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A cura di Stefano Lugli

Non solo mele: le ciliegie di montagna vanno alla grande!

Una giornata trascorsa in Val di Non per toccare con mano i risultati dell'imponente progetto che alcune OP stanno portando avanti nelle vallate trentine  sul ciliegio: nuovi sistemi di copertura, moderne tipologie di impianto verso l'alta densità e innovazione varietale.

Da sinistra: Romano Amidei, Garbriele Anzolini, Stefano Lugli, Giuseppe Quartieri e Alessandro Anselmi. Località Fondo (TN) con Sweet Saretta

Partiamo da qui, insieme a Stefano Lugli di UniMoRe che ha voluto condividere con i lettori di Freshplaza questa breve ma significativa esperienza sulle nuove varietà di ciliegio adatte agli impianti di alta quota e ai nuovi indirizzi sulla cerasicoltura di montagna.

Kordia

1. Varietà: non c'è solo Kordia e Regina. Ci sono novità?

Ho selezionato Sweet Saretta pensando fosse una varietà adatta agli ambienti di pianura. Varietà autofertlile e di buon vigore da proporre per impianti tradizionali a media densità su portinnesti vigorosi. Sono rimasto molto e piacevolmente impressionato dal comportamento di Sweet Saretta in impianti ad alta densità su Gisela 5 in areali di montagna.

Sweet Saretta

Sweet Saretta non è una alternativa a Kordia, che per me rimane la varietà di punta per questi ambienti. Saretta potrebbe integrare l'offerta varietale nel periodo tardivo, prima di Kordia, con un prodotto di primissima qualità e con rese produttive in linea o superiori a Kordia e Regina. Sweet Saretta potrebbe entrare di diritto tra le ciliegie di alta qualità da proporre nei nuovi impianti di montagna prima di Kordia e Regina.

Da noi in pianura su Colt o CAB a 600 o 800 piante per ettaro Saretta produce 8-15 t/ha.  In Val di Non su Gisela 5 a 1.500 o 2.000 piante/ha Sweet Saretta produce 20-25  t/ha. Stessa qualità o qualità superiore a Kordia. A volte serve addirittura diradarla, perché autofertile. Reddito garantito, ogni anno e in ogni stagione. Sweet Saretta si è dimostrata inoltre più resistente al freddo rispetto a Kordia e Regina. Anche col cracking si comporta molto bene.

Analisi Kordia / Sweet Saretta - Azienda Agricola Gabriele Anzelini, Fondo (TN)

2. Coperture multifunzionali: servono soluzioni semplici ed efficaci

Accompagnato da Alessandro Anselmi della Khuen, Lugli ha potuto apprezzare una variante del sistema di copertura multitasking Powerflex, realizzato con doppia rete o anche solo con un telo antipioggia.

Copertura Powerflex Khuen su impianto alla seconda foglia su Gisela 5. allevato a Bibaum. Cv Kordia e Regina. Azienda Tomas Leonardi, TN

Un sistema perfettamente adattabile alle pendenze e alle condizioni di coltivazioni del ciliegio in montagna. Un modello strutturalmente semplice, in grado di permettere il completo controllo da cracking e Drosophila in impianti a monoblocco e garantire all'interno del ceraseto le  condizioni microclimatiche ideali per la migliore crescita vegeto produttiva dei ceraseti protetti. Anche in condizioni estreme, su impianti con pendenze che possono superare il 35%



3. Materiali di copertura: film plastici, teli retinati o reti di protezione. C'è ancora molto da fare

Alcune aziende che producono teli retinati o film plastici per le coperture antipioggia e multifunzionali per la protezione dei ceraseti, si stanno orientando su sistemi di copertura a rete. Quali sono le innovazioni?

