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Presente e futuro delle colture fuori suolo: ricerca, potenzialita', applicazioni, investimenti

Il 25 marzo si è tenuta la Digital Preview di NovelFarm, la mostra convegno dedicata alle colture fuori suolo che da tre anni si svolge a Pordenone Fiere.

Il settore rappresenta una delle linee di sviluppo più importanti della produzione di cibo più abbondante e con minore impatto ambientale. Confagricoltura crede molto nel settore, come ha affermato nella sua introduzione il vice presidente Giordano Emo Capodilista, che ha messo in luce come minori sprechi e utilizzo della tecnologia debbano essere il faro per aumentare la produttività, in maniera sostenibile, e come le colture fuori suolo siano importanti per l'ambiente, l'organizzazione sociale del lavoro e la rigenerazione urbana secondo un modello agricolo-tecnologico e attraverso l'utilizzo di zone industriali ed edifici dismessi.

L'evento digitale ha statura internazionale, in linea con la vocazione della manifestazione. David Ceaser, Lead Agronomist di Agritecture Consulting, ha presentato i risultati del censimento condotto nel 2020 con la società Autogrow volto a comprendere lo scenario del settore a livello mondiale, intervistando 371 aziende di 58 Paesi (2020 CEA Census Report). In sintesi emerge la resilienza (a livello industriale nonostante molte aziende colpite dalla crisi, si registra una visione ottimista nel 95% degli intervistati) e l'influenza Covid soprattutto nei modelli di business: c'è stata una chiara diminuzione di vendita a ristoranti e hotel, mentre sono aumentate di un punto percentuale quelle dirette al consumatore e alla Gdo; infine, nel 2020 il 49% delle attività risulta avviata da neofiti del settore (nel 2019 erano il 42%).

Da sinistra: Fabio Gallo, moderatore, e Mattia Accorsi, Light Biologist di C-LED 

Un punto fondamentale è stato sottolineato: con l'indoor farming non si producono soltanto alimenti. Linda Avesani, professoressa dell'Università di Verona, ha illustrato l'impiego delle coltivazioni fuori suolo per il molecular farming per cui le piante, riprogrammate geneticamente attraverso le biotecnologie vegetali, vengono utilizzate come biofabbriche per produrre molecole ad alto valore aggiunto. I principali ambiti di applicazione sono quello farmaceutico e industriale.

I vantaggi di questo metodo sono molti: minor costo di investimenti iniziali (è sufficiente una serra), maggiore sicurezza (le piante non sono attaccate da patogeni potenzialmente pericolosi per l'uomo), scalabilità (si possono adattare alle esigenze del mercato), velocità di produzione dei composti.

Per capire come queste biofabbriche potrebbero aiutare ad affrontare la crisi pandemica, il Dipartimento di Biotecnologie dell'Università di Verona ha stimato con una simulazione i metri quadri di serra sufficienti per rispondere al fabbisogno nazionale di reagenti (9 mq), anticorpi, (20.000 mq), vaccini (12.000 mq per raggiungere le dosi richieste per l'immunità di gregge a livello nazionale).

Il punto sugli investimenti in innovazione sul mercato è spettato a Noa Segre, Corporate Transformation Senior Strategist, Envisioner di Talent Garden, la quale ha presentato un report (The State of Global Foodtech Report) sull'evoluzione di questi negli ultimi dieci anni in ambito Agrifood (che comprende: agtech, consumer apps & services, food delivery, food processing, food safety & traceability, kitchen & restaurant tech, next-gen food and drinks, surplus & waste management). I risultati fotografano un mercato molto vivace: più di 5.000 startup, più di 200 acceleratori, più di 900 business angels, 3200 venture capital e investitori e 260 aziende corporate.

A livello mondiale, la pandemia non solo non ha rallentato il settore , ma ha portato maggiori investimenti (nel 2020, 17 miliardi contro i 15 nel 2019), soprattutto in agtech e food delivery.

E in Italia? Esistono 200 startup in ambito foodtech (soprattutto food delivery, ma sta crescendo anche l'agtech), ma l'investimento è stato di soli 134 milioni di euro negli ultimi dieci anni.

