più compatti nel garantire prezzi migliori per i nostri frutti, invece di farsi la guerra tra loro. Dobbiamo ricordarci che possiamo fornire quasi 50.000 tonnellate di un frutto che non viene coltivato da nessun'altra parte in Europa".
Una coltura subtropicale che non mostra segni di stanchezza
La cherimoya è coltivata da decenni sulla costa tropicale di Granada e Malaga. Negli ultimi anni, il settore ha visto una rapida espansione di avocado e mango, non solo in queste province, ma anche sulla costa atlantica andalusa, dove molti produttori hanno iniziato a coltivare queste specie subtropicali attirati dalla loro redditività.
"Tuttavia, i mango e gli avocado stanno cominciando a mostrare segni di stanchezza", dice José Antonio Vallejo. "Il numero delle origini e i volumi di frutta sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi 8-10 anni. Per gli avocado Hass, ad esempio, il Marocco ogni anno registra una crescita a due cifre, la Colombia sta già producendo 250mila tonnellate, la Repubblica Dominicana 700mila ton. Anche la maggior parte dei Paesi africani produce questa varietà. In passato, ha iniziato Israele con l'Ettinger o lo Zutano, seguito dalla Spagna ma, in questo momento, nella nostra finestra di produzione, ci scontriamo sempre con altre origini. Arriverà il momento in cui non ci sarà più margine di crescita dei consumi", afferma José Antonio.
"A questo proposito, grazie alle cherimoya abbiamo un prodotto molto esclusivo, senza concorrenza e con una campagna lunga 9 mesi, da settembre a maggio. In molti le stanno ripiantando. Noi stessi della Agro Jete stiamo ampliando le nostre piantagioni con nuovi alberi".
"Tuttavia, il nostro settore ha ancora due sfide importanti da affrontare: cercare di trovare una varietà con meno semi e prolungare la shelf life del frutto nel post-raccolta, in modo da poter raggiungere nuove destinazioni".
Per maggiori informazioni:
José Antonio VallejoAgro Jete
Carretera Suspiro del Moro, s/n
18699 Jete, Granada, Spagna
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