Kiwi dalla Grecia, primizia con qualche dubbio
La coltivazione di kiwi in Grecia continua a espandersi anche se, a partire dal 2016, il ritmo di impianto sembra essere diminuito. Attualmente sono stimati impianti per quasi 9.000 ettari complessivi. Le previsioni 2017 indicano un livello produttivo quantificato in circa 185.000 tonnellate, oltre il 15% in più rispetto alla scorsa stagione.
Una quota molto rilevante della produzione greca continua a essere destinata all'export, anche in relazione a un mercato interno che continua a rimanere molto contenuto (si stima un volume pari a non oltre le 15.000 tonnellate annue).
Il dilemma è sempre il medesimo: immettere sul mercato un prodotto dell'emisfero nord, con un grado di maturazione non ancora ideale (anche se di una varietà verde precoce), cosa può portare al consumatore? Certo è che il kiwi viene richiesto 365 giorni l'anno e ci sono periodi, come questo, in cui il prodotto dell'emisfero sud è ormai terminato, o non ha più la qualità richiesta, e quello del nord non è ancora pronto.
"Non c'è alcuna etica - ci confida un grosso commerciante di kiwi del nord Italia - ma solo mera speculazione. Si guarda alla marginalità, non ci si preoccupa della qualità. A qualcuno non gliene frega nulla di come reagirà il consumatore, se poi caleranno i consumi oppure no. Se c'è la richiesta, non si ha il coraggio di dire che è ancora presto, ma si raccoglie il prodotto a tutti i costi, per la paura di perdere il cliente; che invece andrebbe istruito, non accontentato a prescindere".