Scarti della frutta: che fatica gestirli secondo la normativa
Micaela Utili, esperta dell'associazione Confimi Romagna, tratta spesso il tema del recupero degli scarti vegetali agroalimentari, tra vecchie e nuove norme. Gli scarti possono essere (o diventare) rifiuti, sottoprodotti, combustibili o mangimi e in ogni singolo caso vi sono delle norme differenti. Se uno scarto diventerà mangime o una biomassa, le procedure e le autorizzazioni da ottenere sono ben differenti.
"Si tratta di una materia complessa – spiega Micaela – con leggi che si sono susseguite negli anni. Le aziende spesso si rivolgono a noi per avere un parere e, in tutti i casi, notiamo che c'è poca informazione e nessuno ne parla".
Anche di recente Micaela ha tenuto un convegno dove ha portato un esempio del settore della frutta.
"Consideriamo i noccioli di albicocca. Le aziende di trasformazione in succhi di frutta e confetture hanno tonnellate di questo prodotto. Potenzialmente possono essere riutilizzati completamente ma, a seconda del riutilizzo, ci sono dei vincoli. Prima di tutto occorre separare la frazione legnosa dal seme. Consideriamo ora il riutilizzo della parte legnosa. Se si vuole investire e portare la percentuale di umidità al 15%, tramite essiccazione, questo legno può essere rivenduto come biomassa. Con umidità superiore al 15% è considerato invece un rifiuto e può essere dirottato al termovalorizzatore e questo può comportare un costo, invece che un guadagno".
Suona strano che, a seconda della percentuale di acqua presente, un legno possa essere un rifiuto, ma questo dice la legge.
Poi vi è il seme (armellina). Questo può avere due utilizzi: o destinato alla produzione di farina da usare in pasticceria, oppure destinato all'estrazione dell'aroma ad esempio per distillare liquori. "Ma se abbiamo in mente di estrarre il seme per uso alimentare – aggiunge Micaela – non potremmo accumulare i noccioli senza prevedere un piano di Haccp. E non potranno essere stoccati neppure per troppo tempo, a meno che non si abbiano locali refrigerati".
Anche i noccioli di pesca possono essere utilizzati come biomassa, previa essiccazione per portare il legno al 15% di umidità. C'è da verificare se il costo dell'essiccazione viene coperto dal ricavo alla vendita.
Un'altra categoria analizzata è il pastazzo di agrumi, in pratica il residuo della spremitura. Può essere destinato al settore mangimistico oppure come fertilizzante. Ma occorre fare attenzione allo stoccaggio: se partono i processi di fermentazione, non può essere usato.
"Se lo si destina alla mangimistica – spiega l'esperta – occorre avere tutte le autorizzazioni necessarie come produttore di materie prime per mangimi. Se partono i fenomeni di fermentazione naturale, rientra nella categoria dei rifiuti e come tale va gestito. Se non si hanno le autorizzazioni necessarie, tra l'altro, si cade sotto il codice penale".