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L'analisi dei dati per la programmazione delle future campagne del pomodoro da industria

Il "Filo rosso del pomodoro da industria", evento organizzato da ANICAV, è ormai giunto all'ottava edizione; ma quest'anno la pandemia ha modificato la modalità dell'incontro, facendolo divenire un evento virtuale. A fare da filo conduttore del webinar, la tematica circa l'importanza del valore dei dati e gli scenari dal mondo conserviero. Durante l'incontro tenutosi ieri, 3 dicembre 2020 su piattaforma Zoom, si è partiti dall'analisi dei dati della campagna che si è da poco conclusa per poter fare previsioni future.

"La campagna del pomodoro da industria 2020 ha interessato complessivamente, su scala nazionale, 65 634 ettari, di cui 28 563 nel bacino del Centro- Sud e 37 071 nel bacino Nord. La produzione italiana totale è stata pari a 5,16 milioni di tonnellate, con rese di 84,9 t/ha al Centro-Sud e di 74 t/ha al Nord". E' quanto riporta Giovanni De Angelis di Anicav. 

Le maggiori rese per ettaro al sud sono il sinonimo della coltivazione del pomodoro lungo, che fa aumentare il volume complessivamente raccolto. Però, dal confronto con le serie storiche, le rese industriali sono peggiorate negli ultimi 5 anni in entrambi gli areali. Inoltre, si sta assistendo a un'inversione di tendenza: al Sud diminuisce la produzione di pelato che invece aumenta circa del 5% al Nord, dove la produzione di concentrato scende dal 40 al 30%".

L'andamento della campagna 2020 ho visto una maggiore concentrazione di prodotto nelle settimane 33-34-35 (metà agosto) sia a nord che a sud, generando sovraccarichi alla trasformazione. E' stata un'annata segnata da non poche criticità: il coronavirus, le nuove tendenze al consumo, le rese industriali penalizzate da difficoltà di gestione del prodotto, le forti problematiche produttive dovute al difficile approvvigionamento di acqua nel foggiano (provincia più importante in temine di investimento in pomodoro da industria), che hanno comportato rese minori, dato che tale areale rappresenta i 2/3 della produzione del bacino del Centro-Sud.

"L'Italia - prosegue De Angelis - si configura come il primo esportatore per il pomodoro da industria, con una quota dell'export pari al 60%. Quest'anno, l'export è cresciuto circa del 10% in termini di valore e circa del 3% in termini di volume. Per quanto riguarda il consumo interno, è aumentato del 16,4% quello del canale retail (in valore) e del 9,7% (in volume), in funzione del fenomeno di accaparramento registratosi durante il primo lockdown".

La trasformazione non può prescindere da una programmazione colturale attenta, e quest'ultima (a sua volta) non può prescindere da dati attendibili.

Ecco che Marco Serafini, consigliere dell'Anicav, esprime un commento di respiro globale, dicendo: "La produzione mondiale del pomodoro è pari a 38.777 tonnellate, di cui la maggior parte della produzione si concentra nell'emisfero nord. In Europa, i maggiori produttori di tale referenza sono Italia, Spagna e Portogallo; ma ultimamente Russia e Ucraina si configurano come paesi emergenti (soprattutto l'Ucraina, che gode di agevolazioni per l'importazione dall'Europa)".

"In tale contesto, l'Italia resta il primo produttore, ma è il paese con il maggior costo di produzione della materia prima al mondo. Infatti, già al Nord il costo rispetto al Sud è più basso del 20% per il tondo e del 30% per il lungo, comportando uno spostamento maggiore delle produzioni di pomodoro verso il Nord Italia. A questo, poi, si somma l'inefficienza del sistema e i costi di produzione maggiori al Sud. Tra qualche anno, se queste sono le premesse non si sa cosa accadrà nel bacino del Centro-Sud".

L'importanza della conoscenza dei dati per affrontare il cambiamento, e la loro condivisione consentono di intraprendere scelte più consapevoli, in modo da garantire un valore aggiunto alla filiera. Conoscere i dati permette di gestire meglio i picchi di domanda. Conoscere a monte i dati della materia prima permette di capire cosa aspettarsi in termini di output. Il dialogo diventa dunque importante per generare valore, infatti le aziende si stanno muovendo in questo senso. 

Per Mutti, il dato è l'elemento cardine per la gestione della filiera. Tanto che le filiere che funzionano meglio sono quelle che permettono gestione e analisi dei dati.

Il Filo Rosso dà appuntamento al 2021; per il prossimo anno l'evento si terrà a Parma, in concomitanza con Cibus.