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Agrumicoltura: costi aumentati per il Covid e preoccupazione per la normativa fitosanitaria UE

"Apprendiamo degli aiuti arrivati in molte zone d'Italia per affrontare l'emergenza fitosanitaria da "Cimice asiatica" che ha colpito prevalentemente le produzioni di mele e pere (32 milioni in Veneto, 63 milioni di euro in Emilia Romagna) e ci chiediamo come mai in Sicilia stiamo ancora aspettando i 10 milioni di euro per rimediare ai danni causati sulle produzioni agrumicole da Virus Tristeza (CTV), stanziati dal Governo Renzi, con il ministro Martina, e mai visti". A denunciarlo è Giuseppe Di Silvestro, in un momento in cui i produttori della Piana di Catania si ritrovano in piena campagna agrumicola ad affrontare vecchie e nuove questioni, a cominciare propri dal virus Tristeza per finire all'emergenza pandemica. E aggiunge: "In effetti, il decreto è stato pubblicato ma rimane in attesa del dispositivo attuativo!"

Giuseppe Di Silvestro

Nel sottolineare il suo duplice ruolo di presidente dell'associazione Cia Sicilia Orientale e dell'OP Rossa di Sicilia, Di Silvestro sottolinea: "Si tratta di un'inaccettabile disparità di trattamento. Ne va della sopravvivenza stessa del comparto. Il Virus Tristeza, in quindici anni, ha devastato la quasi totalità delle coltivazioni, e ancora oggi i produttori sono costretti a farci i conti, letteralmente, avendo anticipato i costi di riconversione (circa 15 mila euro a ettaro!). Siamo ancora al 30% dei terreni riconvertiti e abbiamo in corso una ristrutturazione varietale. Se, da un lato, l'obiettivo dei produttori deve essere quello di crescere ed essere competitivi con i mercati esteri sul piano dei volumi, dall'altro però chiediamo controlli serrati sulle importazioni".

"Il pericolo è sempre dietro l'angolo – sottolinea Di Silvestro – anche i nuovi portainnesti possono essere colpiti da fitopatie. Se non possiamo fermare gli acquisti dall'estero, certamente possiamo pretendere controlli rigorosi, sulla merce in arrivo, da parte degli enti preposti: Dogana, Istituto Fitopatologico, Forestale. La nuova normativa fitosanitaria UE ci preoccupa. Nel solo 2020, in Europa sono stati registrati 27 casi di arance colpite dal Citrus Black Spot (CBS) provenienti dalla Tunisia e su limoni provenienti dall'Argentina e dal Brasile. Rilevazioni che purtroppo confermano la preoccupazione degli agricoltori circa il rischio che importazioni non controllate possano dare accesso, nel nostro territorio, a fitopatie al momento non presenti".

Guardando ad altre emergenze fitosanitarie presenti in Italia, si è visto che la prevenzione costa molto meno della "cura": l'agente del Citrus Black Spot è tra i 20 organismi nocivi prioritari riconosciuti dall'Ue, tra cui c'è anche Xylella fastidiosa che ha drammaticamente cambiato il volto dell'olivicoltura pugliese e per cui studi scientifici stimano un perdita potenziale annua della produzione europea pari a 5,5 miliardi di euro. Occorre ridurre il rischio legato alla macchia nera (CBS) già in partenza, con una normativa adeguata e un severo monitoraggio di ciò che avviene nelle aree del mondo dove la fitopatia è già presente, al contempo mantenendo alta l'attenzione ai punti di controllo del prodotto in arrivo, con più risorse e organizzazione.

L'associazione sindacale chiede che le disposizioni in vigore per prevenire l'ingresso di prodotto contaminato da Paesi come Sudafrica e Argentina siano riviste, perché non sufficienti a garantire un livello di sicurezza accettabile e che la Commissione intervenga con immediatezza laddove il numero di intercettazioni superi un certo limite soglia, bloccando le importazioni, senza dover attendere l'autosospensione da parte del paese interessato.

"Vogliamo rivolgere un appello anche agli operatori economici singoli o associati, perché non puntino su un business veloce – prosegue l'esperto – ma scommettano sulle produzioni nostrane, valorizzando l'eccellenza. Con oltre 40 mila ettari dedicati alla coltivazione delle arance a polpa rossa, (oltre l'85% dell'intera produzione) con le varietà di Tarocco, Moro e Sanguinello, il comparto rappresenta un'eccellenza al mondo tra i Paesi agrumetati".

"La campagna agrumicola, al momento, sta andando bene – ammette Di Silvestro - le produzioni in campo presentano una buona qualità e pezzatura, un buon grado zuccherino, nonostante il permanere di un periodo di prolungata siccità. Si stima che, quest'anno, i volumi cresceranno, a fronte dell'entrata in produzione di nuovi impianti. I produttori stanno affrontando l'aumento dei costi dovuti alle restrizioni richieste dalle norme anti-coronavirus che ricadono sulla gestione delle squadre di raccolta, sui mezzi a disposizione e sul reperimento dei raccoglitori. Anche nei centri di confezionamento si andranno a registrare costi maggiori, dovuti alle interruzioni del lavoro per la sanificazione dei locali durante i vari cambi turno, oltre al ritardo sui programmi delle operazioni di confezionamento".

"Noi facciamo la nostra parte e non ci tiriamo indietro, ma vorremmo che tutti gli attori della filiera da un lato, e i governi, nazionale e regionale, dall'altro, facessero lo stesso".