Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Cambiamento climatico: le Pmi italiane sottovalutano ancora il rischio

Quattro Pmi su 5 nel mondo temono gli impatti del cambiamento climatico sul business, mentre in Italia il rischio è ancora sottovalutato. A tracciare il quadro è la quarta indagine annuale di Zurich su oltre 2.600 piccole e medie imprese in 13 Paesi del mondo in Europa, America e Asia-Pacifico.

In particolare, dall'indagine emerge che a livello globale l'80% delle piccole e medie imprese (4 su 5) teme l'impatto di cambiamenti climatici sul proprio business. Alluvioni (22%) e siccità (20%) sono gli eventi climatici estremi più temuti dalle Pmi. Danni materiali (36%) e interruzioni delle attività di business (26%) sono le conseguenze che possono avere gli impatti maggiori sull'azienda e sono i rischi da cui è più difficile proteggersi.

Seguono altri rischi: danni alla salute dei dipendenti (15%) e costi maggiori per l'approvvigionamento di acqua ed energia (15%). Solo poche aziende multinazionali ritengono che una politica di contrasto al climate change possa offrire opportunità di business, mentre non ci sono aziende che vedono nel fenomeno un vero e proprio investimento.

Significative le differenze di percezione del rischio climate change e del potenziale impatto che può avere il fenomeno in diverse aree geografiche. L'Italia è uno dei Paesi, al pari di Svizzera e Irlanda, in cui le Pmi sottovalutano maggiormente l'impatto di eventi climatici estremi sul proprio business. Ben il 37% delle aziende intervistate non teme infatti alcun effetto negativo sulla propria attività.

Forti piogge (19,5%) e alluvioni (18,5%) sono gli eventi climatici più temuti. A seguire eventi climatici estremi, quali siccità e ondate di calore (12%), forti venti e frane di fango (5,5%). Nessuna azienda teme invece l'innalzamento del livello medio del mare.

Per quanto riguarda i potenziali effetti del climate change sul business, il 32,5% delle Pmi in Italia ritiene che l'interruzione dell'attività aziendale sia il rischio a cui prestare maggiore attenzione, mentre il 22,5% delle Pmi si preoccupa per eventuali danni materiali. A seguire l'incremento dei costi per l'acqua e l'energia (17%), l'aumento della burocrazia a causa dell'entrata in vigore di nuove normative (13%).

Infine, dall'indagine emerge che sono pochissime le Pmi che vedono nelle politiche di contrasto al climate change una opportunità di business.

I risultati dell'indagine, spiega Cecilia Reyes, Group Chief Risk Officer di Zurich, "dimostrano che sono moltissime le aziende che si preoccupano per i rischi e gli impatti potenziali del climate change sul proprio business, quali per esempio interruzioni e danni materiali alle attività aziendali e l'aumento del rischio di eventi climatici estremi, fra cui alluvioni e siccità".

Le aziende, dunque, "dovranno implementare azioni che limitino questi rischi, ma anche identificare le opportunità di business che possano derivare dal fenomeno del climate change".
Data di pubblicazione: