CCPB e IMC danno vita al piu' grande ente di certificazione bio
Da sinistra a destra: Remo Ciucciomei, amministratore unico di Imc Srl; Stefano Curone, vice-caporedattore del Tg1 e moderatore della conferenza; Lino Nori, presidente del consorzio del biologico soc. coop; Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb Srl.
"Arriviamo a questo appuntamento dopo aver compiuto un percorso molto lungo – ha spiegato il presidente del consorzio Il biologico soc coop Lino Nori – un cammino fatto di confronti, di acquisizioni, ma anche un iter professionale e umano molto importante. Oggi c'è bisogno di investire nell'informatica per avere una piattaforma comune e facilitare il processo di tracciabilità e c'è bisogno di investire nel personale."
L'operazione è nata in base a una visione ottimistica del settore biologico: già oggi l'Italia è il maggior esportatore al mondo di prodotti naturali e secondo gli ultimi dati Ismea, in un periodo di crisi economica come quello attuale, dove il carrello della spesa si svuota sempre di più, l'unico comparto a registrare cifre positive è il biologico: +8% le vendite nel 2013 rispetto al 2012. In Italia il "green" fattura 3 miliardi di euro (1,2 mld di export); nel 2012 ha visto l'aumento del 3% di operatori e del 6,4% delle superfici coltivate.
"Abbiamo iniziato a collaborare dieci anni fa – ha detto l'amministratore unico di Imc Remo Ciucciomei – oggi questo percorso giunge a un traguardo importante che ci permetterà di lavorare meglio e di rafforzare la nostra presenza in Italia e nel mondo."
Nonostante le buone performance dei prodotti biologici, in Italia se ne consumano meno rispetto al nord Europa e alla Francia. "E' anche un problema di comunicazione – ha ammesso Ciucciomei – e tra gli obiettivi della nostra organizzazione c'è anche quello di informare meglio i consumatori."
"Si tratta di una fusione strategica di carattere valoriale – ha sottolineato l'amministratore delegato di Ccpb Fabrizio Piva – realizzata unicamente allo scopo di ottimizzare e sviluppare asset e competenze. In Italia c'è una grande domanda di natura e naturalità e il biologico contribuisce a fornire risposte. Inoltre, il controllo e la certificazione, al di là degli aspetti burocratici, devono diventare il biglietto da visita per la credibilità delle produzioni italiane nel mondo. Questa unione – ha concluso Piva – serve per aggredire nuovi mercati."
E' la prima volta che in Italia, in questo settore, due società di tale importanza decidono di unire le proprie forze per garantire la tutela di tutti i sistemi produttivi, potendo contare anche su cinque filiali all'estero, in particolare nei paesi del bacino Mediterraneo.
Nell'orbita del nuovo player rientrano circa 9.000 aziende certificate, 80% delle quali per il solo settore biologico: a fronte di tali numeri, si stima che circa un terzo del fatturato complessivo del comparto biologico italiano verrà certificato dal nuovo Ccpb.
Oltre che il controllo dei protocolli di produzione, tra i vari compiti della neonata realtà, c'è quello di valutare l'impatto ambientale dei vari prodotti, dalle emissioni di gas serra al consumo di risorse.
Per questioni burocratiche, la certificazione unica partirà dai primi di luglio e sono già pronti 300.000 euro di investimenti in tre anni per arrivare ad avere un sistema informatico unico.
Fondata nel 1995, Imc è un'azienda privata in possesso di autorizzazioni pubbliche e di accreditamenti internazionali per lo svolgimento di attività di certificazione per i settori dell'Agricoltura, dell'Agro-Alimentare, della Ristorazione, del Turismo e delle Denominazioni di Origine dei Vini di Qualità nata dall'esperienza della Associazione Marchigiana Agricoltura Biologica (Amab).
Ccpb è invece un organismo di ispezione e certificazione fondato nel 1988 da un gruppo di aziende operanti nei settori della produzione, della trasformazione e della distribuzione di prodotti agricoli e alimentari ottenuti con il metodo dell'agricoltura biologica, con l'obiettivo di fornire le migliori garanzie ai consumatori e al mercato; l'attività di certificazione oggi riguarda anche prodotti "no food" ottenuti nell'ambito della produzione biologica e in quella eco-compatibile, comparti in cui Ccpb è attivo quali il settore del tessile, della cosmesi, dei detergenti e in quello delle aree verdi coltivate con metodi biologici.
Autore: Simone Martarello