
"Temo che questa campagna agrumi sia da dimenticare - dichiara Cosentino - Tutto quel che poteva accadere di negativo, è accaduto. Solo per citare le condizioni ambientali e climatiche, abbiamo subito ingenti danni a causa del depositarsi di cenere lavica sui frutti (per le eruzioni dell'Etna), con conseguenti lesioni della scorza; a ciò si è sommata una notevole umidità, che ha accelerato il processo di marcescenza delle arance".
"Eventi meteorologici del tutto eccezionali e insoliti hanno fatto il resto - prosegue l'imprenditore - come la pesante grandinata del 7 marzo e i forti venti (80/100 km/h) del 9 marzo che, oltre a danneggiare il prodotto ancora sugli alberi, hanno strapazzato le chiome delle piante, le quali avranno dunque bisogno di particolari cure prima della prossima stagione produttiva".
Mentre la campagna delle arance a polpa rossa sta dunque concludendosi in anticipo rispetto al calendario normale, Cosentino prevede: "Ritengo che la produzione di agrumi possa risentire dei danni registrati quest'anno anche nella prossima stagione, nella quale non dovremmo perciò assistere ad un surplus produttivo".

D'altra parte, per la campagna 2012/13 potrebbe essere più difficile collocare le arance siciliane sugli scaffali della grande distribuzione europea: "Il vero danno subito dal comparto nel corso degli ultimi mesi, infatti - nota Cosentino - è stato quello d'immagine, derivante dal blocco dei trasporti e dalla rivolta dei cosiddetti "Forconi" che ci ha messi nelle condizioni di non poter onorare i contratti di fornitura tanto faticosamente allacciati con le catene estere. Costretti ad approvvigionarsi altrove, i buyer sono ora meno propensi a stipulare nuovi contratti e gli accordi di fornitura rischiano di risultare ridimensionati."
Per questo, secondo l'imprenditore, sarebbe fondamentale - e non più rimandabile - ripensare la logistica del trasporto merci dalla Sicilia, potenziando le cosiddette "autostrade del mare": "Un sistema che, oltre a rendere più sicure le strade, permetterebbe, con una politica di interventi mirati, la riduzione dei costi per l'autotrasporto, senza incorrere negli strali della comunità europea in materia di impatto ambientale".
Oltre a questi eventi contingenti, tuttavia, Sebastiano Cosentino sottolinea il peso di un fattore strutturale, con il quale il comparto agrumicolo siciliano deve fare i conti: quello dei costi di produzione. "Gli scenari commerciali che stanno delineandosi nel nostro settore, con l'apertura del mercato europeo all'ortofrutta marocchina, pongono ancora maggiormente in risalto tale problematica. Da sempre noi ci troviamo a competere con paesi in cui i costi produttivi sono assai inferiori ai nostri, e non solo per ragioni valutarie od economiche, ma per la presenza di pratiche diffuse di sfruttamento e lavoro minorile. Il rischio è quello di subire un vero e proprio dumping (offerta sottocosto di prodotti) da parte di questi paesi, cosa per cui sarebbe stato più opportuno, in sede comunitaria, concedere agevolazioni tariffarie solo se agganciate a comprovati avanzamenti socio-economici nei paesi esportatori".
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