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DipSA Innova: l'universita' chiama, l'impresa agroalimentare risponde

Una giornata di incontro tra ricercatori, enti e imprese per raccontare come si può impostare e sviluppare sperimentazione, ricerca, innovazione.


L'Aula magna del Dipartimento di Scienze agrarie di Bologna gremita in occasione di DipSA Innova.

Questo è stato DipSA Innova. Non solo, è stata anche l'occasione per ricordare e ribadire cosa l'Università può fare per le grandi industrie e le piccolo-medie imprese italiane e viceversa.

Se l'istituzione universitaria nazionale è in crisi di risorse, è però ugualmente in grado di produrre eccellenti ricercatori, che ci vengono invidiati e, spesso, "scippati" da centri stranieri con budget più elevati, e quindi più efficienti e meglio organizzati. Preparati, motivati e competitivi, i ricercatori sono invece una risorsa per le aziende che, a loro volta, possono intervenire con iniezioni di liquidità.


Da sinistra, Davide Viaggi (delegato alla ricerca, DipSA), Stefano Lugli (DipSA), Silvia Salvi (Salvi Vivai) e Andrea Ravaioli (ARIC-Università di Bologna).

Di collaborazioni riuscite tra Università e aziende in fatto di ricerca, sperimentazione e innovazione ce ne sono diverse, e il Dipartimento di Scienze agrarie di Bologna (DipSA, appunto) ha voluto ieri presentare quelle che hanno coinvolto i suoi ricercatori: dagli Aspetti impiantistici e di sistema nel settore delle agro energie (con Lucio Colla di Klima srl e Claudio Caprara del DipSA) alle ciliegie Sweet (con Silvia Salvi, Stefano Lugli e Andrea Ravaioli); dalla Ricerca al servizio del consumatore nella Grande distribuzione organizzata (con Claudio Mazzini e Alessandra Castellini) alla Qualità nei prodotti alimentari biologici (con Lucio Cavazzoni di Alce Nero e Giovanni Dinelli del DipSA), fino alle Innovazioni nella difesa dalle avversità biotiche (con Lorenzo Bordoni di Agrofarma e Agostino Brunelli del DipSA).


Da sinistra, Davide Viaggi, Claudio Mazzini (CoopItalia) e Alessandra Castellini (DipSA).

L'idea degli organizzatori era di esplorare nuovi percorsi di collaborazione, sia nell’ambito della partecipazione congiunta a bandi competitivi per la ricerca nazionale e internazionale, sia nel campo della consulenza e della ricerca commissionata. Percorsi particolarmente interessanti in vista del Programma Quadro Europeo Horizon 2020 e delle politiche nazionali di finanziamento della ricerca, oltre che di iniziative private di rilevante importanza (es. Ager).

Certo, le criticità ci sono e sono state evidenziate: difficoltà amministrative, obiettivi disomogenei, differenti approcci al lavoro e, soprattutto, tempistiche non sempre coincidenti. Ma, come dimostrato, non hanno fermato le collaborazioni che si confermano solide e diversificate.



Vero è che deve esserci ritorno degli investimenti e visione equilibrata e olistica del sistema, vale a dire gestione del rischio e misure di mitigazione.

La funzione prioritaria dell'Università, secondo l'opinione di molti relatori, riguarda due aspetti: il trasferimento delle conoscenze multidisciplinari verso gli organismi pubblici e i tecnici dell'industria e, non meno importante, un ruolo chiave nel processo di formazione obbligatoria e certificata.



Il prorettore alla Ricerca dell'Alma Mater, Dario Braga (nella foto sopra), nelle sue considerazioni ha infatti auspicato un rapido recupero della interazione tra mondo della ricerca, di cui ha rimarcato il ruolo formativo, e imprese.

Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con tre workshop tematici dal titolo: "Gestione, protezione e qualità dell'ecosistema acqua", "Ricerca e innovazione al servizio della qualità del seme" e "Dalla ricerca alla creazione d'impresa: produzione e adozione di innovazione tecnologica".