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Serve aggregare anche la cosiddetta offerta privata

Le Op servono? E a cosa? Ecco la risposta dell'esperto

La Corte di Giustizia dell'UE, con la recente sentenza del 14 novembre scorso, ha ribadito il ruolo centrale delle Organizzazioni di Produttori (OP) affermando che le concertazioni sui prezzi e sulle quantità, effettuate da esse e dalle loro associazioni (AOP) non possono costituire un'intesa ai sensi del diritto della concorrenza.
Chiediamo all'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese, chiarimenti sulla funzione svolta dalle OP nell'ambito del sistema ortofrutticolo italiano.

FreshPlaza (FP): La Politica agricola comunitaria riconosce centralità alle Organizzazioni di produttori e alle loro Associazioni (AOP).

Gualtiero Roveda (GR): L'Organizzazione comune di mercato (OCM) per il settore degli ortofrutticoli vede nelle OP e nelle AOP lo strumento principale per conseguire gli obiettivi della politica agricola comune, quali il potenziamento della competitività, l'orientamento al mercato, la riduzione delle fluttuazioni del reddito, l'aumento del consumo di ortofrutticoli e la protezione dell'ambiente. In particolare la Commissione UE, attraverso l'azione collettiva dei produttori, intende promuovere maggiore efficienza ed equità distributiva nel sistema agroalimentare.

Le prime esperienze di associazioni di produttori agricoli nel nostro Paese risalgono alla fine degli anni '70, quando in recepimento della normativa comunitaria era stato ritenuto opportuno fornire un riconoscimento giuridico alle associazioni dei produttori agricoli e definirne le funzioni.

FP: Le OP dovrebbero essere in grado di difendere il reddito degli agricoltori in sede di contrattazione con gli acquirenti.

GR: Sotto il profilo teorico, assolutamente sì. La possibilità di impiegare rappresentanti commerciali qualificati, accedere a risorse umane, finanziarie e tecniche inaccessibili alla maggioranza delle singole imprese, può migliorare sensibilmente la posizione di mercato delle associate. Inoltre, l'integrazione accresce il potere negoziale e riduce le alternative di approvvigionamento degli acquirenti, con la conseguenza di peggiorare la loro posizione contrattuale. Sul piano pratico, tuttavia, l'efficacia del sistema delineato dalla OCM nel miglioramento del potere contrattuale dei produttori agricoli rimane ancora un tema oggetto di verifica.



FP: Nonostante il dichiarato indirizzo comunitario e nazionale, il processo di aggregazione dei produttori agricoli presenta ancora limiti.
GR: E' vero. La componente organizzata non è ancora in grado di esprimere una soddisfacente concentrazione dell'offerta. Secondo gli ultimi dati disponibili, la quota di produzione commercializzata da OP/AOP, espressa in tonnellate, è del 50%. Dagli anni '90 ad oggi abbiamo assistito a un incremento importante di tale percentuale, che tuttavia non è ancora soddisfacente. Si deve anche rilevare che, negli ultimi anni, il numero di OP e di AOP è rimasto sostanzialmente stabile. Per realizzare un sistema realmente competitivo, è necessario creare le condizioni per aggregare virtuosamente anche la cosiddetta "Offerta privata". E' una realtà, quest'ultima, che raccoglie numerose imprese produttive e commerciali di primissimo livello e che non può essere trascurata se si vuole dare piena efficienza al sistema.

FP: Lo sviluppo delle OP non è omogeneo in tutto il territorio nazionale.
GR: Il livello di organizzazione e del processo di crescita dell'associazionismo ortofrutticolo presenta andamenti molto differenti tra le diverse aree del Paese. Ciò pone in evidenza il mancato superamento di problematiche tradizionalmente presenti in alcune realtà produttive.

FP: Quante sono le OP e le AOP?
GR: Secondo i dati disponibili, sono circa 300 le OP e 15 le AOP.

FP: Lo strumento fondamentale per l'azione delle Organizzazioni è il "piano operativo"?
GR: Il sostegno europeo è rivolto alle attività delle OP attraverso il finanziamento di programmi operativi pluriennali di durata dai 3 ai 5 anni, finanziati attraverso un "fondo di esercizio" alimentato dai contributi dei soci o dall'OP stessa e dal contributo comunitario, generalmente pari al 50%. L'aiuto comunitario è del 4,1% del valore della produzione commercializzata dalle OP in un determinato periodo di riferimento, e può essere elevato sino al 4,6% se la parte eccedente viene impiegata misure di prevenzione e gestione delle crisi (ritiri dal mercato, assicurazione del raccolto).

FP: Gli interventi dei programmi operativi possono essere realizzati anche presso le singole aziende dei soci?
GR: Sì. Possono essere finanziati nuovi impianti fruttiferi, operazioni colturali, serre, mezzi tecnici per la lotta biologica, etc. Nel piano operativo possono essere ricompresi anche investimenti per le strutture di condizionamento quali, a titolo d'esempio, quelli per impianti per la lavorazione e la commercializzazione, per il miglioramento della qualità.