Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Presentati i risultati del progetto ACQUA

Ecco come si usa l'acqua nella filiera agrumicola siciliana

Nel corso di un evento appositamente organizzato e tenutosi a Carlentini (SR) in Sicilia, lo scorso 8 ottobre 2020, sono stati presentati i risultati del progetto A.C.Q.U.A. (Agrumicultura Consapevole della Qualità e Uso dell'Acqua), realizzato dal Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia e dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell'Università di Catania, con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation.

I lavori sono stati presentati in un video reportage molto bello e pregnante di contenuti tecnici, scientifici, economici e umani, che ha dato ampio spazio alle opinioni degli imprenditori della filiera agrumicola.

Un modo diverso e accattivante per presentare i dati raccolti e le attività realizzate durante il progetto. Un punto di partenza per affrontare un tema, come quello dell'acqua, di primaria importanza per l'agrumicoltura siciliana.

Erano presenti circa 80 tra imprenditori e operatori della filiera agrumicola siciliana, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, la deputata regionale Jose Marano, il sindaco di Carlentini Giuseppe Stefio, alcuni rappresentanti delle organizzazioni di categoria, i presidenti dei consorzi di tutela delle produzioni agrumicole Dop e Igp, il direttore del Dicar Enrico Foti e il direttore del CREA Paolo Rapisarda. Insomma erano presenti, con qualche eccezione, tutti i più importanti attori del settore agrumicolo siciliano.

Il progetto ha fornito una mappatura della filiera produttiva condotta su circa 120 aziende, direttamente o indirettamente associate al Distretto Agrumi di Sicilia; una indagine sulla qualità dell'acqua impiegata per l'irrigazione; il monitoraggio ad alta risoluzione tramite droni dello stress idrico delle piante; lo sviluppo di una piattaforma WebGis per la raccolta, l'analisi e la consultazione di tutti i dati.

Inoltre, il progetto ha visto la realizzazione di un campo irriguo dimostrativo che mette a confronto diverse tipologie di impianti d'irrigazione, realizzato in collaborazione con il CREA nell'azienda sperimentale di Contrada Palazzelli a Lentini (SR) per ricercare e divulgare metodi irrigui che coniughino massima efficienza su piante e suolo e minimo utilizzo di acqua.

Federica Argentati, presidente Distretto Agrumi di Sicilia

"L'acqua - ha detto, in apertura dei lavori, Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia - è un fattore di produzione fondamentale per la filiera agrumicola. Significa qualità del prodotto finale, ma anche costi, necessità di efficienza degli impianti aziendali, delle infrastrutture e degli enti pubblici funzionali a una adeguata erogazione. Acqua significa anche uso consapevole di una risorsa fondamentale non infinita, rispetto per l'ambiente e quindi anche etica, consapevolezza e impegno collettivo, che non può e non deve mai mancare".

"I risultati di questo progetto - ha spiegato Argentati - hanno messo in evidenza profonde differenze tra i diversi territori agrumetati siciliani e tra le stesse imprese e, allo stesso tempo, ribadito, ancora una volta, la necessità improcrastinabile di una maggiore efficienza della gestione pubblica a partire dai Consorzi di Bonifica percepiti, quasi all'unanimità, negativamente, a causa di discrepanze evidenti tra costi e servizi erogati a fronte di iniziative private spesso anche tecnologicamente innovative che tuttavia, in questa situazione, rischiano di perdere di efficacia".

Tra le tante informazioni contenuti nel reportage, spicca senz'altro la mappatura della filiera e delle pratiche irrigue. Per la prima volta, è stata realizzata una "mappatura" dal basso della filiera agrumicola su un campione molto ampio di imprese (circa 120) in tutti i territori vocati all'agrumicoltura e alle produzioni di eccellenza (Arancia Rossa di Sicilia Igp, Arancia di Ribera Dop, Limone di Siracusa Igp, Limone Interdonato di Messina Igp, Limone dell'Etna Igp, Mandarino Tardivo di Ciaculli) e biologiche.

La mappatura, condotta sul campo da un team di agronomi appositamente formati, ha restituito alcune importanti informazioni: tra le altre, una produzione agrumicola a maggioranza certificata (73% è certificata Dop, Igp, Grasp) e a conduzione biologica (42% dei produttori, il 31% è in regime convenzionale, il 27% in integrato), con una prevalenza della produzione di arance (61%) e limoni (34%), un dimensionamento delle aziende che vede un'estensione media di 35 ettari per azienda su Catania/Enna, 25 su Siracusa, 4 nel Messinese, 7 nell'Agrigentino, 5 nel Palermitano.

Paolo Rapisarda, direttore CREA Acireale

E' emerso, inoltre, come la composizione dei terreni, dell'approvvigionamento idrico e delle pratiche irrigue, manifestano un range molto elevato dei consumi specifici dichiarati dalle aziende, indicativo di una gestione a volte poco efficiente dell'irrigazione, con consumi molto elevati dove l'acqua non scarseggia.

Giuseppe Di Silvestro, OP Rossa di Sicilia

Molte aziende dispongono di pozzi privati, l'acqua che viene dai consorzi di bonifica o dai consorzi irrigui privati è di fondamentale importanza, nonostante le reti distributive presentino importanti criticità e i costi siano elevati, gli invasi aziendali sono ritenuti fondamentali (li possiede il 31% dei produttori nel territorio di Catania/Enna, il 16% di quelli del territorio di Agrigento); abbiamo informazioni sul numero di irrigazioni effettuate (più di 21 per anno nel 39% dei casi), sulle tipologie degli impianti irrigui (che per il 43% sono ancora in "aspersione", tecnica meno efficiente di altre; il 40% è in "microportata", il 17% a "farfalla"); ancora pochi utilizzano sistemi tecnologici per il telecontrollo dell'irrigazione (soltanto il 7%).

Nello Musumeci, presidente Regione Sicilia

Al termine della proiezione, tra gli altri, ha colpito l'intervento del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, il quale con estrema chiarezza ha detto di aver raccolto le criticità del settore. "Vogliamo restituire i Consorzi di Bonifica agli imprenditori - ha detto Musumeci - e lasciare alla Regione la manutenzione della rete di distribuzione. Siamo impegnati nella pulizia dei fiumi, nel collaudo di 18 dighe ed è in progetto la realizzazione di "laghetti collinari" per dare alla nostra agricoltura l'acqua di cui ha bisogno e ampliare la superficie servita dai consorzi, dai 60mila ettari di oggi a 200mila". Musumeci non ha risparmiato critiche alla sua stessa amministrazione, auspicando un nuovo modus operandi al servizio dell'agrumicoltura siciliana.