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Amarene: una tradizione storica che merita un futuro. A Formigine (MO) presentato un progetto in piu' fasi

Prendi una bella giornata già estiva, un parterre di esperti, un'azienda agricola disposta ad aprire le porte a tutti, un'amministrazione comunale attenta al territorio: ed ecco la miscela perfetta per un appuntamento a tema. Stiamo parlando di "Amarenando", un'iniziativa dedicata alle amarene, organizzata dal Comune di Formigine (MO) e dalla Proloco, in collaborazione con l'azienda agricola Piombini Ivo di Casinalbo (MO).


Foto sopra: dettaglio di amarene. Foto sotto: Ivo Piombini insieme alla moglie Franca presso la loro azienda.



Quest'anno, sotto la regia di Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Accademia Nazionale di Agricoltura e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è stato organizzato anche un convegno dal titolo "Le amarene, piccoli frutti dalle grandi potenzialità. Tradizione, innovazione, benessere", con la partecipazione di importanti relatori e di tutte le principali autorità. Location, la Sala consiliare del Castello di Formigine.



Dopo i saluti di Maria Costi, sindaco di Formigine, dell'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli, di Gian Domenico Tomei consigliere Provincia di Modena, di Lisa Bellocchi vicepresidente della rete europea dei giornalisti agricoli (la quale ci ha rivelato come "Il giardino dei ciliegi" di Cechov sia, leggendo il titolo originale in Russo, un giardino di amarene!) e di Pietro Ghinelli presidente della Proloco di Formigine, i lavori del convegno sono stati moderati dal professor Cesare Intrieri, emerito dell'Università di Bologna e membro dell'Accademia Nazionale di Agricoltura.


Foto di gruppo, con i relatori e le autorità. Sotto: la sala.



Come emerso dalla prima relazione, a cura del professor Rino Ghelfi del Dipartimento di Scienze agrarie dell'Università di Bologna, il ciliegio acido ha radici molto lontane. Il professore ne ha riassunto infatti ben 5 secoli di storia, ma non solo. Nella relazione infatti sono emerse anche le informazioni commerciali e quelle relative agli aspetti economici che riguardano la coltivazione di amarene. Pertanto, oltre ad alcune curiosità come la presenza della confettura di amarene nel ricettario dell'Artusi o l'abitudine di Napoleone di bere maraschino al fine di celebrare le sue vittorie militari, si è anche fatto un bilancio sulle produzioni mondiali di ciliegio acido, evidenziandone la crescita tanto delle superfici quanto delle produzioni.


Prof. Rino Ghelfi.

Oggi l'Europa conta per oltre il 50% della produzione globale di amarene, con Russia, Polonia, Ucraina e Turchia come principali paesi produttori. L'Italia rappresenta solo il 3% delle superfici e il 2% della produzione, segno che esistono grandi margini di crescita.

Le superfici ad amarena in Italia assommano a circa 1.600 ettari; la ciliegia acida (che, pure, avrebbe alcuni vantaggi su quella dolce - vedasi slide qui sotto), equivale soltanto a un 5% rispetto alla produzione nazionale di ciliegie dolci. Coltivazioni significative di amarene in Italia si riscontrano in sole cinque regioni: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Campania.



In Italia, la pianta passò gradualmente dall'essere considerata una ornamentale al divenire una vera e propria pianta commerciale; tuttavia negli anni 60-70, la coltura entrò in crisi per via della forte concorrenza da parte della merce dell'Est europeo, proposta a prezzi inferiori rispetto a quelli italiani, dove la raccolta manuale era la voce di costo più importante (e lo è tutt'oggi).

L'unica via da percorrere per un possibile rilancio della coltivazione del ciliegio acido in Italia è quella della valorizzazione, da una parte, del prodotto locale, insieme a una razionalizzazione, dall'altra parte, dei costi di gestione, con impianti "industriali", a rapida entrata in produzione, elevata resa e che agevolino le operazioni colturali (potatura e raccolta); dunque più meccanizzati.

I ricercatori Ghelfi e Palmieri hanno a tal proposito effettuato un confronto tra tre diversi modelli produttivi, con differenti densità di impianto e con raccolta manuale oppure meccanizzata, a sua volta suddivisa nelle modalità a scuotimento e a raccolta continuativa sulla fila.


I tre impianti posti a confronto.

