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Investimento da 11 milioni di dollari in Repubblica Democratica del Congo

Tecnologie italiane per l'agroparco di Lukula

Sono terminati i lavori della costruzione della piattaforma - agroparco per la lavorazione dei prodotti agricoli a Lukula (Repubblica Democratica del Congo). Consulente è l'economista Gianluca Bagnara, nell'ambito di un progetto cofinanziato dalla Banca Mondiale.

La Piattaforma di Lukula è stata realizzata, con finanziamento a fondo perduto (11 milioni di dollari), dalla Banca Mondiale per conto del Ministero delle Finanze Congolese con l'obiettivo di stimolare l'enorme potenziale agricolo del Paese, aumentandone la produzione agroindustriale, attualmente in buona parte dipendete dalle importazioni.

La piattaforma agroalimentare, realizzata nel 2019 e completata e collaudata a ottobre 2020, permette di trasformare in prodotti facilmente conservabili e direttamente consumabili tutti quei prodotti tipici della fascia equatoriale che sono caratterizzati da ottima qualità, ma con un'elevata deperibilità per la presenza di molta acqua.

"Il primo step - afferma Bagnara - ha previsto la realizzazione della linea di lavorazione della manioca, che è il tubero per eccellenza per quelle zone, come le patate lo sono in Europa. E' attiva anche una linea per la lavorazione e l'essiccazione della frutta. Altre produzioni riguardalo l'olio di palma, l'essiccazione di prodotti agricoli freschi quali cereali e legumi. La Banca Mondiale ha dato l'approvazione e avallato il collaudo. Ora Texere Congo potrà collegare i terreni, circa 4000 ettari, alla piattaforma e organizzare la filiera dai villaggi al mercato di Kinshasa. Questo rappresenta uno dei pochi casi di successo nello sviluppo delle filiere agricole in Africa, realizzato in joint-venture fra Italia ed Africa".

I macchinari forniti sono tutti di progettazione e produzione italiana, tranne l'unità di estrazione dell'olio di palma che è di costruzione cinese.

Lo smaltimento dei reflui segue le norme internazionali in termini di protezione dell'ambiente; inoltre, lo stabilimento può produrre tutti gli alimenti classificabili come biologici poiché la componente agricola non ricorre né a fertilizzanti chimici né a fitofarmaci.

"Con questo progetto da 11 milioni di dollari - aggiunge Bagnara - cerchiamo di colmare tale mancanza. Le aziende che forniranno le tecnologie sono tutte italiane. Lo scopo è quello di far lavorare gli agricoltori locali, dare lavoro a coloro che gestiranno la piattaforma e vendere i prodotti, fra cui anche riso, mais e olio di palma, in città".

Il progetto va nella direzione opposta rispetto a quanto accaduto in passato. Qui non vi sono multinazionali che producono a basso costo commodities da esportare all'estero. In questo progetto, si punta a organizzare tutta la filiera, dal campo ai supermercati nazionali.