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Al convegno di Fruit Innovation il presidente dell'azienda ravennate ha spiegato le strategie per fare business con la tecnologia

"Angelo Benedetti (Unitec): "Cosi' la tecnologia spinge la qualita' sui mercati esteri"

Si può fare business internazionalizzando. Ne è convinto Angelo Benedetti (nella foto sotto), presidente di Unitec, che al convegno organizzato da Fruit Innovation il 14 aprile a Milano ha portato la testimonianza diretta della sua azienda.


La presentazione di Angelo Benedetti.

Leader nella progettazione e realizzazione di macchine e impianti per la lavorazione, calibrazione e selezione della qualità di oltre 35 tipi di frutta e verdure fresche, l'azienda di Lugo, Ravenna, è passata dai 18 milioni di euro del fatturato del 2010 ai 68 del 2014. E questo grazie a una quota d'export che supera il 95%.

Ma il commercio estero non può essere improvvisato, così Unitec si è dotata di una rete di filiali nei più importanti paesi produttori (da Francia e Spagna, fino a Cile, Argentina, Stati Uniti e Sudafrica) e di una struttura commerciale che consente letteralmente di captare le esigenze dei clienti negli oltre 50 Paesi in cui opera.

"Accettando le sfide imposte dalla globalizzazione - ha detto infatti Benedetti - è oggi possibile mettersi dalla parte del mercato, analizzando e approfondendo le consuetudini e le realtà locali per soddisfare i differenti mercati e i differenti consumatori".

"Nel caso dell'impresa ortofrutticola - ha continuato il presidente di Unitec - per internazionalizzare occorre essere certi di poter offrire prodotti di qualità coerente nel tempo e in linea con i profili gustativi dei consumatori nei diversi mercati di destinazione".

Ed è qui che subentra la tecnologia quale asset strategico per garantire al mercato questa cosiddetta "coerenza nella qualità dei frutti" e, di conseguenza, l'aumento della fiducia da parte del consumatore finale. Il che si traduce in aumento di consumi.

"Tutto ciò - ha osservato Benedetti - è possibile grazie alla standardizzazione dei processi di lavorazione, garantita da tecnologie innovative per la selezione della qualità. L'attività di export, infatti, richiede la capacità di selezionare in modo corretto la qualità della frutta per non incorrere in primis nei problemi di trasporto. I quali, non solo compromettono il consumo, ma incidono fortemente sull'immagine dell'azienda esportatrice".



"Ad esempio - ha illustrato Benedetti - la selezione dei frutti morbidi consente l'eliminazione del prodotto sovramaturo. La centrale ortofrutticola può così pianificare strategie di export differenziato in base al grado di maturazione dei frutti stessi".

Insomma: efficienza ed elevata produttività, dal lato della produzione; qualità e garanzia del prodotto, dal lato dell'offerta al mercato. A fare da collante le tecnologie in grado di standardizzare i parametri di selezione dei frutti e garantire ai consumatori, in ogni parte del mondo, prodotti di qualità affidabile e coerente nel tempo, con conseguente aumento dei consumi e quindi del business per le imprese esportatrici. Teorema dimostrato... e ribadito anche in occasione dell'Assemblea nazionale Fruitimprese di Roma del 16 aprile 2015.