Restando in Italia, il focus sull'innovazione digitale per l'indoor farming è stato presentato da Maria Pavesi, Ricercatrice dell'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università degli Studi di Brescia. Uno degli ambiti di ricerca è infatti l'Agricoltura 4.0, l'evoluzione dalla ormai classica agricoltura di precisione grazie all'inserimento nel settore di nuove tecnologie IoT, data analytics, robot e droni, ecc. 

Secondo un'analisi del mercato condotto nel 2020, il settore è ancora molto guidato dall'innovazione di macchine e attrezzature agricole per il campo aperto ma, soprattutto negli ultimi due anni, è cresciuta l'offerta di soluzioni per le coltivazioni indoor e vertical farming dove le tecnologie sono orientate per lo più alle coltivazione idroponiche, anche se si stanno aprendo a strutture differenti (dalle tradizionali serre, alle plant factory e alle coltivazioni in container in ambito urbano). La maggior parte sono volte all'ottimizzazione di fattori produttivi (come le risorse idriche) e al monitoraggio e automazione (piattaforme software, IoT, data analitycs). 

Dello stato della ricerca nel vertical farming ha parlato Michele Butturini, ricercatore alla Wageningen University, che ha illustrato la situazione attuale e posto domande per il futuro.

Il vertical farming non sembra ad oggi avere ancora le caratteristiche per "nutrire il pianeta", ma di certo contribuirà allo scopo e sarà rilevante con la produzione di alcuni tipi di alimenti (riso e grano per ora sono da escludere per una questione di costi) e per la coltivazione di prodotti ad alto valore (farmaci, cannabis, nuove varietà di colture).

Si iniziano a creare nuove varietà (strategia che diede la spinta a quella che fu la cosiddetta rivoluzione verde ) per vertical farm, usando modelli anche 3D che creano un digital twin della vertical farm per testare scenari possibili. 

La ricerca ha permesso di affinare l'utilizzo dell'illuminazione, che permette di influenzare il prodotto anche una volta raccolto, rendendo più lunga la sua shelf life; l'automazione, che oggi viene ancora poco utilizzata anche per i limiti nel riconoscimento e nella raccolta di prodotti delicati senza danneggiarli; le tecnologie basate sull'AI che permettono di affinare le scelte di climatizzazione, illuminazione, ecc.

Altri argomenti di ricerca sui quali ci si sta interrogando è come rendere ancora più sostenibile il vertical farming, che richiede molta energia elettrica, e come far sì che questo tipo di coltivazione risolva realmente i problemi di food system disparity. 

A conclusione della Digital Preview di NovelFarm, una tavola rotonda di discussione con alcuni protagonisti di questo settore che si sono confrontati su esperienze, visoni, evoluzioni del mercato, nuove coltivazioni, professionalità, consumatori, comunicazione, player e filiera produttiva: Mark Horler, presidente di UK Urban Agritech, Mattia Accorsi, Light Biologist di C-LED, Luca Travaglini, Co-founder e Co-CEO di Planet Farms, Pierluigi Giuliani, Co-founder e CEO di Agricola Moderna.

I contenuti emersi saranno approfonditi in un comunicato stampa la prossima settimana.

Insomma, un settore sempre più importante come ha sottolineato Stefano Zannier, Assessore alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il quale ha ricordato come NovelFarm rappresenti un percorso di idee condiviso tra Regione e Pordenone Fiere per guardare agli scenari di domani, partendo dalle innovazioni che diventeranno quotidianità nel prossimo futuro. A dimostrazione di questo, ha dallo scorso anno è stata attivata una linea finanziaria regionale per contribuire a sviluppare le attività agricole innovative ancora difficilmente riconducibili a schemi regolamentati e consolidati.

La giornata di Digital Preview è stata moderata da Fabio Gallo, conduttore di Linea Blu.

Le registrazioni delle conferenze saranno presto disponibili sul sito web www.novelfarmexpo.it.

Data di pubblicazione: