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Bio in Sicily

Il limone biologico siciliano come caso di studio

Il limone siciliano batte la pandemia. Il prezioso agrume, una delle colture di pregio dell'isola, grazie alla sua qualità, proprietà organolettiche e anche al fatto che è percepito dal mercato come salutistico, ha registrato un aumentato dei volumi di vendita.
E' quanto è emerso sabato mattina a Villa Palagonia, a Bagheria, nel corso del forum regionale "Strategie di marketing e prospettive di commercializzazione del limone di Sicilia", che ha dato il via a Bio in Sicily, la due giorni organizzata dall'associazione "La Piana d'Oro", dalla Condotta Slow Food di Bagheria, dal Gal "Metropoli Est" e dall'A.P.O. Sicilia (Associazione Produttori Agrumicoli ed Ortofrutticoli) per fare il punto, in ambito regionale, nell'anno dedicato alla biodiversità, su questioni di grande attualità legate allo sviluppo sostenibile.

L'evento ha fornito l'occasione per fare il punto su strategie di marketing territoriale, politiche di sviluppo ed evoluzione del mercato del limone, con un occhio alle potenzialità commerciali ancora da sviluppare. E' emerso che il sistema Sicilia, su un prodotto simbolo come il limone, risulta vincente grazie a un'innovazione di processo che ha visto protagoniste tutte le componenti della filiera, dai produttori, ai confezionatori, fino alla Gdo. Una riforma graduale che ha avuto come capisaldi l'associazione tra i produttori, l'inversione di rotta delle politiche d'intervento dell'Unione Europea (che dal 2007 conferisce il sostegno direttamente ai produttori), l'utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, l'adesione alle certificazioni di qualità, che consentono l'accesso ai mercati europei e il mantenimento di quote di mercato, il ricambio generazionale nelle figure gestionali, evitando i processi di abbandono dei territori.

Un momento durante l'evento

Dopo il declino iniziato negli anni '70 e protrattosi per circa un quarantennio, la svolta nella coltivazione e commercializzazione del limone è arrivata nel 2008, quando dal prezzo medio di 25 centesimi al chilo si è passati ai 53 centesimi al chilo, fino ai 93 centesimi del 2016. Quest'anno, tenuto conto del prezzo elevato della stagione invernale, si è superata la cifra di 1 euro al chilogrammo.

Un ruolo importante nella promozione dell'agrume è da riservare ai Distretti Produttivi, che vantano anche l'acquisizione del marchio di origine europeo della Indicazione Geografica Protetta, l'IGP.

Il Consorzio del Limone di Siracusa IGP, il più grande in Europa, ad esempio, conta oltre 150 produttori, oltre 30 confezionatori in rappresentanza delle più importanti realtà dell'ortofrutta siciliana, circa 40 aziende che trasformano il prodotto, 1.450 ettari di produzione che rappresentano il 32% di quella nazionale. La produzione complessiva della campagna dello scorso anno è stata di otto milioni di chili, con un aumento di circa un milione di chili annuo e con un prezzo di 1,20 euro al chilogrammo. Il primo ottobre ha preso il via la nuova campagna di raccolta. A incidere positivamente sull'aumento del prezzo al chilo è stata la rivalutazione fatta dall'industria che oggi, per il limone IGP di Siracusa, paga 0,47 centesimi al chilo contro i 0,40 di qualche anno fa.

Su un altro versante, quello del Messinese jonico, si coltiva il Limone Interdonato, un frutto invernale con un ritmo di accrescimento molto elevato e un periodo di maturazione molto precoce, che consente la sua immissione al consumo già da settembre. L'areale di produzione è di circa 330 ettari, di cui circa 80 di superficie certificata IGP e 70 dedicati al biologico. La resa in prodotto fresco è compresa tra 80-130 chili per pianta.

Alto momento della manifestazione

Per il Limone dell'Etna, invece, si stimano circa 2.500 - 3.000 ettari di coltivazione, in un'area compresa fra le province di Catania e Taormina, in cui la notevole asperità del terreno, la presenza di muri a secco di pietra lavica, la difficoltà nell'attuare moderni sistemi irrigui, l'alto valore paesaggistico e il rischio di degrado ambientale sono fra i fattori più rilevanti.

