La manodopera straniera rappresenta ormai stabilmente un terzo della forza lavoro complessiva in agricoltura. A fine 2019, i lavoratori nati all'estero e occupati nei campi in Italia erano 368mila, su circa 900mila addetti totali, e concorrevano al 28,6% dell'occupazione complessiva in termini di giornate lavorate. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando il Dossier Statistico Immigrazione 2020, di cui è sponsor, presentato dal Centro Studi e Ricerche Idos.
Si tratta di numeri che confermano quanto la componente straniera sia diventata rilevante per il settore, come ha dimostrato anche l'emergenza Covid-19. In particolare nel lockdown, quando il settore è andato in sofferenza proprio per la mancanza di manodopera stagionale, soprattutto dai Paesi dell'Est Europa, a causa delle frontiere chiuse con blocco degli ingressi e limitazioni agli spostamenti.
Soprattutto nelle regioni del Nord, dove si concentra oltre l'87% dei lavoratori con permesso di soggiorno stagionale, le difficoltà delle imprese agricole sono state evidenti.
Ora, però, bisogna migliorare le politiche migratorie - osserva Cia - con un approccio che presuppone l'abbandono definitivo delle misure di emergenza e l'avvio di interventi seri ed efficaci sull'immigrazione, basati su due priorità: lavoro e integrazione.