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Poco prodotto, su alcune varieta' calo anche del 90%

Albicocche: brutta annata per il biologico

La pioggia in primavera, ancor più di quella del mese di giugno, ha abbattuto la produttività degli impianti di albicocche condotte in regime biologico. Almeno questa è la realtà dell'azienda Terre Giunchi di Cesena, 110 ettari di cui 38 ad albicocco. Tutto in biologico.


Enrico Giunchi

"Per alcune varietà - spiega il titolare Enrico Giunchi - il calo ha toccato l'80-90%. Per altre la situazione è meno drammatica, ma pur sempre desolante, con flessioni anche del 50%. Il problema è che durante l'allegagione è piovuto intensamente e le temperature erano basse. In regime bio, gli interventi si possono fare solo con zolfo e alcune volte non siamo neppure riusciti a entrare in campo per effettuare i trattamenti. Il risultato è stato questo, specie nel precoce".

Un po' meglio va per il tardivo, come conferma Giunchi. In questi giorni si è raccolta Faralia, poi si passerà a Farbaly. L'unica consolazione sta nella qualità. "Di prodotto ce ne è poco - aggiunge Giunchi - ma quello che c'è è buono sotto tutti i punti di vista".


Albicocche in un supermercato

Da Cesena a Faenza. Fabrizio Casadio coltiva 14 ettari di albicocco a lotta integrata. Nella sua azienda ci sono luci e ombre. "Sono abbastanza soddisfatto per la produzione di Lady Cot, mentre su Faralia registriamo un calo del 40%. La qualità è media, dipende dalle varietà e dalle posizioni. Comunque la pioggia di giugno ha rovinato una buona fetta di prodotto e lo scarto è notevole".

Casadio poi lancia una frecciatina: "Ci sono troppe varietà di origine californiana, spagnola, francese, selezionate in zone troppo diverse dalle nostre. Alcune varietà non si adattano bene al nostro clima umido. E' mai possibile che la ricerca italiana non possa fare di meglio? Credo che dovremmo scommettere di più sulle nostre potenzialità e selezionare varietà adatte ai nostri ambienti".