Il prodotto, che Freddi commercializza in esclusiva per il Sud Europa, ossia Italia e penisola iberica, "è di un rosa molto acceso e con lo stesso gusto del semilungo, ma si sbuccia più facilmente, quasi fosse un easy-peel", continua Freddi. Al contempo, il commerciante sta studiando anche un nuovo packaging. "Si tratta di una novità che credo il consumatore apprezzerà".
"Più gusto. Più charme. Più Valore" è il claim del nuovo prodotto. "Più gusto perché – continua Freddi - negli areali del piacentino, del parmense e del reggiano abbiamo individuato i produttori migliori e, grazie a una precisa mappatura dei terreni, quegli areali in grado di produrre lo scalogno migliore, con il gusto che il consumatore cerca". Lo charme in più è invece dettato dalla forma. Il terzo elemento, quello del valore, abbraccia un tema più ampio ed è legato alla redditività della filiera, dal produttore al punto vendita.

Lo scalogno di Freddi.
L'obiettivo dello scalogno 3.0 è anche, continua, "fornire un'alternativa allo scalogno francese, che oggi può costare un euro, domani due (proprio in questi giorni si segnala un suo aumento dei prezzi, cfr. FreshPlaza del 02/12/2016), ma spesso c'è qualcuno che ci rimette. Con questo progetto l'idea è invece che tutti gli operatori della filiera siano soddisfatti. E' un valore aggiunto. Se il produttore è contento, si crea un circolo virtuoso tale per cui investe in certificazioni e macchinari, ascolta i consigli che gli vengono forniti, avviando un circolo virtuoso che spesso in altri settori commodity non si vede. La Gdo invece ha la sicurezza di ottenere un prodotto di qualità, frutto di un territorio vocato, con la possibilità di programmare qualsiasi quantità per ogni piattaforma".
Siamo alla stregua del prodotto etico, insomma. "Il prodotto che vale – spiega Freddi – va premiato, non solo sul prezzo, ma anche sulla programmazione: sono in pochi a farla, ma se non lo facciamo sullo scalogno ci tiriamo la zappa sui piedi". Del resto, quello dello scalogno italiano è un mercato produttivo particolare, più unico che raro se pensiamo a tutto il paniere delle produzioni italiane.
"Lo scalogno da seme è un club, una produzione di nicchia, che si fa solo in base alle richieste: si semina solo se si ha la certezza della vendita, anche perché il costo d'investimento sul seme è ingente, molto maggiore, in proporzione, che per altre colture. E così deve restare, perché il rischio è di fare la fine delle cipolle dorate di quest'anno". Il rifermento è all'attualità - che si trascina da mesi ormai - della situazione commerciale per questo tipo di cipolla: visti i prezzi interessanti dell'anno scorso, in tanti le hanno seminate, mentre in diversi si sono improvvisati cipollai comprando macchinari, con il risultato che il mercato è stato invaso di prodotto, con le vendite al palo e conseguenze facilmente intuibili.
Freddi ha anche lanciato on line un nuovo sito, con tanto di ricettario per cucinare cipolle, cipolle Borettana e scalogno, con ricette firmate dalla food blogger Daniela Tornato.

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