Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Ecco come recuperare gli ipermercati in declino

"Il declino è inevitabile, il formato era rivoluzionario negli anni '80", scrive Daniel Lucht, direttore alla ricerca di ResearchFarm, nell'introduzione alla ricerca recentemente condotta sugli ipermercati. L'epilogo sembra scontato ma, continua Lucht, "questo apre le porte all'innovazione".

E' lo stesso direttore alla ricerca di ResearchFarm a elencare una serie di "alternative" più o meno radicali, più o meno scontate o semplici da applicare, con cui proprietari e gestori degli ipermercati (nella stragrande maggioranza dei casi parliamo di grossi nomi della Gdo) possono far fronte alla contrazione della densità d'acquisto e al rischio di trovarsi con in mano una cattedrale nel deserto, al netto di quella che sembra essere la soluzione più in voga: la conversione in appartamenti.



Alcune delle soluzioni prospettate sono relativamente semplici da realizzare e da mettere in pratica. Un esempio sono la possibilità di affittare spazi, o ancora di realizzare negli ipermercati dei punti click & collect (compri su Internet e nel punto vendita ritiri la merce) e pick up point, puntando su quello che era il punto di forza degli iper: il gran numero di referenze.

Altra possibilità di rivitalizzazione potrebbe essere quella di cambiare radicalmente l'esperienza d'acquisto, con un uso massiccio di tecnologia, usando realtà aumentata, geo tagging, self scanning, pagamenti mobili, etc.

Alzando un po' l'asticella della complessità delle opzioni di rilancio Lucht propone anche la possibilità di utilizzare alcuni spazi degli ipermercati per ospitare i loro (e non solo) potenti server, oppure di affittare spazi a start up emergenti, società di servizi, piccole imprese, a maggior ragione se impegnate nel settore retail.

Ancora: si potrebbe copiare il modello di sviluppo dei mercati rionali degli ultimi anni. Radunate le bancarelle sotto un unico tetto, specie nei Paesi Bassi, si è assistito a una specie di fenomeno di gentrificazione (in sintesi quell'effetto richiamo di abitanti/attività in un'area riqualificata che ha l'effetto di riqualificarla ulteriormente, ndr). I mercati riqualificati hanno richiamato in loco attività più di nicchia, venditori e/o produttori di prodotti bio, di artigianato, di prodotti per il benessere. Gli ipermercati potrebbero seguire la stessa strada, aprendo maggiormente le porte ad attività più di nicchia, in un rilancio che ha un che di ironico: l'idea di riunire i mercati rionali sotto un unico tetto venne a suo tempo per rallentarne il declino, prendendo spunto proprio dagli ipermercati; della serie "l'allievo che supera il maestro".

Ora, nelle proposte per il rilancio degli ipermercati ci possono essere anche soluzioni più estreme come usarne gli ampi tetti per la produzione di energia elettrica con pannelli solari, oppure per la produzione di generi alimentari trasformandoli in gigantesche urban farm. Oppure si potrebbero chiudere definitivamente al pubblico e trasformarli in toto in magazzini per migliorare la supply chain o per usarli come "basi" fisiche per il commercio online; del resto, riporta Lucht, "molti ipermercati sono ubicati in location perfette per questo, vicini ad aree urbane o in conurbazione, sicché potrebbero funzionare come depositi decentralizzati".

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.researchfarm.co.uk