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"Resoconto convegno "Il melo: competitivita' e opportunita' per il Piemonte: tradurre la ricerca in innovazione"



Il CReSo (Centro Ricerche per la Frutticoltura) ha organizzato un convegno dal titolo: "Il melo: competitività e opportunità per il Piemonte – tradurre la ricerca in innovazione", che si è tenuto lo scorso venerdì 29 novembre 2013 presso il Centro di Manta (CN). All'evento sono intervenuti oltre 150 operatori, fra frutticoltori, tecnici e studenti.



Negli ultimi anni, con la pesca che soffre della crisi europea dei consumi e l'actinidia ostaggio della batteriosi, i frutticoltori piemontesi guardano al melo con giustificata attenzione. L'ambiente pedemontano è infatti tra i più vocati in Europa e l'esportazione è rivolta a mercati oltremare, tutt'altro che in crisi. L'aumento delle superfici è già ben visibile.

Trattandosi di decisioni impegnative sotto il profilo dei costi (40.000 Euro/ettaro) e della durata, i tecnici del Creso cercano di fornire il più aggiornato supporto informativo per guidare questa tendenza. Per tale ragione il Creso ha organizzato una giornata dedicata alle opportunità per il melo in Piemonte.



Il direttore del Creso, Silvio Pellegrino (in foto qui sopra), ed il Presidente, Michele Quaglia (in foto qui sotto), hanno aperto i lavori con i saluti ai presenti ed illustrando il programma degli interventi e la situazione del melo nelle aree del Saluzzese, in cui la superficie coltivata è di 5.400 ettari, con una produzione di 150.000 tonnellate nel 2013.



Le interessanti opportunità offerte dall'innovazione varietale, le nuove tipologie per aprire nuovi mercati, migliorare le varietà esistenti ed aumentare la percentuale di frutti di prima scelta sono stati i temi della giornata.

La stazione sperimentale piemontese fa parte del circuito nazionale "liste varietali dei fruttiferi" coordinato dal CRA e partecipa alla rete di ricerca europea EUFRIN –apple variety testing. Tutte le nuove varietà disponibili a livello internazionale vi sono state studiate in fase di prototipo. Il responsabile Lorenzo Berra ha infatti illustrato, sulla base dell'esperienza diretta sul territorio, le nuove varietà in termini di adattamento all'ambiente cuneese e qualità del prodotto alla raccolta.


Un momento dell'intervento di Lorenzo Berra.

Lorenzo Berra ha illustrato la ripartizione varietale del melo in Piemonte, che attualmente è rappresentata dal 37% di Gala, 32% di Red Delicious, 16% di Golden, 6% di Fuji, 5% di Ambrosia, 1% di Braeburn, 3% altre varietà.

Lorenzo Berra ha spiegato che, mentre il periodo medio-precoce è ben coperto da varietà di successo come i nuovi cloni di Gala e Red Delicious, le attese sono concentrate nel periodo successivo, fino a 20 giorni dopo Golden Delicious.

L'estirpo di centinaia di ettari di actinidia sta lasciando un vuoto nella logistica aziendale, da sostituire con varietà che si raccolgano lungo tutto il mese di ottobre.

La struttura architettonica dei nuovi meleti va studiata alla luce dei nuovi percorsi agronomici. Tutta la tecnica colturale viene rivisitata alla luce degli obiettivi di più qualità, meno costi e riduzione degli input energetici.

Il punto più delicato di questo itinerario-qualità è oggi la gestione del carico produttivo.

Alessio Pavarino
del Creso ha presentato il diradamento meccanico dei fiori, in sostituzione o in sinergia con gli interventi convenzionali. Dopo la fine dell'era carbaryl, i nuovi fitoregolatori si sono rivelati più ecocompatibili, ma meno efficaci. Gli insuccessi della scorsa stagione si sono tradotti in deficit di pezzatura. Nell'ambito del Progetto "AGER – Qualità della mela", il Creso e l'Università di Bologna stanno studiando l’impiego di nuove promettenti molecole.


Un momento dell'intervento di Alessio Pavarino.

Il discorso sul diradamento dei fiori è proseguito con Graziano Vittone del Creso, il quale ha spiegato come il diradamento meccanico consenta un immediata valutazione dell'effetto ottenuto, il risultato è indipendente dalle condizioni meteorologiche, si integra bene con un eventuale diradamento chimico ed è una tecnica applicabile nell’agricoltura biologica.


Un momento della relazione di Graziano Vittone.

Vittone ha spiegato: "Il diradamento meccanico permette di ottenere un miglioramento dei calibri alla raccolta. L'intervento viene effettuato in piena fioritura; è possibile regolare il diradamento in corso d'opera variando la velocità di rotazione del mandrino (220-260 giri/min) e di avanzamento della trattrice (6-6,5 km/h). Il diradamento meccanico permette di diradare 1 ettaro in 1,5 h. Tuttavia anche questa tecnica presenta dei limiti, ad esempio è necessario avere forme di allevamento a parete; si possono verificare danni ai frutti in caso di diradamento tardivo; è necessario predisporre la trattrice all'installazione della macchina."



Vittone ha poi illustrato le diverse apparecchiature spazzolatrici che rimuovono selettivamente i fiori ed i loro limiti legati alla forma di allevamento e soprattutto alla gestione delle branche in taille longue, che ostacolano la penetrazione delle spazzole nella parte interna della chioma. Vittone ha illustrato la nuova modellistica per l'impianto dei meleti, con forme di allevamento a pareti strette e branchette fruttifere non intralcianti. Le distanze d'impianto sono graduate sul vigore impresso dai portinnesti.

Davide Nari del Creso ha spiegato come progettare un meleto partendo dalla scelta della cultivar, del portainnesto, forma di allevamento e distanze d'impianto. Nari si è particolarmente soffermato sulla scelta del portainnesto, riferendo della sperimentazione in corso sulla nuova serie di portinnesti di Geneva (NY, Usa): G11 – G16 – G41, che sono resistenti ai marciumi radicali e risultano da tolleranti a resistenti al colpo di fuoco batterico.


Davide Nari in un passaggio del suo intervento.

Infine, Chiara Morone del Servizio fitosanitario della Regione Piemonte ha comunicato la prima segnalazione del colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) su melo. Morone ha spiegato che il batterio penetra nella pianta principalmente attraverso i fiori delle fioriture secondarie, altre vie di penetrazione sono rappresentate dagli stomi delle foglie apicali, da ferite causate sia da potature in verde sia da grandine.

E. amylovora provoca seccumi di fiori, foglie e germogli ma ciò che la differenzia da altri parassiti, e che la rende più temibile, è il fatto che agisce molto rapidamente. Morone ha poi illustrato gli elementi caratteristici della malattia che consistono in colature di linfa dai cancri che scuriscono all'aria e macchiano di color ruggine rami e tronchi, colorazione rosso-mattone dei tessuti infetti a confine sfumato, anomala permanenza in autunno delle foglie secche sui germogli colpiti ripiegate ad uncino, gocce lattiginose emesse dalle parti infette.

Morone ha ribadito la necessità, in caso di sintomi sospetti, di segnalarne tempestivamente la presenza al tecnico della propria struttura di appartenenza. In caso di sospetti e/o di vicinanza ad impianti segnalati come sospetti, si raccomanda di asportare le fioriture secondarie, ricorrere ai fitofarmaci a base di rame ed evitare potature o altre operazioni di tagli su piante a rischio. In caso, invece di malattia accertata e confermata dal settore Fitosanitario Regionale, si dovranno asportare le parti colpite eliminandole con almeno 50 cm di tessuto sano e procedere all'estirpo della pianta in caso di cancri sul tronco; effettuare trattamenti rameici a partire dalla ripresa vegetativa e proseguendo nei periodi di maggior rischio; eseguire accurate pulizie invernali e disinfezione degli strumenti di potatura, macchine ed indumenti.

La lotta contro E. amylovora è obbligatoria ed è normata dal decreto 356/1999 che prevede indagini sistematiche mirate, eradicazione del focolaio mediante asportazione di pianta intera o parziale e distruzione per incenerimento, istituzione di zona di sicurezza (1 km di raggio) e divieto di spostamento degli alveari per periodi ed aree definiti. Il decreto prevede sanzioni amministrative dai 1000 ai 6000 euro.

Dalla giornata sono emerse nuove informazioni per la produzione di mele sia per i melicoltori sia per i tecnici in termini di scelta varietale, scelta del portainnesto, diradamento meccanico e rischio del colpo di fuoco batterico.

Per ulteriori informazioni:
CReSO, Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l'Ortofrutticoltura piemontese
Web: www.cresoricerca.it