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Cimice asiatica: solo le reti e una strategia integrata possono limitarne i danni

E' onnivora, ghiotta di frutta e semi, sverna al caldo infestando abitazioni e macchinari ed è pure cannibale. La cimice asiatica è un vero e proprio flagello per le colture e le coltivazioni di tutti i tipi dato che schiude le uova ad aprile, si accoppia a maggio e colpisce fino all'arrivo del freddo.

"Ha invaso Asia, Stati Uniti, Canada e ora è arrivata in Europa – spiega Lara Maistrello, docente del dipartimento scienze e vita dell'Università di Modena e Reggio Emilia – l'unico sistema per fermarla è la prevenzione".



Una grave minaccia, per questo "la Camera di Commercio di Verona – spiega Claudio Valente, componente di Giunta dell'ente – ha organizzato l'incontro 'La cimice asiatica: una nuova minaccia per le produzioni agricole. Biologia, ecologia ed esperienze di difesa' con l'obiettivo di informare i coltivatori in modo che siano pronti ad affrontare il temibile insetto dalla prossima campagna. Perché il sistema per difendersi pare ci sia, anche se non definitivo, grazie al lavoro di singoli centri di ricerca e dalle Università. Mai come ora è necessario un centro regionale di studi e sperimentazione per l'ortofrutta. Verona rappresenta oltre il 60% della produzione ortofrutticola regionale ed è la 7% provincia per numero di imprese. Esporta 570 milioni degli 865 regionali. Non si può aspettare oltre".

Come difendersi? La stratega di intervento deve agire su più fronti, preparando difese attive, lotta integrata, e passive, reti anti insetto, prima che la cimice schiuda le uova ma dopo l'impollinazione.



Come spiega Massimiliano Pasini del Centro Studi Agrea di Verona: "E' necessario continuare con le tecniche alternative della confusione sessuale e virus della granulosi, ad esempio. Tecniche già utilizzate per le principali avversità. Occorre usare gli fitofarmaci in modo selettivo, altrimenti si rischia di sviluppare psilla o la nascita di acari. Già isolando il frutteto con le reti antigrandine con protezioni laterali, la presenza di frutti deformi cala drasticamente".

Tanti spunti utili per una sala gremita di oltre 400 operatori, fin dall'inizio dei lavori aperti dal direttore di Veneto agricoltura, Alberto Negro. Sono intervenuti anche Mauro Boselli del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna sulle strategie di difesa per la lotta alla H. halys e Stefano Caruso del Consorzio Fitosanitario di Modena che ha presentato i metodi alternativi di lotta come l'utilizzo delle reti. Alberto Pozzebon dell'Università di Padova ha invece presentato la distribuzione, la dinamica della popolazione e l'impatto sulle colture.
Data di pubblicazione: