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Alimentazione funzionale, nutraceutica e integratori alimentari

Come veicolare una corretta comunicazione sugli aspetti salutistici in ortofrutta

Spesso si fa confusione anche solo tra i termini: nutrizione e nutraceutica sembrano sovrapporsi nella comunicazione delle aziende che, nell'intento di elevare il posizionamento dei loro prodotti ortofrutticoli e trasformati, incorrono in qualche confusione.

Tiziana Pecora

Ulteriore fonte di confusione è il quadro normativo, che va interpretato sulla base delle leggi italiane ed europee esistenti per definire gli aspetti regolatori. Per questo motivo, abbiamo intervistato Tiziana Pecora, specialista in Farmacologia ed esperta in discipline regolatorie, la quale precisa fin da subito come sia necessario "un intervento legislativo, soprattutto a livello UE, per colmare le lacune e le incertezze normative, adeguando così il quadro regolatorio alle nuove esigenze di mercato e dei consumatori e rendendo possibile vendere e pubblicizzare correttamente tali prodotti".

"Salute e nutrizione sono fortemente connessi - ha precisato l'esperta - in quest'ottica, il mondo dei nutraceutici ricopre un ruolo determinante. La definizione di nutraceutico è stata fornita da Stephen L. DeFelice nel 1989, come: "alimento (o parte di esso) in grado di apportare benefici medici o sanitari, inclusa la prevenzione e/o il trattamento di malattie".



"Col termine 'nutraceutico', seppur non riconosciuto dalla normativa europea - ha proseguito Pecora - si considera un alimento che, grazie al contenuto di particolari costituenti, è in grado di rivendicare un effetto benefico svolto su una specifica funzione dell'organismo. Nella pratica commerciale, per 'nutraceutici' si intendono gli alimenti funzionali e gli integratori alimentari. Si tratta di prodotti alimentari, e come tali assunti, che trovano la propria disciplina nell'ordinamento alimentare, quindi nell'ambito della regolamentazione giuridica che disciplina la produzione, la comunicazione e il commercio delle sostanze alimentari".



Anche l'alimento funzionale non è riconosciuto dalla normativa europea e solo in un Consensus Document della Commissione Europea di concerto con Fufose, Functional Food Science in Europe - ha spiegato la nostra intervistata - venne definito come quella sostanza che possiede effetti addizionali dovuti alla presenza di componenti, generalmente non nutrienti, che interagiscono selettivamente con una o più funzioni fisiologiche dell'organismo, in modo tale che risultino evidenti un miglioramento dello stato di salute e di benessere e/o una riduzione del rischio malattia".



"Gli integratori alimentari definiti dal Decreto Legislativo 169/2004 - ha aggiunto Tiziana Pecora - sono prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono, dunque, una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibra ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate, ovvero le classiche forme farmaceutiche a uso orale (capsule, compresse, polveri, etc.), mediante le quali il consumatore assumerà una quantità definita di componenti attivi".

"Mentre alcun alimenti hanno un 'claim' spendibile sul piano salutistico, cioè possono riportare in etichetta un contenuto costante di una sostanza che li rende funzionali, altri non lo possiedono - ha riferito Pecora, in conclusione - Qui può aiutare l'esempio della patata di una famosa marca, che contiene una quantità costante di selenio, con i benefici che questo apporta dal punto di vista salutistico. In questo caso, la comunicazione fa leva su aspetti che sono normati. Di altri prodotti ortofrutticoli (vedi il pomodoro), le cui sostanze non hanno un claim come previsto dalla normativa europea, non si può però negare l'indubbio beneficio per la salute. La chiave sta in una corretta comunicazione. Mentre, infatti, l'accostamento benefico per alcuni prodotti (vedi l'assioma agrume - vitamina C), è consolidato, per altri (vedi brassicacee, mele etc) non lo è nella misura che meriterebbero. Questa regola vale per moltissimi prodotti ortofrutticoli che, notoriamente, sono fonte di vitamine, minerali e/o antociani ecc di indubbio valore salutistico".

Per maggiori informazioni:
pecora.tiziana@gmail.com