Tra le cultivar più tradizionali della Calabria, e con maggiore attenzione per quelle a più elevato rischio di estinzione, troviamo il melo Agostino.
Si tratta di un albero di piccole dimensioni, a chioma espansa, con foglie medio-grandi e lisce. Il frutto è di medio calibro, rotondeggiante e leggermente appiattito ai poli, di circa 4-5 cm di diametro.
In passato, la varietà era diffusa su tutto l'altopiano silano e in particolare a Serrastretta (Catanzaro) e nel comune di Oriolo (Cosenza), sui contrafforti ionici del Pollino. Oggi se ne contano solo pochi esemplari sparsi nelle campagne.
Il frutto, di colore giallo intenso e con polpa croccante e dolcissima, matura verso fine agosto/settembre e si conserva a lungo. In passato si utilizzava per preparare succhi di mela e confetture, tradizione che è ancora portata avanti da alcune aziende.
Tra queste, la Santa Marina di Orioli, che produce 500-600 barattoli l'anno di confettura di mela Agostina. "Utilizziamo anche la buccia – dichiara Luigi Adinolfi – ne viene fuori un prodotto dal profumo molto intenso".
Adinolfi aggiunge che è in atto uno studio dell'Arsac per il riconoscimento della biodiversità del melo Agostino. "Allo stato attuale è stata geolocalizzata la pianta più antica del nostro frutteto e si sta seguendo la coltura dalla fioritura alla maturazione del frutto per catalogare questa specie e inserirla nel registro delle biodiversità".