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Di Rossella Gigli

"Carlo Petrini (Slow Food) interviene nel dibattito OGM: "Le aziende produttrici non fiatano"

Riteniamo lodevole che la stampa generalista abbia finalmente aperto le sue pagine ad un vero dibattito sul tema degli OGM; all'intervento di qualche giorno fa della docente e senatrice Elena Cattaneo (cfr. FreshPlaza del 6/10/2014) ha fatto eco ieri il parere del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, il quale ha messo in dubbio il fatto che le argomentazioni pro-OGM siano scientifiche mentre quelle contrarie siano basate sull'emotività; salvo poi impostare tutto il suo intervento su considerazioni a carattere puramente emotivo e di nessun rilievo scientifico.

Ad esempio, Petrini punta il dito contro le aziende produttrici di OGM le quali, mentre in questi anni il dibattito infuriava, sono rimaste in silenzio: "Quando parliamo di Monsanto, Syngenta, Bayer sembra di parlare di società anonime - scrive Carlo Petrini - non si sa chi c'è, cosa pensa, cosa vuole e che progetti ha, perché non c'è modo di associare un nome a un'azione."

Il fondatore di Slow Food cita a tal proposito la decisione di Monsanto di concentrarsi, per quanto riguarda il mais in Italia, solo sulle varietà non Ogm: "Prende atto dell'ostilità del pubblico italiano e dice; d'accordo, cambiamo strategia, in Italia lavoreremo sul mais convenzionale. E' interessante, come fenomeno." Francamente a noi non sembra nulla di strano: sarebbe strano piuttosto se un'impresa volesse incaponirsi su un progetto quando tutti sono contro, a prescindere dalla bontà o dal merito delle ragioni di contrarietà.

Carlo Petrini conclude il suo intervento con alcune affermazioni abbastanza vage; per esempio il fatto che le ragioni del no agli OGM in agricoltura si basino su "considerazioni più complesse e articolate del ritornello "fa male/non fa male", "conviene/ non conviene": esse riguardano un modello di agricoltura, alimentazione, ecologia, solidarietà, sviluppo, cultura ed economia. Ma la ragione principale si chiama sovranità alimentare, per indicare il diritto di ogni paese (e dunque dei suoi cittadini, del suo popolo) ad avere il controllo politico su quel che si coltiva e si mangia sul proprio territorio, cioè a decidere le proprie politiche agricole in base alle proprie necessità nutrizionali, economiche, culturali ed ecologiche."

Alla luce di quanto emerso domenica sera nella puntata di Report sulla pizza (ma ricordiamoci anche l'inchiesta sul caffè... e chissà quante altre se ne potrebbero fare...) la visione astratta e idilliaca di Petrini non sembra affatto rispondere al mondo in cui viviamo: la nostra popolazione, lungi dall'avere un controllo politico su quello che si coltiva e si mangia, sembra non abbia nemmeno alcun reale controllo qualitativo su quanto ingerisce! Forse sul serio quello degli OGM è il nostro ultimo problema, ma solo perché di disastri da risolvere ne abbiamo di ben più gravi e prioritari, figli di troppo frequenti episodi di inciviltà e illegalità nel settore alimentare.