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Ieri la prima giornata di Futurpera

La filiera della pera si interroga su come costruirsi un nuovo futuro

Partenza tranquilla per Futurpera, la rassegna dedicata al comparto delle pere, in svolgimento fino a sabato a Ferrara. La prima giornata è stata caratterizzata da un buon afflusso ai due convegni e una presenza nei padiglioni in linea con l'attuale situazione pandemica: ampi spazi e distanze sempre rispettate.

Intervistando diversi espositori, è emerso che il clima di sfiducia negli operatori è palpabile e ciò è comprensibile, data l'attuale situazione del settore. Ma, allo stesso tempo, i margini per tornare a dare reddito ai produttori e a tutta la filiera ci sono, occorre però una sterzata e un cambiamento radicale. 

"Negli ultimi cinque anni - si legge in una nota dei Consorzi Agrari d'Italia - la produzione di pere italiane è diminuita del 48%: è scesa a 400mila tonnellate, a fronte delle oltre 770mila tonnellate del 2017, mentre le superfici destinate alla coltivazione sono diminuite del 15%".
Sono questi i dati più significativi del report sulla pericoltura italiana di CAI–Consorzi Agrari d'Italia, elaborato dal Centro Studi Divulga, presentato a FuturPera.

"L'Emilia-Romagna, regione particolarmente colpita negli ultimi anni da gelate tardive e problemi fitosanitari, da sola produce il 66% delle pere italiane, seguita da Veneto (11,5%) e Sicilia (6,7%). Gli incrementi sui prezzi al consumo delle varietà più coltivate, come Kaiser (+36%), Abate Fetel (+31%) e Decana del Comizio (+22%), secondo l'analisi di CAI, non compensano in alcun modo il drastico calo della produzione che si è abbattuto sui bilanci delle aziende agricole".

Nel quinquennio analizzato vi è stata una crescita del volume delle importazioni (+5,4%), attestatesi intorno ai 90mila tonnellate e del valore delle stesse (+25,4%). I principali bacini di approvvigionamento sono Argentina (28% sul totale), Spagna (24%) e Cile (16%).

Nello stesso periodo, invece, le esportazioni di pere italiane, rivolte al 90% in Europa (Germania, Francia, Austria) sono diminuite del 39% in volume e del 30% in valore. Dopo il forte calo tra il 2017 e il 2018, invece, nel 2020 è aumentato il consumo pro capite di pere da parte degli italiani (+39%), frutto che rappresenta il 7% del valore della spesa media relativa al comparto frutticolo, nonostante rientri tra i prodotti maggiormente interessati dai rincari.

"Il report dimostra come sia necessario puntare sull'innovazione per prevenire problemi ai pereti dovuti a gelate tardive o attacchi patogeni che hanno messo in ginocchio il settore - spiega Ivan Cremonini, dirigente di Consorzi Agrari d'Italia -.Occorre dotare i frutteti di tutti gli impianti all'avanguardia per difendersi dalle bizze del clima e dagli attacchi ripetuti di agenti patogeni".