
Nel 2016, in Piemonte, in particolare nell'areale cuneese in cui ci sono 5500 ettari coltivati, la produzione ha raggiunto le 200mila tonnellate di mele.
Innovazione varietale

Agrion introduce e valuta i nuovi materiali provenienti dai principali centri di miglioramento varietale di tutto il mondo. Tutte le nuove varietà disponibili a livello internazionale sono studiate in fase di prototipo: oltre al perfezionamento dei gruppi varietali più diffusi come i nuovi cloni di Gala, sono state presentate varietà di elevata qualità e facilmente gestibili in campo grazie alla resistenza/tolleranza a ticchiolatura.
Fra le varietà che si stanno sviluppando, Lorenzo Berra sottolinea Inored Story®, Dalinette*, Fujion* e Opal®.

"In Piemonte in questi anni si è investito su diverse varietà del Gruppo Gala ottenendo una produzione con uno standard estetico elevato. Quest'anno la colorazione è stata buona – continua Lorenzo – con una durezza elevata di circa 8-8,5 kg/cm2 e 12,5-13°Brix. Ciononostante, restano le due principali criticità legate alla regressione totale del colore e la colorazione tardiva".
Per quanto riguarda il Gruppo Red Delicious, lo standard estetico è, anche per le mele di questo gruppo, elevato ma resta il problema del portinnesto. Mentre pare esserci un ritorno di interesse per le varietà a buccia gialla.


Davide Nari ha illustrato i risultati relativi alla combinazione varietà/portinnesto: "Se si realizza un nuovo impianto su suolo vergine oppure dopo actinidia, si consiglia l'utilizza dei portinnesti M9 T337 e Pajam®1 per le mele del Gruppo Gala, Fuji, Golden e Braeburn; mentre in caso di reimpianto oppure impianto su suoli poco fertili si suggeriscono i portinnesti M9 EMLA e Pajam®2. In generale, nel nostro areale si preferisce l'M9 al Pajam poiché il primo ha una minore attività pollonifera."

Cimice asiatica

"E' arrivata in Piemonte nel 2013 – afferma Giacomo Ballari, Presidente di Agrion – Da allora, grazie all'assenza di efficaci limitatori naturali, si è diffusa in modo esponenziale, arrivando ad interessare quasi tutto il territorio regionale e colpendo prima le specie frutticole, poi le orticole e il nocciolo, e quest'anno anche mais e soia. I danni sulla frutta sono stati notevoli, soprattutto su pero e pesco, con frutti deformati in seguito alle punture.
La grande minaccia che arriva da questa cimice sta nel fatto che, non solo non ha efficaci limitatori naturali ma è anche un fitofago ubiquitario, cioè non specializzato. Si trova su quasi tutte le specie coltivate e non, compie rapidi spostamenti anche su distanze relativamente lunghe colonizzando da un anno all'altro interi territori. Dal 2015 al 2016, la cimice asiatica si è trasformata nella principale avversità in campo soprattutto su pero e pesco, passando davanti a tutte le altre avversità, quali colpo di fuoco, psilla, necrosi batterica delle gemme e maculatura su pero, come anche scatolato, tripide estivo, monilia alla raccolta e forficula su pesco.
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Graziano Vittone (a destra), responsabile Agrion del coordinamento tecnico, e Simone Bardella (a sinistra) hanno presentato le prove sperimentali condotte nel 2016 in collaborazione con il Servizio fitosanitario regionale, che hanno consentito di individuare le soglie di intervento, le sostanze attive utilizzabili nell'ambito di una difesa sostenibile e soprattutto gli accorgimenti colturali per contrastare le migrazioni delle cimici negli appezzamenti.
Agrion coordina i tecnici di base che, con bollettini tecnici tempestivi alle aziende, hanno monitorato puntualmente le migrazioni e fatto in modo che gli agricoltori potessero adottare strategie di difesa e accorgimenti agronomici che hanno limitato la pressione delle popolazioni di cimici sulle colture.
Al momento non si conoscono predatori delle forme mobili mentre sono in corso studi sull'attività di alcuni parassitoidi – riferisce Graziano Vittone di Agrion.

In particolare, la ricercatrice si è soffermata sull'importanza delle tecniche utilizzate per saggiare l'efficacia di parassitoidi oofagi sulle ovature della H. halys. Dalle prove condotte, si può dire che attualmente sono pochi i parassitoidi oofagi indigeni in grado di adattarsi a H. halys e sono soltanto parassitoidi generalisti.
Anastatus bifasciatus sembra essere l'unico parassitoide in grado di contenere in parte la popolazione di H. halys - spiega Tavella - tuttavia merita approfondire lo studio su Trissolcus sp. che potrebbe in futuro svolgere in Europa un ruolo analogo a quello svolto da Trissolcus japonicus in Cina, dove la cimice non rappresenta un problema.
