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Archiviato il IV Simposio internazionale sul pomodoro

Ricco di spunti per l'intera filiera del pomodoro italiana e internazionale, il "IV Simposio internazionale sul Pomodoro" (vedi articolo correlato) si è tenuto Comiso (RG), in Sicilia. A tornare di scena, dunque, è stato ancora una volta il pomodoro da mensa.

Il totem del Simposio al centro di Piazza delle Erbe, Comiso (RG)

L'evento, organizzato dal mensile Agrisicilia, è iniziato nella mattinata del 30 ottobre con una sessione dedicata ai biostimolanti che ha visto una relazione di Gianluca Caruso, docente di orticoltura a Napoli alla Federico II, su una varietà di pomodoro plum. La ricerca è stata commissionata e sponsorizzata proprio dal mensile, per mezzo del suo Centro Studi ISVAM e ha riguardato una delle varietà maggiormente commercializzate sul suolo siciliano.

Folta partecipazione ai lavori. (Clicca qui per vedere tutte le foto dell'evento)

A seguire, è stata la volta di una ricerca Isvam/Pedonlab/Università di Napoli sulla gestione di un'azienda di Gela (CL) caratterizzata dalla presenza di suoli e acque fortemente saline. La relazione, ancora una volta di Caruso, ha illustrato i dati raccolti in due anni di attività di ricerca e ha intrattenuto la platea sui corretti sistemi di gestione aziendali caratterizzati da queste forti salinità.

La sessione pomeridiana è iniziata con il saluto di Eytan Kachel il quale, in streaming da Israele, ha ripercorso la storia del pomodorino a grappolo e i punti salienti del I° Simposio sul pomodoro del 2015.

Eytan Kachel, in videoconferenza 

Dal collegamento sono emersi spunti importanti, tra cui la certezza del fatto che gli israeliani sono maestri dai quali continuare a imparare, a partire dalla gestione della desertificazione che incombe su molti areali europei, Sicilia in testa. Ed è proprio da queste considerazioni che sta per nascere l'istituzione di un "Tavolo di lavoro permanente sull'agricoltura Sicilia/Israele".

Interessante anche l'intervento di Agnieszka Sekara, dell'University of Agricolture in Kracow, Faculty of Biotecnology and Horticulture, che ha incentrato il suo intervento sulla "Gestione dei sistemi di colturali di pomodoro in Polonia".

Agnieszka Sekara (Clicca qui per vedere tutte le foto dell'evento)

"In Polonia - ha esordito la docente - c'è una tradizione consolidata nella coltivazione del pomodoro che, fino ai primi anni del 20simo secolo, era a uso prevalente ornamentale. Oggi, il 90% del pomodoro è prodotto in serra e solo il 10% in pieno campo ed è allevato per il consumo fresco e trasformato. Le serre sono del tipo tecnologico, con prevalenza di strutture in ferro/vetro riscaldate in buona parte con metano, ma vi sono ancora quote di energia carbon fossile derivante. In generale, si producono 60 kg/mq di pomodoro grazie a una precisissima gestione del clima, illuminazione artificiale e nutrizione; tutto in fuorisuolo e innestato. Si tende sempre più alla riduzione dell'impiego di agrofarmaci e a incentivare la lotta integrata. La produzione polacca di pomodoro, come già detto, avviene in pieno campo con rese medie di 22 ton/ha, ma anche in tunnel freddi che arriva a 15 kg/mq".

"La produzione polacca - ha spiegato in conclusione Sekara - è stata orientata verso le varietà di pomodoro rosa che meglio rispondevano ai trend consumistici locali, come ad esempio il Tomimaru Muchoo F1 che attualmente è tra gli articoli più diffusi. Negli ultimi tre anni però si avverte una controtendenza verso nuove varietà e segmenti. Grande, inoltre, attenzione viene dedicata agli imballaggi, che possono essere diversificati per fasce d'età e dedicati - come per esempio ai bambini - con etichette accattivanti per il prodotto da snack".