Il confronto tra i costi del modello tradizionale e quelli dei modelli meccanizzati non lasciano adito a dubbi: l'unico modo per rendere la coltivazione economicamente sostenibile è passare a un impianto ad alta densità, con le nuove tecniche di raccolta meccanizzata; in questo modo, si dimezzano i costi totali di produzione (da € 0,60 a € 0,30/kg). Oggi insomma esistono tutte le premesse per rendere la coltura un investimento remunerativo, anche se bisognerebbe contemporaneamente promuovere i consumi, che appaiono in stallo.

Che le soluzioni tecnologiche siano già a portata di mano, è emerso dalla accurata relazione del professore emerito del Dipartimento di Orticoltura della Michigan State University, Ronald L. Perry, il quale sta da tempo valutando, insieme ad altri ricercatori, varie tecniche di raccolta meccanizzata delle amarene, alternative al metodo della scuotitura che purtroppo, a lungo andare, può danneggiare irreversibilmente la pianta. Tale metodo, inoltre, non può essere applicato prima dei cinque o sei anni di età della pianta e necessita di un sesto d'impianto ampio. Inoltre, richiede l'applicazione di Ethephon® circa 10-14 giorni prima del raccolto, che induce chimicamente l'abscissione del pedicello. Lo scuotimento deve avere durata molto breve, massimo una trentina di secondi.


Il Prof. Ron Perry.

Il cambio di strategia discende da precedenti studi polacchi che avevano utilizzato macchinari a scavallamento della pianta per la raccolta continuativa su fila nel settore dei piccoli frutti. Nasce così anche presso l'Università del Michigan, a partire dal 2008, uno studio su questi macchinari Ad oggi ci sono complessivamente 32 ettari ottimizzati per il nuovo sistema di raccolta, che consiste in un sistema a denti rotanti montato su due aspi verticali chiamato "twin-tower rotary-tine", in grado di raccogliere efficacemente i frutti provocando danni minimi.



Ciò ha condotto l'Università del Michigan ad avviare diversi filoni collegati di ricerca; in primo luogo perché la cultivar maggiormente utilizzata nella zona, la Montmorency, è una pianta vigorosa, con uno sviluppo che mal si adatta - in altezza e larghezza - alle nuove macchine soprachioma. Sono stati pertanto testati diversi tipi di potatura, tanto estiva quanto invernale, e di taglio dell'apparato radicale per contenere lo sviluppo della chioma.

Rispetto al metodo della potatura, però, anche più promettente sembra l'utilizzo di portinnesti nanizzanti, in quanto comporta minori conseguenze sul calibro delle amarene, e non incide sulla produttività.

Grazie ai nuovi macchinari per la raccolta continua con bacchette rotanti (la rotazione avviene a folle, in quanto è l'impatto con la pianta stessa a innescare il movimento, mentre la vibrazione delle bacchette è motorizzata) si può procedere alla meccanizzazione della raccolta anche in tempi più anticipati rispetto alle scuotitrici tradizionali.


Tabella di confronto tra metodo di raccolta a scuotimento e metodo di raccolta meccanica in continuo.

Inoltre, si può allevare la pianta con un tronco meno alto rispetto a prima. Finora, le sperimentazioni hanno individuato la velocità ideale di avanzamento, il tipo più idoneo di vibrazione meccanica delle bacchette e hanno stabilito che si può effettuare la raccolta con il sistema continuo in linea su piante alte fino a 4 metri. Dopo la raccolta, le amarene vengono raffreddate rapidamente in vasche di acqua a 7 gradi centigradi.



L'investimento economico in una raccolta meccanizzata di questo genere è assai variabile, a seconda che il macchinario sia al traino di un trattore, per esempio, oppure un mezzo semovente. In ogni caso, il costo non differisce più di tanto da quello dei tradizionali macchinari a scuotimento della pianta. (Per maggiori info sulle ricerche condotte in USA - leggi precedente articolo).

L'ultima relazione, a cura della professoressa Maria Plessi del Dipartimento Scienze della Vita dell'Università di Modena e Reggio Emilia ha posto in evidenza gli studi effettuati fin qui in merito al profilo nutrizionale e funzionale delle amarene, in confronto con le ciliegie. Gli studi effettuati riguardano prevalentemente il prodotto fresco, mentre scarseggiano approfondimenti sul prodotto trasformato.

In linea di massima, comunque, l'amarena presenta un minor contenuto di zuccheri rispetto alla ciliegia dolce, ma una componente superiore di acido malico, di saccarosio, di vitamina A e precursori del Beta-carotene. Di particolare interesse, ai fini dell'utilizzo funzionale, la presenza di polifenoli, in particolare di antocianine. Le amarene figurano al 14mo posto nell'elenco statunitense dei 50 alimenti più antiossidanti. Tale valore rende inoltre il prodotto consigliabile nella dieta delle persone anziane.



