"I giochi si fanno nel nord Europa, in nazioni come i Paesi Bassi. L'Italia ha un ruolo secondario nel segmento delle cipolle; quest'anno ci avvantaggiamo perché manca prodotto da parte di tutti i principali paesi fornitori".
Lo afferma un operatore del settore che aggiunge: "Paradossalmente, alcuni commercianti italiani non vogliono vendere. Aspettano che i prezzi crescano ancora di più, ma questi miei 'colleghi' temo avranno brutte sorprese. Vero è che ci stiamo rifacendo delle perdite degli ultimi due anni, ma non ha senso fare scorte ora, con le importazioni contro-stagione che stanno aumentando".
L'operatore afferma che la cipolla dorata viene pagata all'ingrosso anche 70 cent/kg e lo scalogno 1,75 euro/kg. Sono prezzi che non si vedevano da 10 anni; si ricordi che, solo nel 2018, lo scalogno è stato pagato anche 30 centesimi, ampiamente al di sotto i costi di produzione.
"E poi vi è un aspetto che tutti conoscono, ma che nessuno menziona - afferma il commerciante - e che è legato al mantenimento di buoni rapporti con la Gdo. Io per esempio lavoro con una catena che non mi acquista certo il prodotto secondo gli attuali prezzi di mercato, bensì in linea con quanto pagato mediamente negli ultimi anni. Il concetto è quello di non speculare né quando le quotazioni sono alle stelle né quando sono depresse. Loro acquistano da me anche quando le cose vanno male, perciò si cerca di venirsi incontro anche quando la bilancia pende dalla nostra parte".