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A Bronte (CT) e' di scena sua maesta' il pistacchio

E' in pieno svolgimento da qualche settimana, nei week end, l'Expo del Pistacchio di Bronte (CT) che ingloba la relativa sagra, giunta ormai alla sua XXVIII edizione. Le attività si protrarranno nel prossimo fine settimana per chiudere domenica 1 ottobre con una miriade di attività collaterali, tese alla promozione del pistacchio locale.


Inizio percorso, nel tratto non pedonale, della manifestazione

Ripercorriamo brevemente le origini di questo straordinario prodotto, che segna le prime testimonianze in Medio Oriente ed è giunto successivamente in Sicilia grazie agli arabi, i quali hanno lasciato in eredità anche il nome del frutto "Fustuaq", ripreso nel dialetto siciliano con il termine "Frastuca", ovvero pistacchio.


Giuseppina Ruocco, volto simpatico della kermesse, in posa con i suoi prodotti

Il Pistacia Vera cresce in questa parte della Sicilia sui terreni lavici del versante sud ovest dell'Etna, tra i Comuni di Adrano, Ragalna, Biancavilla e, appunto, Bronte che fa un po' da capofila. Qui, con 4000 ha di coltura specializzata, si concentra il 90% della produzione italiana di pistacchio DOP, che rappresenta circa l'1% della produzione mondiale nella varietà prevalente detta "Bianca" o "Napoletana".

L'economia locale è basata su questa coltura ed impegna l'80% della popolazione che, a vario titolo, vive di pistacchio. Sono oltre mille, infatti, le aziende impegnate in questo settore che non conosce crisi. Eppure quest'anno un problema c'è stato...

"Quest'anno registriamo un calo di produzione del 60% e oltre a causa delle intemperie meteorologiche - dice Giuseppina Ruocco - che a maggio hanno visto una brutta gelata e in estate una grande siccità. Speriamo almeno in un aumento del prezzo che dovrebbe attestarsi a 16 euro/kg per il pistacchio DOP e a 14 euro/kg per il resto della produzione".


Stand Azienda Nové: preparazione caratteristica con carbonella della "filletta" di pistacchio, un dolce locale dalle origini incerte.

Il raccolto avviene ogni due anni, in un ciclo di annate di carica e di scarica che, clima e fitopatologie permettendo, si perpetua dal XVIII secolo. La "Bianca", a differenza delle varietà coltivate nel resto del mondo, come in Iran e California, non viene tostata e salata. Infatti da questi Paesi non arriva alcuna concorrenza, perché i loro prodotti sono destinati al consumo da snack.



Altra storia per il pistacchio turco che invece può essere utilizzato, sebbene le caratteristiche organolettiche non siano identiche a quello siciliano, in cucina e pasticceria. Tant'è che rinomate aziende etnee possiedono appezzamenti di pistacchio proprio in Turchia. Tale prodotto è destinato a linee di trasformazione dedicate, che esulano dichiaratamente da quello locale per la commercializzazione. Per la trasformazione alcune aziende arrivano a importare materia prima anche dalla California, rendendo note le varietà dei pistacchi usati sui propri siti aziendali e fugando in tal modo ogni insinuazione su dubbie commistioni.


Sopra e sotto: momenti durante il cooking show di piazza Spidalieri



Tornando alla Sagra, quest'anno si è svolta (almeno fin qui) in un clima di consueta serenità. Corso Umberto, la strada principale del paese, accentra la quasi totalità degli stand aziendali (che non sono certo quelli delle fiere internazionali). Degne di nota solo poche attività commerciali, specializzate nella vendita di pistacchio in tutte le sue pregiate forme, oltre ad almeno un ristorante il cui menù è incentrato sull'oro verde, da cui prende il nome in arabo. Culmine del percorso, piazza Spidalieri che ha ospitato interessanti cooking show e laboratori di gusto.


Ristorazione di livello legata al pistacchio di Bronte, un connubio vincente

L'evento si allinea alla tradizione delle sagre paesane, in grado di movimentare prevalentemente la vita dei residenti. Il prossimo weekend, a partire da venerdì 29 settembre, sarà ancora ricco di manifestazioni collaterali. Domenica primo ottobre, in serata, la manifestazione darà l'arrivederci all'anno venturo.