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Che fine hanno fatto tutti gli ettari di finocchio coltivati nell'arco ionico?

Domenico Losenno, un imprenditore agricolo di Metaponto, nonché intermediario commerciale di finocchi da circa 30 anni, sostiene che gli ettari coltivati a finocchi, tra la Puglia e la Basilicata, sono quasi scomparsi, in quanto negli ultimi due decenni si è assistito a un graduale calo delle superfici investite, a causa di alcuni fattori commerciali. "Sono sempre meno le aziende che decidono di produrre finocchio - commenta l'operatore. Dai primi anni 2000 a oggi, in 100 chilometri quadrati si è registrata una flessione di circa il 70% degli ettari messi a dimora. Siamo passati da 2.000 ettari, a poco più di 80".

A sinistra, Domenico Losenno. A destra, finocchi coltivati a Ginosa Marina (Taranto).

"Stiamo assistendo a una vera e propria sparizione del finocchio ionico, malgrado la sua alta qualità ottenuta grazie al clima mite e alla fertilità dei terreni. La mia preoccupazione è che questa tendenza al ribasso possa prima o poi colpire anche altre colture, quali ad esempio angurie, meloni e altri ortaggi a basso reddito. Coltivare un ettaro di finocchio costa all'agricoltore circa 7mila euro (65mila piantine/ettaro) e, se consideriamo gli attuali rincari generalizzati, queste cifre tendono a gonfiarsi ulteriormente".

"Di solito, le remunerazioni ottenute dai coltivatori di finocchi non sono soddisfacenti, pertanto in molti decidono di diversificare mettendo a dimora altri prodotti ortofrutticoli o addirittura cerealicoli. Per poter avere una campagna decente dal punto di vista remunerativo, bisogna sperare che in altre zone produttive si verifichino eventi climatici avversi tali da danneggiare le produzioni. Solo in questo modo le quotazioni aumentano. E' proprio quanto sta accadendo quest'anno: le frequenti precipitazioni autunnali hanno danneggiato parte dei campi e ridotto le disponibilità . Al momento, le quotazioni per il prodotto grezzo della varietà Michelangelo F1 sono di 0,65 €/kg, rispetto ai prezzi medi di 0,10/18".

"Le cause dell'abbandono del finocchio nell'arco ionico, ma presto anche in altre zone agricole italiane, sono da ricercarsi nel crollo dei prezzi pagati agli agricoltori, ma anche nel livello dei consumi a livello familiare. E' opportuno che tutta la filiera si aggreghi e pensi a strategie di promozione e valorizzazione. Bisogna, inoltre, che le catene distributive rinuncino a una parte dei loro ricavi, in modo da poter rendere questo ortaggio più appetibile a produttori e consumatori".

Per maggiori informazioni:
Domenico Losenno 
+39 333 348 5844
domenicolosenno@gmail.com