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Internazionalizzazione e consumi

"Paolo Bruni: "L'Italia ortofrutticola cosi' frammentata e divisa non va alla meta"

A conclusione di un fitto calendario fieristico internazionale che in meno di 60 giorni porta l'ortofrutta italiana sui più importanti palcoscenici del mercato globale, dall'Asia, all'Europa fino agli Stati Uniti, FreshPlaza ha chiesto a Paolo Bruni (nella foto accanto), presidente del Cso-Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, di affrontare l'aspetto della comunicazione e valorizzazione del made in Italy.

"Ognuna di queste grandi fiere presenta peculiarità e modalità di gestione diverse, così come ogni azienda, organizzazione o istituzione ha obiettivi e target diversi che le spingono alla partecipazione - inizia Bruni - Tuttavia sono fermamente convinto che, soprattutto in questo momento in cui le risorse scarseggiano e c'è bisogno di mettere in luce con forza il peso del nostro settore nel mondo, sarebbe utile, anzi fondamentale, unire le forze”.

Cosa non funziona
"Non possiamo presentare l'Italia ortofrutticola così frammentata e divisa, non ci fa gioco – prosegue Bruni - Dobbiamo unire le forze e presentare insieme le nostre aziende e l'intera filiera produttiva e tecnologica così come quella istituzionale. Basti pensare che nell'ultima edizione di Fruit Logistica a Berlino le imprese italiane erano 456, al Fruit Attraction di Madrid 41".

Dove concentrare gli sforzi
"Ci sono a mio parere tre livelli di operatività su cui concentrare gli sforzi: il livello istituzionale, rappresentato dalle Pubbliche amministrazioni, le Camere di commercio, i Mercati all'ingrosso; l'ambito della produzione con le imprese impegnate nel difficile compito di internazionalizzarsi e, infine, la filiera con le aziende che producono mezzi tecnici, packaging, tecnologie per l'ortofrutta. E' un sistema complesso e frammentato, concorrente, particolaristico e conflittuale. Io però penso che la necessità spinga a compiere passi avanti importanti per la crescita di tutti."

"Potremmo unire le forze, le competenze e i campi di influenza per costituire un Tavolo della valorizzazione delle nostre produzioni ortofrutticole all'estero lanciando azioni comuni - propone il presidente Cso - Basterebbe fare piccoli passi avanti, come quello di collocarsi nello stesso padiglione, avere un elemento grafico comune caratterizzante e unificante, presentarci insieme come paese Italia."

"Si potrebbe anche cercare di suddividere i compiti, affidando agli specialisti le competenze tecniche e lavorando in una sorta di federazione di enti e aziende che, insieme, cercano di migliorare l'immagine dell'Italia ortofrutticola. Unendo le forze, concentrando i finanziamenti, si spenderebbe meno e si potrebbero organizzare eventi mirati che darebbero maggiore risalto alla nostra presenza in fiera."

Internazionalizzazione, parola difficile ma imprescindibile
"In questi anni, il Cso ha investito in risorse umane e materiali per costruire un progetto di internazionalizzazione importante e unico. Credo che da questa base di competenza si possa partire per far crescere l'immagine italiana. Le aziende di produzione impegnate nell'internazionalizzazione hanno già scelto la strada della sinergia. Mi riferisco a Cso e Fruitimprese che hanno stretto un accordo-quadro per realizzare insieme i progetti fieristici più importanti sostenuti anche dall'Ice, l'Istituto per il commercio estero. Siamo in una fase economica cruciale per il nostro paese e ritengo sia importante imparare a lavorare insieme, delegando le competenze e costruendo le fondamenta per il futuro del nostro settore."

"Abbiamo alle porte anche l'EXPO 2015 – osserva Bruni - cerchiamo di non perdere ancora una volta l'opportunità di presentarci uniti a un evento così importante!”.

La promozione dei consumi di ortofrutta
"Il Cso - spiega Bruni - è titolare di due importanti progetti europei per la promozione dei consumi di frutta e verdura, finanziati da Unione europea per il 50%, Stato italiano per il 20% e la restante quota stanziata dalle aziende aderenti socie di Cso. Il primo è Mr Fruitness, giunto al terzo triennio di attività, e realizzato in Germania, Danimarca, Regno Unito e Polonia. Siamo quasi al termine della prima annualità del terzo triennio e abbiamo realizzato un grande numero di attività in questi paesi, con successo, sia nella Gdo che sui media. Il sito di Mr Fruitness ha toccato i 32 milioni di utenti da quando è partito. Abbiamo poi il progetto Sapori d'Europa indirizzato a Usa, Canada, Russia e Giappone. Questo progetto terminerà a gennaio ed è stato una grandissima opportunità per le nostre aziende che speriamo di poter ripresentare. Va detto che i progetti comunitari hanno l'obiettivo di promuovere l'Europa, mentre il made in Italy richiede una comunicazione più mirata e istituzionale."

"Sul fronte nazionale, abbiamo lanciato due anni fa il progetto Ortofrutta d'Italia promosso esclusivamente dalle aziende aderenti. In questo caso l'obiettivo era una maggior visibilità e reputazione al sistema ortofrutticolo organizzato che rappresenta una vera e propria fucina di attività, innovazione, organizzazione, poco conosciuta al grande pubblico. Quest'anno, il progetto Ortofrutta d'Italia farà un grande passo avanti e arriverà ai consumatori offrendo una nuova modalità di comunicazione che, per ora, non posso svelare."

"Abbiamo infine i progetti a sostegno di Pesche e nettarine di Romagna e Pere Igp realizzati grazie al piano di sviluppo rurale dell'Emilia-Romagna. Sono progetti dedicati a specifici prodotti con l'obiettivo di incentivarne gli acquisti. Un vero e proprio progetto italiano a favore dei consumi che metta in sinergia tutto il sistema non c'è e questo è, in effetti, un problema", ammette il presidente Cso.

E intanto le Istituzioni…

"Cso, Fruitimprese, le organizzazioni, siamo tutti in stretto contatto con il ministero delle Politiche agricole (Mipaaf) e l'Ice per costruire un percorso di valorizzazione e internazionalizzazione. L'importante è che ci sia condivisione tra gli attori coinvolti, che ci sia la spinta delle imprese motivate dall'esigenza pressante di competere su tutti i mercati facendo sinergie a favore del prodotto italiano. L'unità di intenti costituirebbe già un grande passo avanti. Al Mipaaf chiediamo di sostenere con forza l'internazionalizzazione delle imprese e i risultati ottenuti in questi ultimi due anni sulle barriere fitosanitarie – kiwi in Corea del sud, mele e pere negli Usa - sono un impegno tangibile e già un fatto concreto di lavoro comune."

"Certo – aggiunge il cavalier Bruni - l'internazionalizzazione richiede una concertazione con tutte le altre istituzioni, come il ministero dello Sviluppo economico o le Camere di commercio e, in alcuni casi, il ministero degli Esteri. Ecco, come concertare le istituzioni tra loro si rivela assai difficile, basti pensare ai numerosi provvedimenti imbrigliati nelle querelle Stato-Regioni o al caso eclatante dell'Etossichina, in cui il Mipaaf si è già fatto carico delle istanze del mondo agricolo che sono in corso di valutazione al ministero della Salute. La conseguenza di questo stallo è l'attuale paradosso che sui nostri scaffali arriveranno le pere spagnole e portoghesi trattate con la stessa molecola vietata in Italia."