Come abbiamo avuto modo di scrivere nei giorni scorsi (vedi articolo correlato) la VI sesta Conferenza Internazionale sulla fitopatia degli agrumi Huanglongbing (HLB), tenutasi a Riverside (USA), ha fatto emergere un quadro piuttosto problematico a livello globale. Con il contributo di Vittoria Catara, professore associato di Patologia vegetale all'Università di Catania, abbiamo avuto la possibilità di approfondire il tema trattato in California. Dopo aver affrontato la gestione della malattia e le possibili soluzioni strategiche, in questo articolo parleremo dei danni causati da HLB e il contributo che le biotecnologie possono fornire per mitigare l'aggressività del patogeno.
Vittoria Catara
Il contributo delle biotecnologie
"Sul fronte della ricerca - ha detto la docente universitaria - le moderne tecniche di sequenziamento hanno permesso di rilevare differenze significative nel genoma del batterio, e si sta valutando il rilascio di ceppi "blandi" del batterio per mitigare l'aggressività complessiva del patogeno. Per analogia, si pensa di silenziare, attraverso knockout genico, alcuni geni dell'insetto vettore Diaphorina citri per ridurre la longevità degli adulti o la loro capacità di acquisire o trasmettere il batterio. Frattanto, si sperimentano induttori di resistenza, ma anche virus, fagi e oligonucleotidi da somministrare anche attraverso tecnologie sofisticate"
Focolai di HLB in aree urbane
"In California – ha proseguito Catara - dopo il primo accertamento di Liberibacter asiaticus nella contea di Los Angeles, avvenuto nel 2012, e il successivo rinvenimento di oltre 1.100 piante infette in aree urbane, è in atto un piano di monitoraggio capillare che si avvale anche di cani addestrati a rilevare piante infette ancor prima che mostrino sintomi. Per Il contenimento del vettore, è stato avviato un massiccio rilascio del parassitoide Tamarixia asiatica".
Sopra: tipico mosaico a chiazze gialle su foglie di arancio dolce con infezioni di Ca.Liberibacter asiaticus
Gravi danni in Florida
"Diversamente, in Florida, dove la perdita di produzione raggiunge anche l'80% - ha spiegato l'esperta - sono in valutazione sistemi di coltivazione per escludere il vettore e quindi l'infezione, ponendo le piante sotto rete, in serra o con coperture individuali. I risultati sono interessanti, ancorché costosi. Diffuso è l'impiego di ossi-tetraciclina e streptomicina (con vari coadiuvanti), per iniezione diretta al tronco".
Genetica e trasformazione genetica
"Le speranze maggiori sono riposte nella resistenza genetica delle piante, perseguita attraverso tecniche convenzionali di ibridazione con agrumi resistenti – ha concluso Vittoria Catara - In tale ottica, sono in valutazione numerosi portinnesti e varietà. Attraverso l'inserimento di geni che producono sostanze repellenti (β - carophyllene), o proteine antimicrobiche, si spera di trovare soluzioni più rapide che tuttavia non potranno fornire risultati trasferibili prima di cinque-dieci anni. Per essere poi validati in campo".