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L'analisi congiunta CSO Italy-Nomisma con previsioni sullo scenario post Covid-19

L'ortofrutta italiana regge l'urto della pandemia: l'export di frutta nel 2020 cresce in valore del 5 per cento

A un anno dallo scoppio della pandemia, CSO Italy e Nomisma hanno presentato un'analisi congiunta su quanto verificatosi negli ultimi 12 mesi, ipotizzando anche lo scenario post-coronavirus per il comparto ortofrutticolo. Lo hanno fatto in occasione di un evento online, organizzato il 9 aprile 2021, nell'anno dedicato dalle Nazioni Unite all'ortofrutta.

"Abbiamo cercato di scattare una fotografia di quanto accaduto in questo terribile anno della pandemia. Cosa abbia generato è sotto gli occhi di tutti, e siamo tutti provati da questa situazione, dalla quale non siamo ancora usciti", ha commentato in apertura dei lavori Paolo Bruni (nella foto a lato), presidente di CSO Italy.

Il 2020 ha ridefinito la mappa del consumo di ortofrutta in Italia. Sebbene gli acquisti al dettaglio siano rimasti sostanzialmente stabili (-1% in quantità rispetto al 2019), sono cambiati i comportamenti di acquisto e consumo, con effetti che si risentiranno anche nel post-coronavirus. Parallelamente, l'export di ortofrutta, pur con un calo in termini di volumi del 4% nel 2020, ha registrato una crescita in valore del 5%. Il comparto ha quindi tenuto, nello scenario dell'emergenza pandemica.

Elisa Macchi (foto a lato), direttore di CSO Italy, ha illustrato come al periodo del lockdown sia corrisposto un incremento importante degli acquisti al dettaglio dell'ortofrutta (+13%), grazie alle ottime performance di prodotti quali mele (+24%), arance (+21%), kiwi (+12%), patate (+37%), carote (+38%), per citare alcuni esempi, che grazie alle loro caratteristiche di elevata conservabilità, sono risultati i preferiti dai consumatori.

"Questo incremento non deve essere visto necessariamente come un aumento del consumo di ortofrutta, bensì come un cambiamento nel modo di mangiarla: più in casa, che non fuori casa", ha commentato Macchi. "Ci sono poi dei prodotti che sono andati male: fragole (-13%) e IV gamma (-7%)".


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla relazione di Elisa Macchi)

Interessante il dato sull'ortofrutta biologica. "Nell'arco del 2020, gli acquisti di frutta e verdura bio sono aumentati dell'1%. Questa crescita è dovuta principalmente all'aumento degli acquisti nei mesi di marzo e aprile. Il consumatore impaurito, che cercava sicurezza, ha visto nel prodotto bio una maggiore garanzia rispetto al prodotto convenzionale", ha sottolineato Macchi.


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla relazione di Elisa Macchi)

La pandemia ha inoltre rimescolato le carte sul fronte dei canali di acquisto. Proprio nel periodo del lockdown, supermercati, dettaglio specializzato, superettes e discount hanno aumentato la loro quota di mercato, mentre gli ipermercati, i mercati rionali e gli ambulanti hanno vissuto un'importante contrazione. "Sorprendente, invece, il dato del dettaglio specializzato: non tanto per il +46% registrato durante il lockdown, quanto per i cali nelle vendite in periodi diversi da marzo-aprile 2020. Questa è una novità, in quanto tale canale aveva visto dei trend positivi fino al 2019".


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla relazione di Elisa Macchi)

E' cresciuta in modo significativo anche la vendita del prodotto confezionato che, nel 2020, rappresenta il 23% del totale per la frutta e il 31% per gli ortaggi, recuperando in entrambi i casi due punti percentuali rispetto al 2019.

Sul fronte dell'export, Barbara Brunello (foto a lato) di CSO Italy ha mostrato come la diminuzione dei volumi sia, in alcuni casi, una diretta conseguenza della minore offerta disponibile per alcune referenze, mentre in altri casi sia un calo imputabile allo scoppio della pandemia, come mostrano le analisi temporali dei volumi spediti. Nei mesi di marzo e aprile 2020, l'export di frutta e ortaggi è diminuito rispettivamente del 12% e del 10% rispetto allo stesso periodo del 2019. A fronte di una stabilità delle spedizioni verso il mercato Ue e una crescita di quello verso i Paesi europei extra-Ue (+6% sul 2019), si registra invece un crollo delle esportazioni frutticole nei più lontani mercati degli altri continenti (-24% sul 2019).


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla relazione di Barbara Brunello)

"Le esportazioni di frutta fresca del nostro principale concorrente, cioè la Spagna, sono diminuite del 6% nel 2020, ritornando a livelli simili a quelli del 2017, dopo un export molto elevato nel 2019. Da sottolineare, però, che mentre l'export spagnolo rappresenta il 49% della produzione, quello italiano solo il 17%. Tra i prodotti spagnoli che hanno beneficiato della pandemia ci sono gli agrumi, che mostrano una tendenza al rialzo sia nel periodo del lockdown sia durante il resto dell'anno. Tra marzo e aprile 2020, si è registrato un incremento per le drupacee rispetto agli anni precedenti, grazie alla buona precocità. L'export delle fragole è invece risultato in calo rispetto agli ultimi anni", ha aggiunto Brunello.

