Calabria: in agrumicoltura c'e' chi lavora nella legalita' e difendendo la remunerazione dei produttori
Prendiamo il caso della organizzazione di produttori OP Agri D.O.C. 2 di Corigliano Calabro, nel cuore della Piana di Sibari, che produce e commercializza agrumi, frutta estiva, angurie e patate.
Il direttore commerciale, Stefano Pirillo, ci comunica: "Il settore agrumicolo attraversa ormai da diversi anni momenti poco felici. Il periodo di maggiore confusione e disperazione va orientativamente (e ogni anno!) dal 15 novembre al 31 dicembre".
Nonostante questo, forte di un'attenta e importante programmazione e innovazione di prodotto e di processo, con l'allungamento della stagionalità degli agrumi da ottobre a maggio, con standard qualitativi di ottimo livello, formando il personale e utilizzando le più rigorose pratiche colturali eco-compatibili ed etico-sostenibili, oggi l'OP è in grado di "interloquire commercialmente" con importanti catene della Gdo, in particolare con Coop Italia, dove da anni rappresenta una delle aziende di riferimento per produzione e commercializzazione di agrumi (Clementine e Arance), nonché figura tra i più importanti fornitori.
"Operiamo - ribadisce Pirillo - in pieno regime di legalità e di più equa remunerazione nei confronti deiproduttori agrumicoli, secondo i dettami e la filosofia comportamentaleed etica di Coop Italia e di altre importanti catene della Gdo".
Una conferma che giunge dallo stesso responsabile nazionale Ortofrutta di Coop Italia, Claudio Mazzini (dal primo dicembre sarà responsabile nazionale freschissimi per la stessa catena, Ndr): "Dobbiamo fare dei distinguo molto netti anche nei territori dove esistono ancora sacche di illegalità o di sfruttamento. E' bene continuare a lottare contro questi fenomeni, ma è altrettanto importante ribadire che la distribuzione intende premiare le aziende sane. Noi lo stiamo facendo convintamente da due anni, e non solo a parole, con la campagna "Buoni e giusti Coop". Nei fatti, abbiamo deciso una linea chiara, che è quella di collaborare solo con le imprese che lavorano nella legalità e che rispondono ai principi etici di una filiera sana e trasparente.
"Lo spaccato solo negativo che alle volte viene fornito di alcuni territori non risponde alla realtà - conclude Mazzini - E il fatto che gli operatori della produzione si sentano chiamati in causa per difendere il proprio lavoro è il segno più tangibile di questo".