Tra le curiosità, la relativamente elevata presenza di melatonina nelle amarene, il cui consumo è dunque consigliabile nel trattamento dei disturbi del sonno. Il succo di amarena, inoltre, si è rivelato utile nell'alleviare il dolore muscolare derivante da esercizio fisico e nel trattamento contro l'obesità. Pur in assenza di un numero significativo di studi, i prodotti trasformati dovrebbero presentare, come nel caso del pomodoro cotto, una maggiore attività antiossidante.

Dopo un breve dibattito con alcune domande da parte dei presenti, tra i quali il noto imprenditore Alberto Mario Levi, pioniere nella frutticoltura specializzata industriale, con meccanizzazione degli impianti, le conclusioni sono andate al professor Stefano Lugli, del Dip. di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, il quale si è detto soddisfatto per la riuscita del convegno, molto partecipato e quantomai trasversale come argomenti.


L'intervento di Levi, con una domanda rivolta al Prof. Perry circa la vita attesa delle piante soggette a raccolta meccanica. Al momento, non esistono però informazioni a tal riguardo.

L'evoluzione tecnica nella coltura dell'amarena è relativamente recente: comincia grazie alla lungimiranza proprio di Levi e ai suoi importanti investimenti effettuati nella pianura modenese, che videro come passo successivo il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta alla confettura di Amarene brusche di Modena. Un riconoscimento non da poco, se consideriamo che è stato il primo caso in Europa di una tutela geografica a un prodotto trasformato.


Il Prof. Stefano Lugli, convener del convegno sulle amarene.

La crisi dell'amarena, dovuta alla concorrenza da parte del prodotto estero, si potrà superare solo trasferendo innovazione in campo. Stefano Lugli ha illustrato il progetto che l'Università di Bologna sta portando avanti in questa direzione e che vede due tappe: la prima consiste nell'innovazione varietale e nella realizzazione di impianti pedonali a duplice attitudine; alcuni idonei alla raccolta manuale, altri a quella meccanica con una doppia destinazione commerciale (prodotto fresco o trasformato).

La selezione varietale introdotta in Italia è quella denominata Rio Cerca®, in collaborazione con la Cornell University. La pianta, che non necessita di portinnesto, ha sviluppo compatto e assurgente, con chioma che occupa poco spazio. I calibri dei frutti sono intorno ai 26 mm. I frutti presentano un ottimo livello zuccherino, con un'acidità relativamente bassa. La cultivar si presta pertanto al consumo fresco e anche a trasformati di vario genere.



La prima fase di sperimentazione, svoltasi nel 2010 presso presso il Centro didattico sperimentale di Cadriano (BO), ha consentito di ottenere una produzione di 25 tonnellate per ettaro.

La seconda tappa del progetto di ricerca era quella di individuare un'azienda agricola con la quale effettuare un impianto sperimentale ad alta densità, su cui in futuro utilizzare i macchinari più evoluti per la raccolta meccanizzata.


L'imprenditore Ivo Piombini ha spiegato che la scelta di destinare una parte dell'azienda all'impianto sperimentale di amarene ad alta densità dell'Università di Bologna è stata dovuta in primo luogo proprio alla bontà della nuova cultivar Rio Cerca®.



L'azienda individuata per questo secondo step è stata quella di Ivo Piombini, premiato nell'occasione di Amarenando 2017 con la consegna del primo premio Amarena d'Oro dal sindaco di Formigine e dall'assessore Caselli, con la motivazione di aver saputo mettere in rete pubblico e privato, coniugando anche gli aspetti del turismo, del benessere e dell'ospitalità.


La consegna del primo premio Amarena d'Oro.

Presso la tenuta Ca' del Rio, di proprietà della famiglia Piombini, dove nel pomeriggio si sono svolte iniziative aperte al pubblico, sono visibili tanto gli impianti tradizionali di amarene, quanto il nuovo impianto sperimentale realizzato tre anni fa in collaborazione con l'Università di Bologna, e giunto quest'anno al suo primo raccolto.



La tenuta Ca' del Rio, che ospita anche un ristorante, è in grado di fornire prodotto intero o denocciolato, sia a clienti dell'industria, sia al dettaglio. L'azienda inoltre trasforma in proprio una parte del prodotto, per la realizzazione della cosiddetta amarena fritta, oppure per i succhi. La raccolta dei frutti avviene, ameno per ora, rigorosamente a mano.



L'edizione 2017 di Amarenando si è conclusa con un pomeriggio all'aria aperta, con varie iniziative ludico-educative.