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Pesa anche uno scarso tasso di aggregazione

APOC Salerno esamina la situazione critica del mercato dell'uva da tavola con i suoi soci

Si è svolto lo scorso 22 novembre 2013, presso la Sala Consiliare del Comune di Rutigliano (provincia di Bari), il meeting dal titolo "L'uva da tavola e la crisi", organizzato dal Consorzio APOC Salerno e riservato ai propri soci per un'analisi sulle problematiche del settore.

Nell'occasione, dopo i saluti del vicesindaco di Rutigliano, Pasquale Redavid, si sono susseguiti gli interventi del direttore dell'unione nazionale "Italia Ortofrutta" Vincenzo Falconi, del presidente di APEO (Associazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli) Giacomo Suglia, del presidente del Consorzio Uva di Puglia, Vito Rubino, e del direttore di APOC Salerno, Rosario Ferrara.

Quest'ultimo spiega a FreshPlaza: "La riunione, molto partecipata, è durata circa tre ore e in essa sono emersi alcuni dati significativi sui quali riflettere. Noi di APOC Salerno abbiamo proposto l'istituzione di un tavolo tecnico permanente sul settore dell'uva da tavola, che potrà essere esteso anche ad altre organizzazioni di produttori; inoltre, abbiamo presentato un'ipotesi di progetto di valorizzazione e promozione che potrebbe prendere corpo nella prossima campagna 2013/14 dell'uva da tavola."

Raggiunto telefonicamente da FreshPlaza, Giacomo Suglia (APEO) riferisce: "Le considerazioni che ho personalmente portato all'attenzione dei partecipanti ai lavori hanno riguardato il contesto generale dell'ortofrutta italiana, la quale appare in difficoltà, a prescindere dal singolo segmento merceologico. Quello di cui si sente la mancanza è una reale politica agricola a livello europeo; la UE dovrebbe decidere che futuro intende dare all'agricoltura; se e quanto la ritenga strategica, dato che stiamo parlando della produzione di cibo, cioè della base primaria e indispensabile per la vita stessa. In un contesto mondiale, tra l'altro, in cui la domanda di generi alimentari è destinata ad aumentare sia in termini di volume che di qualità."


Il tavolo dei relatori.

Suglia prosegue: "Noi rileviamo che l'impresa agricola oggi, a prescindere dalla sua forma societaria, è sempre più oberata da costi e adempimenti che sottraggono risorse alla produzione per indirizzarle all'espletamento delle pratiche burocratiche. Una situazione ormai non più sostenibile. Ben venga il mercato globale se questo significa maggiore competizione e dunque miglioramento dei servizi e riduzione dei costi, purché però si parta ad armi pari con gli altri, altrimenti siamo già sconfitti."

Invitata nell'occasione del meeting, "Italia Ortofrutta", per voce del suo direttore Vincenzo Falconi, ha contribuito alla discussione con alcuni dati analitici sulla crisi, in Italia, dei consumi alimentari in generale e di quelli ortofrutticoli in particolare. Oltre ad un calo del 10% negli acquisti di frutta e verdura nel corso degli ultimi dieci anni, le statistiche mostrano, negli ultimi cinque anni, una contrazione da 137 a 132 kg nel quantitativo annuo consumato procapite.

"Sta crescendo l'attenzione, da parte dei consumatori, alla componente prezzo di acquisto; cosa che spiega il grande successo dei discount - commenta Falconi - ma che apre anche la strada ad una riflessione sulle strategie future per il settore ortofrutticolo. Prima di tutto serve un nuovo approccio al mercato, con una diminuzione dei passaggi intermedi nella catena di fornitura e una drastica riduzione dei costi di produzione, anche in ambiti come la certificazione o l'imballaggio. In secondo luogo, va cambiato l'approccio ai problemi: se non programmiamo, se non ci confrontiamo a inizio campagna, se non concentriamo l'offerta, poi diventa tutto molto più difficile."

Proprio sul tasso di aggregazione presente nel settore uva da tavola, i dati emersi in occasione dell'incontro appaiono rivelatori: su un 45% di tasso di aggregazione medio nel settore ortofrutticolo italiano, l'uva da tavola riesce ad aggregare solo un 10% del suo valore totale. Vincenzo Falconi sottolinea: "Secondo i nostri calcoli, mancano almeno 800 milioni di euro di uva da tavola al sistema organizzato, con conseguente deficit di rappresentanza nella OCM-Organizzazione comune di mercato e carenza di fondi per i piani operativi e per le iniziative di promozione. A conti fatti, significa che il settore uva da tavola potrebbe disporre potenzialmente di almeno 70-80 milioni di euro di finanziamenti europei, di cui oggi invece non riceve un centesimo."