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John Giles - Promar International

24 dicembre, un anno dalla Brexit. Cosa ha significato?

"Abbiamo tutti iniziato il 2021 pensando che il nuovo anno non poteva essere peggiore del precedente. Ma mentre ci avviciniamo alla fine di quelli che sono stati altri 12 mesi instabili, non sono sicuro che le speranze che avevamo a gennaio scorso si siano rivelate giuste", scrive John Giles, direttore di divisione della Promar International in un guest post per FreshPlaza.

L'uscita del Regno Unito dall'Ue è stata definitivamente ottenuta alla fine di dicembre 2020, lasciando poco tempo alle imprese per organizzarsi adeguatamente. L'impatto della Brexit è stato avvertito in tutto il settore e la pandemia di Covid ha anche causato notevoli problemi a produttori, grossisti, importatori, distributori, retailer e aziende del settore Horeca, nonché ai consumatori.

Quindi, cosa è successo nel 2021? Sono accadute tante cose, fra le altre:

 - Il problema del personale e della manodopera lungo tutta la catena di fornitura. Dall'azienda agricola fino all'imballaggio/stoccaggio, dalla distribuzione continua dei prodotti ai punti di vendita, sia al dettaglio sia nel canale Horeca, c’è stata grande preoccupazione per tutto l'anno.

- Costi energetici: da settembre/ottobre, abbiamo assistito a un forte aumento del costo dell'energia, ma nessuna delle cause principali di questi aumenti è stata risolta e i problemi continueranno anche nel nuovo anno.

- Attrito commerciale con l'Ue: all'inizio dell'anno, abbiamo raggiunto una posizione con il resto dell'Ue che non prevedeva dazi e/o contingenti sul commercio. Le barriere non tariffarie, tuttavia, si sono dimostrate molto più problematiche, per le aziende britanniche. Ma non poteva essere diversamente. Abbiamo chiuso un rapporto di 40 anni con l'Ue. Aspettarsi che i rapporti si normalizzino dopo solo pochi mesi, non è realistico. Potrebbero passare diversi anni prima che tutto si risolva e si torni a dei buoni rapporti. Il Regno Unito non è mai stato un importante fornitore del resto dell'Ue per i prodotti ortofrutticoli, ma siamo fortemente legati al continente per le importazioni.

- Ristorazione: boom o fallimento? I consumatori, che lo scorso anno non hanno potuto festeggiare il Natale come avrebbero voluto, quest’anno sembrano determinati a recuperare il tempo perduto e le prenotazioni in pub e ristoranti sono ad alti livelli. Tuttavia, nelle prossime settimane, la probabile diffusione della nuova variante del Covid-19, Omicron, potrebbe farli decidere di rimanere più vicini a casa. Il settore della ristorazione sarà in bilico nei prossimi mesi, quando i consumatori decideranno se uscire o restare a casa.

- Chiusura del cerchio per gli accordi commerciali: alla fine di ottobre, il Regno Unito e la Nuova Zelanda hanno concordato, in linea di principio, di firmare un accordo di libero scambio tra i due Paesi. C'è qualcosa di paradossale, negli ultimi sviluppi degli accordi commerciali tra Regno Unito e Nuova Zelanda nel settore agricolo e alimentare. Prima di entrare nell'Ue, nei primi anni '70, la Nuova Zelanda e altri Paesi del Commonwealth, come l'Australia e il Canada, erano i principali fornitori del Regno Unito di carne, latticini e prodotti orticoli. Dopo altri 45 anni, il cerchio si è chiuso, dal momento che riavvieremo nuovi rapporti commerciali con questi Paesi. Per tutto questo tempo, la Nuova Zelanda è rimasta un importante fornitore per il Regno Unito - e probabilmente lo sarà anche in futuro.

· Il futuro - Le esportazioni di mele della Nuova Zelanda sono fortemente diversificate, con volumi significativi diretti in Asia, Ue, Stati Uniti e Medio Oriente. Per quanto riguarda il Regno Unito, questo è il secondo mercato d’esportazione più importante per l'industria neozelandese, dopo il resto dell'Ue, seguito da vicino da Paesi come la Cina e altri dell'Asia sudorientale, come Vietnam, Thailandia e Taiwan. Negli ultimi 5 anni, anche Russia e India hanno registrato una forte crescita per i coltivatori e gli esportatori neozelandesi. Tuttavia, l'attrazione dei mercati asiatici è ancora molto alta e aspettarsi un'ulteriore ondata di importazioni di frutta neozelandese nel Regno Unito, almeno a breve termine, sembra improbabile.

Tutto male?
Ovviamente molto dipenderà da quello che succederà nelle prossime settimane, con la variante Omicron. Fino a poco tempo fa, alcune banche prevedevano che l'economia del Regno Unito avrebbe avuto una forte ripresa nel 2022, forse con un PIL in crescita fino al 6%. Questo renderebbe la vita un po' più facile per la maggior parte della filiera dei prodotti ortofrutticoli, compresi i consumatori. Alcuni produttori hanno trovato nuovi mercati nel Golfo e nel Sud-est asiatico. I programmi per i lavoratori stagionali sono stati recentemente estesi. Il mercato del Regno Unito, nonostante tutte le difficoltà, sembra ancora interessante per le aziende statunitensi, tedesche e russe che cercano di investire nel canale della vendita al dettaglio.

Guardando avanti
Sebbene la catena di fornitura dei prodotti ortofrutticoli del Regno Unito, negli ultimi 18 mesi circa, si sia rivelata molto più vulnerabile di quanto avremmo pensato, e potrebbe continuare a esserlo, dobbiamo ricordare che si è anche dimostrata molto resiliente.

Le pressioni sulle questioni ambientali e di sostenibilità si stanno rafforzando, con obiettivi ambiziosi lungo tutta la catena di approvvigionamento per ridurre le emissioni di carbonio. Molti dei fattori di cui abbiamo parlato non scompariranno facilmente. Intraprendere una verifica proattiva della resilienza di un'azienda è fondamentale. Applicare un approccio di buon senso lungo tutta la tua catena di fornitura sarà fondamentale. Restare vicino ai clienti sembra più importante che mai.

I cambiamenti non sono finiti, per il settore ortofrutticolo del Regno Unito, anzi. Dopo la Brexit e il Covid, è probabile che assisteremo a nuove tendenze sul mercato e per i consumatori, che domineranno il settore. Questo decennio sarà anche caratterizzato dall'impatto dei nuovi accordi commerciali che speriamo di firmare nei prossimi mesi e anni con Paesi come, in particolare, Stati Uniti e India.

John Giles è direttore di divisione della Promar International, il comparto di consulenza di Genus plc e ha lavorato su incarichi di produzione in circa 60 Paesi in tutto il mondo, tra cui Regno Unito, resto dell'Ue, Golfo, Sudafrica, Nuova Zelanda, Cile, India, Cina e Sud-est asiatico. E' anche il presidente dell'annuale City Food Lecture.