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L'aggregazione non e' solo uno strumento per resistere: il parere di alcuni protagonisti della cooperazione agroalimentare

Politica di marchio per identificare il prodotto e trasmettere valori, seguire il consumatore-tipo in continuo e sempre più rapido cambiamento, aggregazione per fornire più servizi e innovare il prodotto, fornire nuove proposte di consumo. Queste alcune delle linee guida ritenute necessarie dagli operatori del settore per il comparto della cooperazione agroalimentare, emerse a Roma il 6 dicembre 2016 al Palazzo della Cooperazione in via Torino, per la presentazione dal rapporto annuale dell'Osservatorio della cooperazione agricola italiana (leggi articolo correlato).



"Le cooperative devono essere imprese, ma mantengono uno strettissimo rapporto con gli aderenti, non c'è scollamento dai soci che rimangono il cuore di questi sistemi produttivi – ha sottolineato il professore Corrado Giacomini, già ordinario di Economia agro-alimentare presso il Dipartimento di Economia e preside della Facoltà di Economia, Università di Parma – rapporto imprescindibile per il trasferimento di valori e qualità. Il rapporto dell'Osservatorio evidenzia errori e successi, ma è anche vitale per il ministero delle Politiche agricole. L'Europa evidenzia le politiche di filiera e la cooperativa non può che essere strumento fondamentale per i sistemi di filiera".


Giorgio Mercuri e il Prof. Giacomini.

"Il marchio è oggi importante, vitale perché consente di trasmettere valori e di essere riconoscibili da parte del consumatore – ha rimarcato Pier Paolo Rosetti di Conserve Italia con marchi come Valfrutta e Cirio – Con i nostri marchi vogliamo portare nel mercato concetti oggi vincenti del benessere, del biologico, della sicurezza nell'acquisto dei prodotti. Ma all'interno dei marchi deve esserci l'innovazione in termini di prodotto, packaging, processi produttivi dalla cottura alla conservazione e altro. Questa differenziazione che in primo luogo è qualitativa, permette ai consumatori di scegliere meglio e alle cooperative di essere presenti all'estro su gradini superiori, fattore ancora più importante per un prodotto europeo". Lo sbarco oltreoceano di Conserve Italia ha permesso di trovare mercati con ampi spazi d'affermazione, "mentre da noi gli ambiti di sviluppo sono ormai limitati", ha concluso Rosetti.


Rosetti, Mazzini, Carletti

"A parità di qualità e condizioni commerciali, preferisco sempre la cooperativa. In Coop il 28% del fatturato dell'ortofrutta è generato dal mondo delle cooperative – ha rimarcato Claudio Mazzini, responsabile settori Ortofrutta, Freschi e Freschissimi di Coop Italia – e negli anni è cresciuto con l'aumentare delle dimensioni della cooperazione. Problemi al Sud, dove l'aggregazione latita mentre sarebbe necessaria per dare quei servizi che il 'bello e piccolo' non può dare. Altra misura del forte movimento all'aggregazione viene proprio dalla Coop: anni fa eravamo 300 cooperative di consumo, mentre oggi siamo sette".

"Bisogna aggregarsi per resistere ma non solo – ha proseguito Mazzini - Serve per essere efficienti, per rinnovarsi e portare innovazione. Nei freschissimi uno dei problemi è l'assenza di una politica di marchio. Melinda è l'unico grande esempio positivo, ha superato Chiquita, è stato ben pubblicizzato e accomunato a concetti fondamentali legati al territorio e al prodotto. Non basta il solo 'Made in Italy'. Abbiamo un sapere e una qualità che dobbiamo saper trasmettere con una politica di marca".

Anche nel caso di Parmareggio raccontato dall'amministratore delegato Giuliano Carletti, si è assistito a un'innovazione importante del prodotto, anche se il Parmigiano Reggiano è uno dei brand più conosciuti al mondo: 150 milioni di chili prodotti all'anno con una rotta chiara per trovare nuovi sbocchi e aggiungere valore al brand stesso, quindi assoluta ricerca della qualità, offrire prodotti con diversi tipi di invecchiamento, proporre nuovi metodi di consumo e innovazioni. L'esempio viene dallo snack confezionato, la proposta della merenda che vede insieme più prodotti, un matrimonio fatto per esempio con con Valfrutta e in un'unica confezione un succo, un formaggino Parmareggio e grissini, oppure l'abbinamento del Parmareggio Snack, frutta secca e frullato Valfrutta 100% frutta al gusto pera: di tali abbinamenti ne sono stati fatti diversi. "Queste innovazioni e proposte di prodotto – ha chiuso Carletti – sono vie maestre per dare nuovi stimoli al consumatore fornendo nuove segmentazioni di mercato e senza lasciarlo alla sola ricerca del rapporto migliore chilo/prezzo per il parmigiano".

"I consumi qui sono stagnanti, tuttavia abbiamo fattori rilevanti – ha concluso Claudio Mazzini – L'arrivo di burger vegetali, le zuppe pronte che hanno generato un +60% nella categoria, questo solo per fare alcuni esempi. Il consumatore sta cambiando velocemente, dobbiamo stargli a fianco, non dico precederlo, ma seguirlo a ogni passo. Dai 50 anni a salire e dai 50 anni a scendere fino ai più giovani, abbiamo due pubblici nettamente differenti, del tutto diversi: dobbiamo essere capaci di parlare a entrambi".

Autore: G.G. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: