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I forconi non si fermano: preoccupazione per l'economia agricola

Giunta al terzo giorno, la protesta dei forconi non accenna a placarsi. Ieri, gli scontri più gravi si sono verificati a Milano, dove sei tifosi dell'Ajax, giunti in città per la partita contro il Milan, sono rimasti feriti. A Torino è stata un'altra giornata di cortei e blocchi. La procura ha aperto un fascicolo di indagine per gli episodi avvenuti negli ultimi tre giorni. Anche la procura di Genova ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando l'interruzione di pubblico servizio di autobus e treni.

A Roma, in piazzale dei Partigiani, zona Ostiense, prosegue il presidio in attesa della grande manifestazione della prossima settimana nella capitale, cui dovrebbero partecipare cittadini da tutta Italia.

Intanto, il leader dei forconi, Mariano Ferro, prende le distanze dalle violenze: "I veri forconi si trovano in Sicilia, dove la protesta in questo momento è pacifica. Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c'entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese". Anche Danilo Calvani, capo del "Coordinamento nazionale per le manifestazioni del 9 dicembre", dichiara: "Ci vogliono far passare per violenti, estremisti, mafiosi. Non è così. E' il popolo arrabbiato e desolato che è sceso in piazza. Gli estremisti non hanno nulla a che vedere con noi".

Gli effetti sul settore agricolo
"La protesta del movimento di forconi sta provocando pesanti disagi alla circolazione stradale e, quindi, al trasporto delle merci. Gli agricoltori stanno subendo gravi conseguenze. Molti prodotti dell'agroalimentare rischiano di andare persi, con duri effetti per le aziende, già in un momento di grande difficoltà economica". A segnalarlo è Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.

"La situazione - afferma Agrinsieme - sta assumendo dimensioni preoccupanti. In molte zone gli agricoltori hanno visto bloccare le proprie produzioni e il regolare trasporto verso i mercati e la Grande distruzione organizzata. Allo stesso modo, tante altre aziende agricole, proprio a causa dei forti rallentamenti alla circolazione stradale, sono nell'impossibilità di approvvigionarsi di strumenti indispensabili al lavoro (gasolio, sementi, foraggio).

Agrinsieme torna, dunque, ad auspicare che le proteste in corso si svolgano in maniera pacifica e senza sconfinare in forme di violenza, ma nel pieno rispetto della legalità come tutte le forme civili di manifestazioni. Cosa che, però, in alcuni casi non si è verificata. Il disagio nel Paese c'è ed è evidente.

"Non bisogna arrecarlo a settori che già soffrono, come quello agricolo - sottolinea Agrinsieme - Ma c'è anche chi sfrutta il malessere e cerca, con atteggiamenti demagogici e strumentali, di saldarlo alla collaudata retorica anti-politica. E' da irresponsabili soffiare sul fuoco della protesta alla sola ricerca di consensi."

La Copagri comprende ogni rivendicazione che resti nei limiti della legalità e della civiltà, mentre nessuna ragione giustifica danni per le altre categorie e disagi per i cittadini. Si auspica, dunque, che le manifestazioni contro il Governo degli autotrasportatori del movimento dei forconi in atto in diverse città italiane rientrino in un clima di serena istanza e che si scongiuri il blocco dell'autotrasporto che impedirebbe la consegna alla distribuzione di importanti quote di produzione agricola e agroalimentare italiana.

Anche la Copagri sta manifestando da martedì a Milano, ma per ragioni del tutto diverse e, quindi, non insieme o a sostegno dell'azione dei forconi, come erroneamente interpretato da una fonte d'agenzia.

La Copagri sottolinea che le merci, e in particolare i prodotti alimentari, viaggiano in Italia quasi per il 90% su gomma e che già si registrano diversi casi di scaffali vuoti mentre i prodotti, frutta e verdura innanzi tutto, stanno marcendo nelle campagne. C'è preoccupazione perché il persistere o, peggio, il degenerare di tale situazione determinerebbe gravi danni all'economia agricola, e in generale al Paese, per il mancato approvvigionamento di prodotto italiano da parte di diversi distributori.

Bastano pochi giorni per determinare perdite per milioni di euro. A ciò va aggiunto il rischio concreto di rottura di relazioni commerciali tra produzione e distribuzione. Danni sarebbero inevitabili anche per i consumatori che, in presenza di una caduta verticale dell'offerta, si troverebbero a dover fronteggiare prevedibili speculazioni e forti aumenti dei prezzi di prodotto presumibilmente alternativo a quello proveniente dal territorio italiano. Ciò nella delicatissima fase economica che attraversa il Paese e per di più nel periodo pre-natalizio. Tutte le ragioni vanno ascoltate. Anche quelle degli agricoltori e dei cittadini.