
La varietà di riferimento è Portola che, grazie alla sua adattabilità alle condizioni pedoclimatiche piemontesi, rappresenta il 50% della produzione, nonostante il trend sia in diminuzione in quanto Portola è una pianta di buona vigoria, ma è molto suscettibile ad antracnosi. Produce frutti di forma conica, colore aranciato chiaro brillante con una polpa di consistenza medio elevata, ma il sapore è penalizzato dalle raccolte anticipate. Per queste ragioni, la ricerca in corso è rivolta a mettere a punto varietà che catturino l'attenzione del consumatore: più dolci e aromatiche.
Dai dati di produzione commerciale per pianta, le cultivar hanno prodotto da 400g, le più scarse come Mara des Bois, a 900g di fragole, le più produttive come Florina.
"Dopo il primo anno di osservazione, sono risultate interessanti le cultivar rifiorenti Altesse, Cabrillo, Furore, CIVRH530 e G1-33-3. Queste cultivar hanno risposto bene per quanto riguarda la vigoria della pianta, la forma e le caratteristiche organolettiche del frutto, tuttavia presentano alcune criticità legate alla colorazione e alla consistenza della polpa che richiedono un approfondimento", sottolinea Giordano.
La fragola è tornata a giocare un ruolo interessante per le aziende piemontesi, specie nelle aree pedemontane. Le superfici coltivate presentano un andamento crescente, che ha superato i 150 ettari nel 2016. Le varietà rifiorenti, grazie alla scalarità della raccolta, consentono di programmare un'offerta costante di frutti locali.

Se da un lato aumentano le superfici, dall'altro aumentano le preoccupazioni per i danni causati da Drosophila suzukii sui piccoli frutti, che rappresentano un comparto importante nell'areale cuneese.

Carli ha presentato i risultati, raggiunti nell'ambito del Progetto DROSUZ finanziato dalla Regione Piemonte, sul monitoraggio dell'insetto nelle aree orticole vicino a Boves (CN) e sull'impiego di reti antinsetto nel biennio 2015-16.

Proprio a Montefallonio, località dove fu rilevata per la prima volta la D. suzukii nel 2010, l'impiego delle reti ha consentito di registrare un danno di circa 2% sotto rete contro il 40% di danno all'esterno del tunnel. Per raggiungere questa efficacia, è fondamentale fare attenzione al posizionamento delle reti, alla gestione degli accessi e soprattutto evitare che avvengano accessi accidentali.
Oltre all'impiego di reti antinsetto, Agrion - in collaborazione con il Disafa dell'Università di Torino - sta valutando l'impiego del limitatore naturale Trichopria drosophilae. Dalle prove effettuate, è emerso che T. drosophilae è un parassitoide occasionale: "Va comunque considerato come metodo di lotta da abbinare agli altri – spiega Carli – in quanto il campionamento ha evidenziato la presenza del parassitoide in campo; tuttavia un'eventuale strategia di intervento deve essere approfondita".