In distribuzione l'antagonista naturale della Drosophila suzukii: per una lotta biologica al parassita dei frutti rossi
Trichopria drosophilae
L'arrivo e la rapida diffusione della dannosa drosofila nel nostro Paese ha stravolto le strategie di difesa di colture delicate come fragola, piccoli frutti, ciliegie, altre drupacee, talora anche vite, aggravandole con un uso importante di prodotti fitosanitari: una soluzione legittima ma di breve periodo, mentre è solo attraverso la costruzione di un sistema di antagonismi naturali che la drosofila esotica potrà rientrare progressivamente tra i problemi di difesa ordinari. Così, come avviene in questi casi, ed ancora più in Italia dove importare specie utili non native è al momento vietato, l'attenzione è andata agli insetti utili nostrani, valutandone l'adattamento al nuovo pest.
Ridimensionati vari predatori come occasionali e non decisivi, si è così studiato un pool di imenotteri parassitoidi e tra questi si è infine scelto Trichopria drosophilae, già presente in Italia e altri Paesi europei ma che, rispetto ad altri, prospetta una minore dispersione su altri ospiti non bersaglio e una più evoluta capacità di superare le intense reazioni immunitarie che D. suzukii esibisce quando attaccata da un parassitoide.
Trichopria mostra uno spiccato dimorfismo sessuale, con la femmina più grande del maschio e questo con antenne lunghe e ricche di setole, utilizzate in un elaborato rituale di accoppiamento. La femmina di Trichopria ricerca al suolo le pupe neoformate di drosofila e vi depone un uovo, in particolare nella larva ancora distesa al suo interno.
In seguito la larva di trichopria divora completamente la drosophila nel suo pupario sino a mutare in adulto che ne fuoriesce praticandovi un foro circolare. Ogni femmina di trichopria può colpire sino a un centinaio di drosofile con un ciclo di sviluppo che dura 3 settimane, permettendo così un succedersi continuo di generazioni con un rallentamento solo nei mesi più freddi.
Le introduzioni sperimentali effettuate negli ultimi 12 mesi hanno evidenziato la capacità di insediamento negli habitat di rilascio e la parassitizzazione a carico di Drosophila suzukii oltre che della comune D. melanogaster, di norma meno pericolosa della cugina asiatica ma che, in sinergia con essa, può rendersi altrettanto molesta.
I programmi di introduzione di Trichopria sono effettuati da aziende convenzionali anche prima della fase di suscettibilità della coltivazione, e anche al di fuori della coltura, allo scopo di consolidare una popolazione dell'antagonista che freni lo sviluppo incontrollato della D. suzukii già prima, e poi anche dentro, la coltivazione nella quale migra.
Trichopria, che è specie italiana ed europea ma non ancora presente in ogni singolo habitat o azienda, deve costituire il primo anello di una vera strategia di controllo integrata, non basata solo su insetticidi più o meno in deroga, ma anzi volta a ridurre la pressione dei trattamenti su colture sensibili dal punto di vista fitosanitario ma anche commerciale.
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