
Con un'altra metafora, Mazzini sottolinea: "La promozione nelle vendite dovrebbe essere intesa come a scuola, e cioè come il passaggio a una classe superiore, dovrebbe cioè essere un modo per lanciare un prodotto all'attenzione dei consumatori per farlo crescere e prosperare. In questi casi di emergenza, invece, la promozione commerciale è solo un intervento di appoggio, contingente e temporaneo, che non risolve i problemi di fondo".
Fattori esogeni ed endogeni concomitanti nella crisi della campagna orticola
Secondo Claudio Mazzini, oltre ai limiti tutti interni al sistema dell'orticoltura siciliana, si sono aggiunti quest'anno fattori esogeni di grande portata. "Senza scalarità nelle raccolte - spiega il referente ortofrutta - con temperature superiori alla media che hanno accelerato le maturazioni non solo in Sicilia, ma anche in Spagna, Marocco e Turchia, si è creata un'impressionante concentrazione dell'offerta, superiore alle capacità di assorbimento del mercato e ai tassi di consumo. Mentre infatti nel 2015 avevamo visto una ripresa nei volumi e nelle quotazioni, complice un consumo in crescita, i primi due mesi del 2016 non hanno mostrato un andamento simile. La domanda è piatta. Poi magari, nel giro di un paio di mesi, cadremo nella crisi opposta con carenza di prodotto, come già successo in altri casi!".
Approcciare adeguatamente i mercati esteri
Dalla lettura degli ultimi dati riguardanti il commercio estero ortofrutticolo italiano rilasciati da Fruitimprese, si evince chiaramente che l'export di ortaggi dall'Italia segna il passo, a fronte di un forte incremento nelle importazioni. Un fenomeno che indica grandi spazi lasciati liberi sui mercati vicini a noi.
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Claudio Mazzini sottolinea: "Se non riusciamo a far capire al consumatore tedesco, tanto per fare un esempio, la differenza tra un pomodoro olandese e uno italiano, il problema purtroppo è nostro, non dei Paesi concorrenti o dei requisiti della Gdo. Non possiamo affidare ad altri (il clima, la politica, i competitor, i distributori, etc.) problemi di strategia imprenditoriale tutti interni al tessuto produttivo. In questo senso, una maggiore organizzazione e aggregazione diventa essenziale. Per aggredire i grandi gruppi esteri del retail, serve un apparato ben più attrezzato e strutturato di quello che esprimiamo oggi. Di questo dobbiamo essere consapevoli, tanto quanto dobbiamo essere consapevoli dei cambiamenti climatici, che richiedono a noi un conseguente adeguamento".
Lavorare insieme in un mercato che cambia
L'ultimo rapporto Coop sulle tendenze dei consumi in Italia (cfr. FreshPlaza del 07/09/2015) lo indica chiaramente: è in atto un fenomeno storico di segmentazione, che vede crescere richieste un tempo appannaggio dei mercati più maturi. Aumenta la domanda per bio, etnico, vegetariano e vegan. "Se ci pensiamo un attimo - nota Mazzini - frutta e verdura sono gli unici alimenti che si possono consumare non solo a volontà, ma di cui bisognerebbe mangiarne sempre di più! Pertanto il settore merceologico che più di ogni altro dovrebbe navigare a vele spiegate è proprio l'ortofrutta. E qui entra in gioco la capacità di fare lavoro insieme, non in contrapposizione".

Oltre al produttore, che deve pensare a far bene la sua parte, anche il distributore può svolgere compiti essenziali: "Quello che siamo chiamati a fare noi è offrire volumi, spazi, programmi, stabilità nelle relazioni con i fornitori, collaborazione per sperimentare cose nuove. Serve più innovazione. Abbiamo di fronte un consumatore sempre più evoluto e maturo, ma anche disincantato. Un marchio accattivante, un bel bollino, non bastano più. L'esperienza del pomodoro insegna che solo partendo dalla reciprocità tra produttore e distributore le cose possono funzionare".

In conclusione, anche un appello al Legislatore, perché non lasci uno strumento come l'Interprofessionale Ortofrutticola senza i mezzi adeguati per funzionare. Claudio Mazzini osserva: "Noi facciamo parte di questo tavolo, che serve come strumento di organizzazione pre-competitiva e che può disegnare utili linee guida al servizio dell'intera filiera. Credo che qui la politica potrebbe osare di più, dando risorse e sostegno a uno strumento sottoutilizzato e, a oggi, praticamente spuntato. Le iniziative che stiamo portando avanti in questa sede esistono, ma sono ancora troppo timide. Io dico sempre che nelle cose è meglio almeno provarci che non farlo nemmeno. Anche per l'Interprofessionale, un tentativo varrebbe la pena farlo".