Giovani, intraprendenti e laureati: le "nuove leve" dell'agricoltura italiana hanno in molti casi dei curriculum invidiabili, e negli ambiti più disparati. Spesso infatti, a scommettere sul settore primario sono ingegneri, insegnanti, avvocati, architetti, geologi, e chi più ne ha più ne metta.
Nonostante la scarsità di "turn over" nelle campagne italiane, dove la presenza di "under 40" e' ferma all'8%, cresce in modo esponenziale il tasso di scolarizzazione della categoria, tanto che oggi tra gli imprenditori junior delle campagne uno su tre ha un titolo di studio elevato, dal diploma in su. Lo rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di un'indagine effettuata sul territorio nazionale, presentata in occasione del convegno "Il contributo dell'agricoltura per la riforma del Lavoro e la crescita", con la partecipazione del ministro Fornero.
Andando ad analizzare questo 30%, ci si accorge che tra i nuovi "dottori" dell'agricoltura - spiega la Cia - il 73% ha rilevato l'azienda di famiglia. Ma solo in 4 casi su 10 si tratta di agronomi o di periti agrari, quindi di figli di agricoltori che si sono costruiti un curriculum "ad hoc" per rimanere in azienda. Molti di più, invece, (60%) sono quelli che hanno percorso altre strade di formazione ma poi, complice anche la crisi, hanno preferito non lasciare la strada vecchia per quella nuova, rimanendo all'interno dell'attività di famiglia, ma reinterpretando la realtà aziendale in senso nuovo e reinventando radicalmente almeno un aspetto fondamentale dell'impresa, dalla fase produttiva a quella distributiva.
Oltre ai "figli d'arte", che sono la stragrande maggioranza del totale, c'è una piccola fetta di agronomi ed enologi, rappresentata dal 6% del campione, che decidono di investire in agricoltura, pur non avendo un'attività familiare da cui partire. Ma la vera novità - sottolinea la Cia - è costituita dal restante 21%: si tratta di giovani completamente estranei all'agricoltura, sia per tradizione che per formazione, che per motivi diversi decidono di "mollare" con il percorso precedente, voltando pagina e scegliendo la campagna.
Alla base di questo fenomeno nuovo che sta attraversando il settore - sottolinea la Cia - ci sono più fattori. Quasi il 45% di questi imprenditori junior decide di investire in agricoltura dopo esperienze lavorative concluse negativamente nei comparti più vicini alla propria preparazione. Il 33% dichiara di aver scelto l'agricoltura più per la qualità della vita dell'ambiente agricolo che per le reali prospettive offerte dal settore.
Mentre il restante 22% è stato coinvolto nella scelta da amici e conoscenti, con cui poi ha iniziato l'esperienza lavorativa in azienda.


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