La tendenza è di cercare di sostituire i teli retinati con reti impermeabili all'acqua e permeabili all'aria, possibilmente monostrato. Dove stiamo andando? La ricerca va avanti e sicuramente nel breve periodo si troveranno le giuste soluzioni. Al momento le opzioni proponibili con certezza sono il doppio strato di rete come anticracking e la rete antidrosophila come copertura laterale o, più semplicemente, una copertura superiore con telo retinato tipo Powerflex o sistemi simili abbinata ad una copertura perimetrale con reti anti DS. A mio parere, attualmente il monostrato a maglie larghe non da garanzia di tenuta per il cracking, quello a maglie fitte si comporta come un telo retinato.


Copertura sperimentale con reti monostrato su Kordia. Boscato reti

4. Alta o altissima densità di impianto: più vai sul fitto più aumentano i problemi: è così?

Intorno alle 1500-2000 piante per ettaro in impianti su Gisela 5 allevati a fusetto non ci sono grossi  problemi se riesci a produrre 15-20 ton/ha/anno. Qualche azienda riesce a ad arrivare anche a 20 o 30 ton/ha, diradando le ciliegie per mantenere gli standard di alta qualità.

Nuovo ceraseto ad HDP a fusetto su G5

Purtroppo quando vai nel superfitto, con 5 o 6.000 piante o assi per ettaro, le rese produttive iniziali e, di conseguenza, il  tornaconto per i produttori, diminuiscono nel tempo. Un calo di reddito inversamente promozionale alla  densità di impianto. Pensi di partire bene e invece finisci male.


Nuovo ceraseto a VHDP ad asse colonnare su G5

5. Problematiche fitosanitarie

Con l'altissima densità di impianto aumentano i problemi legati ad una corretta gestione agronomica e sanitaria dell'impianto. Le rese ad ettaro nei primi anni dell'impianto VHDP aumentano. Peccato che a partire dal quinto o sesto anno, a volte anche prima, le rese e anche la qualità delle ciliegie tendono a calare. Perché il ciliegio, come pianta, non solo non ama i tagli ripetuti che il sistema VHDP richiede ma, nel tempo, l'impianto si ammala facilmente, soprattutto in ambienti umidi come quelli in altura e sotto copertura.

Sweet Saretta / G5 alla quarta foglia, sana

Gli impianti si ammalano causa le  batteriosi, il bacterial cancer. E se il materiale di partenza non è realmente realmente certificato CAC verso questo patogeno di quarantena, come dovrebbe essere secondo la normativa europea, allora il danno, doppio, te lo puoi già ritrovare alla terza foglia dall'impianto. In sostanza, quando dovresti iniziare a raccogliere i primi frutti di un investimento dell'ordine dei 100-150 mila euro/ha. A quel punto, se l'investimento non è partito col piede giusto allora sei costretto ad estirpare perché le piante che hai acquistato, a caro prezzo, non erano in regola ma già già infestate da batteriosi. E così non va bene!

Ora in Val di Non si dice che le Sweet non si possono coltivare perché troppo suscettibili a batteriosi. Personalmente, ho visitato un impianto di Sweet Saretta 100% perfettamente sano alla quarta foglia su tre file. Nello stesso impianto due file col 50-70% di danno da Paeudomonas nelle tre file adiacenti impiantate l'anno dopo. Stesso vivaio di provenienza. Così non va bene.

Sweet Saretta / G5 alla terza foglia, ammalata - Azienda Stefano Bertagnoli, San Zeno (TN)

Resoconto finale
Personalmente sono convinto che quando hai a mano una varietà sperimentata e di valore, come Sweet Saretta, dovresti quanto meno provarla nei nuovi impianti. Se l'hai già provata e sperimentata, come oggi in Val di Non, dovresti quanto meno metterla nella lista delle varietà da consigliare per i nuovi impianti. Se non lo fai, tieniti Giant Red, Kordia e Regina e spera che i coltivatori ti vengano dietro.

Di questo e tanto altro si parlerà al seminario sulla frutticoltura protetta in programma il 7 settembre alle ore 15:00 durante Macfrut 2021 e al simposio internazionale sul ciliegio a Bertinoro 2022 che verrà presentato in conferenza stampa il giorno 8 settembre ore 12 a Macfrut 2021.

Data di pubblicazione: