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Clementine italiane: cosa sta succedendo?

Come già noto, per le clementine, così come per le arance, si registra in quest'annata un calo delle rese di circa il 50%. Di solito, nelle stagioni con un'abbondante produzione, i calibri si mantengono medio-piccoli, mentre quando si ha un dimezzamento delle rese, proprio come nell'attuale campagna, la pezzatura dei frutti migliora. La verità è che l'andamento climatico delle ultime settimane sta mettendo in difficoltà i produttori, poiché nei diversi areali clementinicoli italiani le temperature sono al di sopra delle medie stagionali.

Con il caldo, le clementine subiscono un particolare fenomeno che ne fa gonfiare la buccia e quindi aumentare il calibro del frutto, rendendolo così non più idoneo per molti mercati. Una problematica che appare già prima della completa colorazione. In questo anomalo autunno, specie nell'arco ionico, si superano ancora i 20°C, con giornate prevalentemente soleggiate e un'esclusione termica non significativa tra le ore diurne e quelle notturne.

"Finora è stato raccolto più o meno il 40% delle clementine - ci spiegano alcuni produttori della Puglia e Basilicata. Abbiamo, però, una grossa percentuale di scarto: quest'anno, infatti, sulle piante ci siamo ritrovati con una elevata quantità di calibro I e calibro I Extra, pezzature che non vengono richieste dalle catene della Gdo. Perciò i quantitativi dei frutti di calibro II e III, cioè quelli maggiormente richiesti dalla distribuzione, si riducono".


Frutti di clementine Comune gonfi oltre le pezzature richieste dal mercato già al 23 novembre.

"Molti produttori di clementine, sicuri di poter spuntare qualche centesimo in più, hanno ritardato la raccolta, ma, con il caldo, molto prodotto si è gonfiato. Al momento, i prezzi risultano molto simili a quelli dello stesso periodo del 2020, o addirittura in flessione. A peggiorare la situazione, è la consolidata disorganizzazione in cui versa questo settore, con alcuni commercianti che cercano di speculare sugli agrumicoltori. Si assiste a una battaglia concorrenziale tra aziende commerciali che non fa altro che sbilanciare il mercato e generare una confusione generale. In realtà, si tratta soltanto della solita atavica "guerra tra poveri", che non porta a nessun risultato. Inoltre, la mancanza di manodopera resta un vero e proprio dramma e, quest'anno, la problematica è diventata ancora più complicata. Non si riesce assolutamente a reperire personale specializzato per la raccolta degli agrumi".