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Fabiola Di Loreto: la scelta dello strumento cooperativo e' ancora attuale

Fabiola Di Loreto (in foto) è da aprile 2016 il nuovo Direttore Generale di Confcooperative. La nomina del consiglio di presidenza, confermata dal Consiglio nazionale, ha portato per la prima volta una donna alla direzione dell'organizzazione guidata da Maurizio Gardini. FreshPlaza l'ha intervistata.

FreshPlaza (FP) - Lei è stata recentemente nominata nuovo Direttore Generale di Confcooperative. Il suo primo ruolo istituzionale è stata l'Assemblea Confcooperative del 4 e 5 maggio. Quali i temi prioritari che sono emersi durante questa occasione di confronto?
Fabiola Di Loreto (FDL) - L'assemblea del 4-5 maggio 2016 ha costituto un momento molto importante per la nostra associazione, non solo e non tanto perché si tratta dell'appuntamento con l'organo che ogni quattro anni provvede al rinnovo degli organi associativi, ma soprattutto perché in questo contesto si fissano le linee strategiche degli anni a venire. In particolare quest'anno l'assemblea ha sancito la centralità del protagonismo dei cooperatori all'interno della vita di ciascuna cooperativa; il che poi si traduce nel protagonismo delle cooperative per il paese.

La cooperazione nasce e sviluppa laddove c'è un bisogno a cui dare risposte e questo ha caratterizzato la nascita del movimento cooperativo in Italia e nel mondo, ma rende ancora oggi attuale la scelta dello strumento cooperativo.
Nello specifico, i temi prioritari affrontati sono stati quelli della legalità e dell'etica, della promozione di un nuovo progetto di welfare sussidiario per le persone e le famiglie, i modelli di sviluppo sostenibili - l'ambiente e l'energia e per una società circolare dove tutte le risorse siano utilizzate e non ci siano scarti, né materiali né di risorse umane - il credito e la finanza cooperativa che passa innanzitutto dal progetto di riforma del sistema delle Banche di Credito Cooperativo, banche di territorio che investono nel territorio. Questi in estrema sintesi i temi prioritari.

FP - Quanto pesa oggi la cooperazione agricola in Confcooperative?
FDL - La cooperazione agricola e agroalimentare è dentro Confcooperative da sempre uno dei settori prioritari sia per numero di cooperative aderenti (3.100) sia in termini di fatturato aggregato espresso, sia in relazione alla valorizzazione di prodotti agricoli italiani (le cooperative di Fedagri Confcooperative realizzano il 20% della produzione agroalimentare del Paese attraverso la produzione, la raccolta e la trasformazione del lavoro di oltre 400.000 soci produttori agricoli italiani) non solo sul mercato nazionale ma sempre di più conquistando importanti percentuali di quote di export di autentico made in Italy. Sono 800 le cooperative che esportano abitualmente, realizzando 5,9 miliardi di euro di fatturato. Centro-Nord Europa, Usa, Canada, Cina, Giappone e Australia le principali destinazioni.

FP - La cooperazione in agricoltura ha risposto in passato, ed efficacemente, a territori e imprese in crisi. Oggi sembra più in difficoltà di fronte a mutamenti epocali e globali nelle dinamiche di mercato. A suo avviso, si tratta di una questione di scarsa flessibilità dello strumento cooperativo nell'accelerazione dei fenomeni da governare?

FDL - Oggi la cooperazione, nonostante la proverbiale anticiclicità rispetto alla crisi e una propensione alla resilienza, risente come tutte le imprese di una delle più lunghe e perduranti crisi economiche di cui si vedono solo tiepidi segnali di ripresa. Ciò nonostante però la cooperazione e riuscita, proprio nel periodo di crisi, a mantenere e addirittura aumentare i livelli occupazionali e di continuare a dare risposte alle domande dei propri soci - anche laddove le imprese private hanno abbandonato i territori - sia nella valorizzazione dei prodotti sia nella erogazione di servizi. Per restare in campo agricolo, abbiamo visto come solo la cooperazione abbia dato risposta ai produttori di latte o a quelli di ortofrutta continuando a ritirare e remunerare il prodotto quando, di fronte a crisi di mercato, l'industria privata abbandona e specula sul prezzo.

E' chiaro che lo strumento cooperativo necessita di trovare anche dimensioni adatte al mercato sempre più globale e forme di reperimento di finanza per crescere dimensionalmente e fare investimenti necessari all'innovazione.

FP - Quali potrebbero essere i punti di forza intrinseci alla cooperazione in grado di fornire ancora una volta una risposta efficace alle crisi?
FDL - La mutualità, la partecipazione dei soci alla vita aziendale, l'autenticità di un modello dove si coniuga l'esperienza di fare impresa con la possibilità di valorizzare talenti. Ciò che apparentemente può sembrare che costituisca un vincolo è oggi un valore unico del modello cooperativo che molti altri modelli vorrebbero imitare. Un privato sociale che è proprio del DNA cooperativo e che oggi è elemento di sviluppo e capacità di fornire risposte ai bisogni crescenti della nostra collettività; penso al bisogno esponenziale di assistenza socio-sanitaria per gli anziani e i malati, al bisogno di educazione e formazione per i bambini, penso anche alla risposta di accoglienza e integrazione per gli immigrati con un modello cooperativo che favorisce la gestione di piccoli gruppi familiari, penso al bisogno di avere un'abitazione e ancora prima al bisogno di lavoro. Ecco, tutto questo trova una risposta nel sistema cooperativo.

FP - Quali vantaggi nell'adesione a Confcooperative da parte di neocostituite cooperative?
FDL - La possibilità di vivere dentro una comunità di esperienze di imprese che esprimono valori economici e sociali, l'opportunità di valorizzare la propria realtà all'interno di una rete di relazioni, la possibilità di ricevere servizi qualificati nello specifico delle peculiarità della cooperazione.

FP - Le cooperative e le donne. L'occupazione femminile costituisce una percentuale notevole nelle imprese cooperative; meno incide invece la presenza delle donne nella governance. A suo avviso, cosa ostacola ancora, in Italia, la crescita dei ruoli nella carriera delle donne? Su quali fronti agire, visto che non sembrano esserci carenze nella formazione di base del personale femminile?
FDL - Il 60,8% della base di occupati della nostra cooperazione di Confcooperative è donna. Tra i soci le donne sono il 40%; e negli ultimi anni cresce anche la quota rosa nella governance delle cooperative dove rappresentano il 26,3% rispetto al 16% degli altri modelli d'impresa aderenti, così come cresce la presenza di genere all'interno degli organi dell'associazione. E infine proprio dentro Confcooperative abbiamo una vice presidente donna, si è scelto un DG donna, due capi dipartimento su quattro - organizzativo e amministrativo- sono donne e altre figure importanti come direttori di federazioni nazionali e capi servizio sono donne.

Certo, molta strada è ancora da compiere, ma non credo che ci siano altri contesti dove sia avvenuta una valorizzazione di genere di questo tipo. Questa evoluzione è nelle cose, è necessaria e irreversibile e percorre la strada dell'innovazione e della crescita. Oltre a essere motore di pari opportunità, le cooperative si dimostrano ascensore sociale per i giovani e gli stranieri. In 1 nostra cooperativa su 3 nel CdA c'è almeno un under 35, mentre gli stranieri rappresentano il 15% dell'occupazione complessiva (dati che emergono dal bilancio di sostenibilità di Confcooperative).