Riguardo al profilo del consumatore italiano di ortofrutta, Evita Gandini (foto a lato), project manager di Nomisma, grazie ai risultati dell'indagine compiuta dalla società, ha indicato che gli italiani guardano a frutta e verdura soprattutto per la ricerca di uno stile di vita sano ed equilibrato. Si moltiplicano le occasioni di consumo (un italiano su 3 mangia frutta anche fuori dai pasti, per merenda o per uno spuntino), si diversificano i canali di vendita (nel 2020 il 22% dei consumatori ha acquistato frutta o verdura online o tramite ordini telefonici), c'è grande attenzione alla varietà (la versatilità in cucina risulta una delle motivazioni per cui l'ortofrutta piace sempre di più agli italiani). Fra i criteri di scelta, la stagionalità è citata dal 43% degli italiani, ma fondamentali per il 56% dei consumatori sono origine e caratteristiche del processo produttivo (origine italiana, locale, biologico, tracciabilità), mentre stenta ancora ad affermarsi la marca.


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla presentazione di Evita Gandini)

La pandemia ha modificato le abitudini di acquisto degli italiani per canale, promuovendo gli acquisti presso i negozi di vicinato e le vendite online, per effetto delle limitazioni legate agli spostamenti, spingendo i discount, sostenuti da una maggiore attenzione ai prezzi, e limitando il ruolo dei mercati rionali e dell'ambulantato, per le restrizioni anti-assembramento.

"Guardando al futuro, ossia alla risoluzione della pandemia, alcune di queste tendenze perderanno forza, con un ritorno all'acquisto in alcuni dei canali oggi più penalizzati. Registriamo la propensione al contatto diretto nei mercati, dagli ambulanti o direttamente dal produttore", ha evidenziato Ersilia Di Tullio (foto a lato), senior project manager di Nomisma. "Nella nostra indagine, svolta a gennaio 2021, abbiamo chiesto ai consumatori di immaginarsi uno scenario nel quale il rischio Covid-19 non fosse più presente, tutti sottoposti già a vaccino e con una maggiore libertà di movimento. Ipoteticamente, abbiamo posto questo obiettivo dopo l'estate 2021, sperando che non sia troppo ottimistico...".


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla presentazione di Ersilia Di Tullio)

In tale scenario post Covid-19, cambia anche la mappa dei valori. Acquisteranno infatti sempre maggiore importanza, rispetto al passato: la preferenza per l'ortofrutta di origine italiana (sarà più rilevante per il 45% degli italiani), con una forte impronta "local" (35%); l'attenzione alla qualità, intesa come prodotto di stagione (42%), fresco (33%) e con garanzie di tracciabilità (34%); la spinta al "green", sia in termini di packaging riciclabile\ecosostenibile (36%) che di produzioni biologiche (23%). Crescerà anche l'attenzione al prezzo, ma in maniera meno marcata (27%).


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla presentazione di Ersilia Di Tullio)

L'indagine Nomisma sulle imprese ortofrutticole, che ha coinvolto un campione di 40 aziende, evidenzia la capacità di resilienza del settore ortofrutticolo in un contesto di eccezionale gravità, sia per effetto della pandemia sia per gli impatti negativi sulla produzione dovuti ad eventi climatici e avversità fitopatologiche (che hanno coinvolto oltre il 70% delle aziende). Le imprese sono rimaste sempre attive, anche durante il lockdown, e hanno prontamente adottato tutte le misure necessarie per evitare il contagio, nonostante le maggiori complessità organizzative (registrate dal 70% delle imprese del campione), la dilatazione dei tempi (55%), la minore efficienza del lavoro (60%) e, conseguentemente, l'incremento dei costi (65%).


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla presentazione di Ersilia Di Tullio)

Le imprese si preparano ad affrontare un nuovo scenario post Covid-19 intercettando le nuove esigenze del consumo e pianificando il rilancio nei prossimi due anni, con attenzione soprattutto all'ampliamento e alla diversificazione dei mercati esteri (azioni pianificate nel 38% delle imprese), alla transizione ecologica nei sistemi produttivi e nel packaging (33% rispettivamente per confezioni più ecosostenibili o riciclabili e adozione di pratiche a maggiore sostenibilità ambientale), al confezionamento del prodotto fresco (31%) e alla transizione digitale dell'industria 4.0 (23%).


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine. (Foto tratta dalla presentazione di Ersilia Di Tullio)

Silvia Zucconi (foto a lato) di Nomisma ha, infine, approfondito il ruolo del packaging nelle scelte di acquisto. Due macro-trend: oggi il packaging è un driver attivo nella scelta di un prodotto alimentare (il 25% dei consumatori considera anche le caratteristiche dei materiali della confezione tra i criteri di acquisto). L'altro elemento rilevante è la consapevolezza rispetto alle molteplici funzioni del packaging.