Castagne: alla Toscana il primato della qualita', ma il raccolto sara' magrissimo (-60%)
L'andamento climatico unito all'aggressione del cinipide galligeno e, per la prima volta, anche alla presenza massiccia ed evidente degli ungulati condizioneranno, anche quest'anno, la castanicoltura toscana con raccolti dimezzati e perdite di prodotto con punte, in alcune aree, fino al 60%.
Andrà però meglio rispetto allo scorso anno dove il crollo aveva raggiunto anche il 90%. A fornire una primo quadro è Coldiretti (info su www.toscana.coldiretti.it) sulla base della previsioni dell'Associazione Nazionale Città del Castagno. Sono lontani quindi i bei tempi in cui i 16.000 ettari di castagneti da frutto (dati della Regione Toscana) regalavano fino 24.000 tonnellate fra marroni e castagne.
Da sempre prodotto caratterizzante l'economia agricola autunnale, la castagna ha costituito un fondamentale elemento per la sopravvivenza delle famiglie. Molti dei prodotti tradizionali regionali censiti ancora oggi derivano da castagne, marroni e farine e rappresentano alcune delle eccellenze gastronomico della toscana come il castagnaccio, la marocca di Casola, la pattona di Comano così come molti piatti della tradizione, dalle caldarroste al castagnaccio. Ad incidere sulla mancanza del prodotto sono stati – spiegano Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno – la piovosità prolungata in primavera, durante la fioritura dei castagni, con dilavamento del polline e difficoltà nella allegazione, conseguente ritardo nella formazione dei frutticini unita ad un'estate calda con continua ventilazione di venti da Nord (tramontana) con disidratazione dei ricci, e rallentamento nell'ingrossamento degli stessi.
L'annata è stata caratterizzata – proseguono Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno – da un forte sfarfallamento della Cydia precoce del castagno (Pammene fasciana) che ha contribuito alla caduta precoce di parte dei piccoli ricci. Ad incidere sull'annata di passione del settore, la presenza fuori controllo degli ungulati: cinghiali, caprioli e cervi che si cibano delle poche e buone castagne cadute a terra.
Nonostante che la castanicoltura Toscana sia a maggioranza "part time", la scarsità di produzione ha effetti sull'abbandono dei castagneti da parte dei castanicoltori, con conseguenze disastrose per il mantenimento del territorio, l'integrazione al reddito e alla continuità della sua presenza nei territori marginali e montani.