Dal punto di vista varietale c'è una netta prevalenza della cultivar Femminello (70%), in prevalenza 'Femminello zagara bianca', seguita dalla cultivar Monachello (30%). Il periodo di commercializzazione abbraccia l'intero anno.

Attualmente solo una piccola parte dei limoni prodotta nella costa ionica viene commercializzata come frutto fresco, mentre la maggior parte viene avviata all'industria di trasformazione. Lo scorso 18 giugno è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea la domanda di registrazione della denominazione IGP "Limone dell'Etna".

Il Limone Verdello è coltivato nella zona che si estende da Lascari alle porte di Palermo e, negli ultimi anni, è diventato una produzione molto rivalutata. Si raccoglie nella stagione calda e deriva da una particolare tecnica di coltivazione, che permette di forzare la pianta a fiorire e dare i frutti nel periodo da maggio a settembre.

Questi frutti con buccia liscia e di colore verde chiaro, con un alto livello di acidità, quasi senza semi e molto profumati, hanno dimensioni medio-piccole e minore resa in succo, ma il loro uso è molto diffuso in cucina e per preparare cocktail e bevande estive dissetanti, oltre che per la preparazione di liquori come il limoncello. Di Limone Verdello se ne producono circa 500 ton su 80 ettari di limoneti, tutto venduto principalmente all'estero, dove va circa l'80% della produzione, mentre il restante 20% è commercializzato in Italia.

La comunità bagherese ha avviato, in collaborazione con Slow Food, un percorso giunto quasi a conclusione per ottenere il Presidio su questa importante coltivazione. "Abbiamo già presentato il disciplinare e mancano solo gli ultimi passaggi con la Fondazione Slow Food - afferma Adalberto Catanzaro, fiduciario della Condotta di Bagheria - Per noi si tratta di un'azione molto importante, perché il riconoscimento del presidio ci permetterà di portare avanti un'azione integrata di promozione del territorio alla quale lavoriamo da tempo e che coinvolgerà diversi attori delle forze economiche e produttive locali".

"Bio in Sicily ha l'ambizione di diventare il primo evento di carattere regionale sulla biodiversità - ha detto il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli - E' nostra intenzione continuare a lavorare mettendo insieme le risorse del pubblico e le competenze del privato, al fine di valorizzare e dare una nuova visione al nostro territorio, che può contare su ricettività, buona qualità della vita, promozione dei beni monumentali e dell'attività del terziario. Lavorando in sinergia con Regione e Area Metropolitana, sono certo che potremo ottenere il giusto rilancio".

Antonio Fricano, primo da dx, non è nuovo a iniziative di promozione del "Limone Verdello" bio. Qui, in una foto scattata nell'autunno del 2019, si trovava in Cina per parlare di limone siciliano. 

Un altro obiettivo per tutto il comparto agrumicolo sarà la creazione di un BioDistretto, come spiega il presidente di A.P.O. Sicilia e vicepresidente del GAL Metropoli Est Antonio Fricano: "Il Consorzio A.P.O. Sicilia e il GAL Metropoli Est stanno sviluppando un progetto di BioDistretto che coinvolga i comuni del nostro comprensorio e le istituzioni, per contribuire a consolidare una coscienza sociale volta a creare dei luoghi in cui vivere in armonia con la natura, intervenendo su tutti gli aspetti della vita quotidiana e produttiva per ridurre gli sprechi energetici e materiali, l'uso di sostanze nocive e/o inquinanti, e quant'altro si ritenga utile".

"Come Gal Metropoli Est abbiamo voluto sostenere questa manifestazione - ha aggiunto il presidente Antonio Rini - perché crediamo in queste azioni concrete sul territorio. Siamo convinti che la promozione della qualità sia l'unica in grado di portare quantità ed è a questo che miriamo".

Al termine della manifestazione, si è svolta la premiazione delle aziende bio che, con il loro lavoro, si sono distinte.